Fiat di Termini Imerese, Ansaldo Breda di Carini, Accenture di Palermo, Raffineria Eni di Gela. Sono solo alcuni esempi dello sfacelo del sistema produttivo siciliano di cui si parlerà martedì, in Commissione Attività Produttive dell’Ars, che ha chiamato a rapporto l’assessore regionale alle Attività produttive, Linda Vancheri.
La quale, bontà sua, in due anni di Governo (è stata riconfermata nel Crocetta ter su input di Confindustria Sicilia) non è riuscita a portare a casa un risultato concreto. Le aziende scappano, i disoccupati aumentano, ma Lady Confindustria è sempre là. Prima di lei, ancora un altro confindustriale al timone di quell’assessorato, ovvero Marco Venturi.
Il quale, oltre alla riforma delle Asi (confluite nell’Irsap, l’Istituto regionale per le Attività produttive, che manco a dirlo, è guidato da un altro personaggio vicino agli industriali) non ha brillato in nulla. Insomma saranno pure industriali, ma di politiche industriali non sembrano molto esperti.
Cosa racconterà ai deputati della Commissione dell’Ars l’assessora confindustriale? La Sicilia attende con ansia le risposte di questa grande esperta in tema di attività produttive.
A quanto fa sapere il deputato regionale del Pd Bruno Marziano, si parlerà, comunque, in particolare dell’Eni di Gela.
«Riguardo all’impianto nisseno, si discuterà in particolar modo del protocollo d’intesa firmato a giugno dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, che prevede investimenti per oltre 2 miliardi di euro da parte delle aziende del settore petrolifero, e dell’accordo per la riconversione della stessa raffineria gelese».
Un accordo che per Marziano rimane positivo,«poiché alla base di esso c’e’ il rispetto di tute le normative ambientali, la garanzia della salvaguardia totale delle condizioni di salute dei cittadini e di sicurezza e salute dei lavoratori. E può portare benefici significativi all’economia siciliana».
«Ma il protocollo l’intesa e l’accordo per la riconversione della raffineria di Gela non possono limitare in alcun modo l’autonomia del Parlamento»-sottolinea il deputato Pd.
Che, ovviamente, si riferisce al no dell’Ars alla liberalizzazione selvaggia delle trivelle prevista dal decreto Sblocca Italia. Un no che Crocetta sembra intenzionato ad ignorare.
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