Cosimo Indaco si è insediato stamattina come nuovo commissario dell’Autorità portuale di Catania. Succede a Giuseppe Alati, che torna al ministero dei Trasporti, e a se stesso. Già dal 1995 al 2004 è stato presidente dell’ente. Ora come allora alla guida della città c’è Enzo Bianco, suo principale sponsor. «E’ cambiato tutto rispetto a vent’anni fa – ammette Indaco, 68 anni – siamo in un periodo di profonda crisi economica, il settore turistico produce un pil inferiore, bisogna essere realisti e non rimanere affezionati a niente e a nessuno. E poi i poteri di un commissario sono più limitati di quelli di un presidente».
Un biglietto da visita di chi non rinnega quanto fatto nella prima decennale esperienza – «abbiamo preso un porto che registrava poco più di un milione di tonnellate di movimento merci e lo abbiamo portato a 5 milioni di tonnellate» – ma che è anche convinto che «serve l’umiltà per portare dei correttivi». Il riferimento è in primis alla proposta di piano regolatore portuale che Indaco presentò nel 2004 e che raccolse aspre critiche da parte della società civile, a causa dell’enorme cementificazione prevista. Progetto che si arenò anche a causa di interessi personali e logiche clientelari, come ha raccontato in uno studio Giancarlo Minaldi, docente di Politiche pubbliche allUniversità di Palermo. «Quello era un piano con riferimento a una situazione economica generale molto diversa, c’erano investitori interessati, oggi i margini per realizzare utili si sono ridotti». In più, rispetto al 2004, c’è la nuova darsena commerciale che, afferma Indaco, «dovrebbe essere finita entro ottobre». «Un’opportunità unica, sposteremo subito lì l’attività commerciale dei traghetti in modo da liberare la zona del porto storico che verrà destinato solo a crocieristica e diportistica, sgombra da camion e confusione».
Insistere con l’arrivo delle navi da crociera, quindi. Ma potrebbe non bastare, vista l’attuale mancanza di servizi e di percorsi turistici per chi approda a Catania. «Serve un progetto urbanistico che armonizzi il porto con la città, sul modello di Marsiglia ad esempio, per questo devono essere coinvolti l’Autorità, il Comune e la Provincia perché le funzioni si intersecano». Oggi Indaco ha ricevuto la visita dell’assessore alle Attività produttive Angela Mazzola, a cui ha espresso la sua soddisfazione per la scelta di collocare il mercato delle pulci all’interno del porto. «Abbiamo parlato di come i quartieri limitrofi debbano avere servizi che rispondono alle esigenze portuali: i ristoranti, ad esempio», afferma il commissario. Il progetto urbanistico di cui parla Indaco dovrebbe trovare naturale approdo in un piano regolatore portuale, ma i tempi limitati, sei mesi, e la natura di commissario, spingono lo spedizioniere alla cautela. «Non è solo questione di Prg, ma di lavoro in coordinazione», precisa.
La nomina di Indaco, nell’aria da tempo, è stata osteggiata da Sinistra, ecologia e Libertà, a causa di un presunto conflitto d’interessi già evidenziato nel suo passato mandato. Nel 1999 la Direzione distrettuale antimafia aprì un’indagine sull’incompatibilità di Indaco a rivestire, al contempo, la carica di presidente della autorità portuale ed una partecipazione societaria nella Sogese srl, operante all’interno dell’area portuale. Il pubblico ministero Fabio Scavone, non ravvisando un ingiusto arricchimento patrimoniale, chiedeva l’archiviazione. Nel 2001 il caso è finito in Parlamento con l‘interrogazione parlamentare dell’attuale presidente della regione Puglia, Nichi Vendola. «La Sogese è stata chiusa nel 2003 – spiega Indaco – solo che qualcuno che forse ha avuto da me dei dinieghi su qualche concessione, fa confusione tra competenza e incompatibilità». Il nuovo commissario non vuole precisare a chi fa riferimento.
La famiglia di Indaco continua a detenere una ditta di spedizione che opera nel porto di Catania. «Ma non ha nulla a che vedere con problemi che riguardano l’autorità – si difende Indaco – la mia competenza è data proprio dalla mia attività, ma le due cose non si sovrappongono». Il commissario cita la legge del 1994 che ha riformato le autorità. «Quella norma delinea il profilo del presidente o commissario dell’ente: serve una persona che abbia le competenze, che sia esperto di diritto dei trasporti e di diritto portuale. Non parla di incompatibilità di altro tipo. Come in tutti gli enti, se ci saranno atti riconducibili a decisioni che possono riguardare la mia impresa di famiglia, mi asterrò come d’obbligo. Per il resto – conclude – vorrei essere giudicato sui fatti».
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