A marzo la procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha messo i sigilli alle opere dell'autostrada Messina-Palermo. «Erano in un programma di messa in sicurezza. Poi tutto si è stoppato», dicono a MeridioNews dal Consorzio. Da qualche giorno c'è una novità
Autostrada A20, i 22 cavalcavia sequestrati dalla procura Per il Cas «nessun rischio crollo», ma si attendono i test
«Il pericolo di crollo è stato escluso per tutti». Dal Consorzio per le autostrade siciliane non hanno dubbi. Eppure quando a marzo i 22 cavalcavia dell’autostrada A20 Messina sono stati sequestrati dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto, nell’ordinanza il gip Salvatore Pugliese aveva parlato di situazioni «critiche talmente evidenti che i consulenti hanno rilevato il pericolo urgente per il crollo e la rovina in termini di alta probabilità senza che sia stata necessaria alcuna indagine strumentale o valutazioni di calcolo». Secondo i consulenti il rischio sarebbe stato elevato a causa di un «processo di degrado attivo già da tempo, tanto che le condizioni di ammaloramento hanno raggiunto un livello tale che si è già manifestata l’espulsione del copriferro con conseguente produzione di calcinacci». Nell’indagine sono stati coinvolti con l’accusa di omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina il direttore generale del Cas Salvatore Minaldi, l’ex direttore generale Salvatore Pirrone, l’ex direttore dell’area tecnica e di esercizio Giovanni Raffa e l’ex presidente del Cas Alessia Trombino.
«Quei ponti sequestrati già all’epoca erano inseriti in un programma di messa in sicurezza», ricordano oggi a MeridioNews dal Cas ribadendo quanto aveva precisato sin da subito il direttore Minaldi. Diciassette delle opere sequestrate già allora sarebbero state oggetto di interventi di manutenzione ordinaria; per tre sarebbero state in corso indagini strutturali, mentre sull’ultimo ci sarebbero stati interventi sulle selle di appoggio alle travi. «Con il sequestro le attività di manutenzione straordinaria si sono bloccate», spiegano dal Cas. Nelle ultime settimane, però, ci sono state delle interlocuzioni con la procura che, «proprio nei giorni scorsi – annunciano – ha acconsentito alle richieste del Consorzio di potere andare avanti con i lavori». Il via libera c’è stato – anche se i cavalcavia restano comunque sotto sequestro – ma sui tempi degli interventi e il loro completamento non c’è certezza.
«Abbiamo chiesto al Cas quali sono gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria previsti e sappiamo che una pianificazione è già stata presentata alla procura», ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone che, due giorni fa, è anche andato a fare un sopralluogo dopo l’interrogazione presentata all’Ars sul tema dal deputato di Forza Italia Tommaso Calderone per avere informazioni sullo stato delle opere sequestrate. Una situazione che, nel frattempo, sta provocando disagi alla circolazione. Anche perché, per sicurezza, il flusso del traffico è stato limitato con l’installazione di semafori che permettono di attraversare i cavalcavia solo alla auto e solo in un senso di marcia per volta. Il passaggio è stato, invece, interdetto ai mezzi pesanti che devono percorrere stradine alternative, spesso disastrate e pericolose. «Tra quelli sequestrati – ha concluso l’assessore Falcone – c’è anche un cavalcavia da cui passa il treno. E il treno continua a passare. Ciò significa che non è poi così insicuro, anche se è giusto che la magistratura faccia le proprie indagini e i propri accertamenti».
Intanto dal Cas fanno sapere che ci sarà bisogno ancora di tutto il mese di giugno per «approfondite indagini strutturali su viadotti e cavalcavia sulle autostrade Messina-Catania e Messina-Palermo». Sono, infatti, una cinquantina gli interventi portati avanti dal Consorzio su dodici tra viadotti e cavalcavia sull’A18 e sulla A20 «per escludere in modo certificato – specificano a MeridioNews – i rischi di crollo con le prove di carico». Un’indagine che prevede di posizionare sui ponti dei camion caricati di sabbia per un peso complessivo che supera di quattro volte quello consentito per legge.