Sono passati quasi 30 anni dalla morte dell'uomo d'onore palermitano che negli anni '70 denunciò i crimini di Cosa nostra e che per questo fu prima accusato di essere pazzo dalle autorità e poi ammazzato dai suoi ex sodali. Adesso, il cugino di secondo grado si sta interessando affinché la chiesa inizi un processo di canonizzazione nei suoi confronti. Il motivo? La conversione religiosa che fece nascere in lui il bisogno di pentirsi. «Lo fece per liberarsi dal male fatto e tornare nella grazia di Dio», spiega Francesco Vitale a CTzen