Aumento dell’Irpef: il Governo Letta fa gli interessi dell’Italia?

di Economicus

Il direttore di questo giornale mi chiede un commento sulla manovra, a quanto pare sponsorizzata dal Governo nazionale, che punta ad aumentare l’Irpef per pagare i debiti contratti dalle pubbliche amministrazioni con le imprese.

Il mio, ovviamente, è un commento da economista.

Comincio con dire che un intervento del genere, in piena depressione economica (perché l’Italia non è più in recessione: è in depressione) è sbagliato. Proverò a spiegare, possibilmente con parole chiare, il perché.

Un Paese non finisce in depressione solo per motivi economici (e in Italia questi motivi non mancano: l’euro, la perdita della sovranità monetaria, le politiche restrittive della Bce, la pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie elevatissima, i redditi ridotti al minimo, la contestuale contrazione dei consumi, l’aumento delle scorte, la disoccupazione, eccetera), ma anche per un effetto psicologico: la riduzione della propensione al consumo. In tempo di crisi anche chi ha liquidità sufficiente tenta e non spendere. Perché teme l’arrivo di tempi bui.

L’aumento dell’Irpef disposta dal Governo nazionale per pagare le imprese trasforma questi dubbi in certezze. Chi ha liquidità e si vede aumentare l’Irpef si convince che il proprio Paese è ormai alla fine. Non solo spenderà ancora meno di quanto ha speso fino ad oggi (dunque, un’ulteriore riduzione dei consumi proprio da parte di quelle categorie che invece andrebbero stimolate a consumare di più), ma le proverà tutte per trasferire i propri beni mobili fuori dal nostro Paese.

Gli unici che, in teoria, potrebbero guadagnarci sono gli imprenditori: anche loro pagheranno un aumento dell’Irpef, ma in cambio incasseranno i soldi che lo Stato gli deve. Ma, anche per le imprese, è una boccata di ossigeno di breve momento. Perché poi non sapranno più a chi vendere beni ne servizi. La pubblica amministrazione sarà ulteriormente indebitata. Mentre le famiglie saranno ancora più povere.

Di fatto, questo provvedimento, se attuato, creerà ulteriore depressione economica e ulteriore crisi sociale.

Diverso il discorso se ad intervenire fosse, ad esempio, la Banca centrale europea (Bce). Oggi, uno dei problemi dell’Europa Unita sta nel fatto che i soldi della Bce finiscono alle banche, ma non alle imprese. Potrebbe essere questa l’occasione per bypassare questa strettoia.

In questo caso, l’effetto, per l’economia, sarebbe positivo. Si avrebbe innanzi tutto immissione di nuova liquidità nel sistema. I risparmiatori prenderebbero coraggio e inizierebbero a consumare di più. In altre parole, aumenterebbe la propensione al consumo.

Rilanciando keynesianamente la domanda al consumo, si rilancerebbero le imprese che inizierebbero ad assumere. I neo assunti dalle imprese aumenterebbero a propria volta i consumi, rilanciando il sistema economico nel suo complesso.

Mi chiederete: perché, se tutto questo è piuttosto chiaro a chi conosce i rudimenti dell’economia, si insiste con l’aumento dell’Irpef a carico di famiglie e imprese?

Forse perché, sotto sotto, c’è qualche operazione che a noi sfugge. Un fatto è chiaro: a guadagnare con l’aumento dell’Irpef a carico dei cittadini italiani sarà solo la Cassa Depositi e Prestiti. E’ con questo strumento che qualcuno sta tentando un’operazione speculativa.

Proponendo questa soluzione economicamente sbagliata il Governo Letta non sta facendo gli interessi dell’Italia. Uno dei motivi per i quali leggo il vostro giornale è perché siete tra i pochi ad aver parlato del gruppo di Bilderberg.

Ecco il punto: l’aumento dell’Irpef, il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, il presidente Letta e i suoi rapporti con un certo mondo finanziario, che il vostro giornale, nei mesi scorsi, ha ben descritto, potrebbero essere la chiave di volta di una manovra che – lo ribadisco – non persegue l’interesse generale del nostro Paese.

 

 


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