Atp world tour, al via le finali

E’ iniziata ieri all’Arena O2 di Londra il “torneo dei maestri”. E’ l’atto conclusivo di un’annata che ha visto il cambio della guardia ai vertici del tennis mondiale. Dopo 7 anni di dominio pressocché assoluto, Roger Federer, una sorta di Re Artù del tennis contemporaneo, non ha vinto nessuno dei quattro “major”, come vengono definiti i tornei dello Slam. Sorprendentemente, a spodestarlo non è stato il suo rivale di sempre, forse una nemesi più che un rivale, Rafael Nadal, ma un guascone serbo che sembrava più avvezzo ai palcoscenici – è di lunedì scorso una sua comparsata da Fiorello – piuttosto che ai paludati campi dell’All Lawn Tennis and Cricket Club o del Melbourne Park. Sia stato o no aiutato da un curioso “uovo ipobarico” – strumento fuorilegge in Italia ma non altrove, in quanto migliora le prestazioni in modo artificiale – Novak Djokovic quest’anno ha sconfitto sei volte su sei Nadal e quattro volte su cinque sua maestà, il Re, come lo chiamano i suoi tifosi, Federer. Tali prestazioni hanno fatto gridare al miracolo. Capace di vincere 41 partite di fila ad un passo dal record di John McEnroe, di vincere tre slam su quattro, fermato solo a Parigi da una partita incredibile di, ça va sans dire, Federer sconfitto solo quattro volte su 69 partite quest’anno sembrerebbe il naturale candidato a diventare il “maestro dei maestri”, come viene pomposamente chiamato chi vince il Master. Ma non è così semplice. Per quanto abbia vinto grazie anche al suo strapotere fisico, Djokovic dopo gli US open ha avuto un fastidioso problema allo spalla che lo ha portato a ritirarsi due volte negli ultimi tre tornei giocati e a perdere seccamente con un poco conosciuto giapponese nell’unico torneo che è riuscito a concludere negli ultimi tre mesi. Ma se Sparta singhiozza preoccupata Atene – Nadal non ride. Tradizionalmente in difficoltà a tenere i ritmi di aprile-giugno, quando si trasforma nell’incredibile Hulk, lo spagnolo, a causa essenzialmente del suo tennis dispendioso, arriva cotto alla fine della stagione. E se a loro due aggiungiamo la cronica incapacità della speranza locale pur sempre numero tre del mondo, Andy Murray di centrare gli appuntamenti che contano, il favorito del torneo sembra essere diventato di nuovo il vecchio leone. Rigenerato da un mese di riposo, fresco vincitore del torneo di casa sua a Basilea e del più prestigioso Bercy a Parigi, ma soprattutto tecnicamente capace di raggiungere vette irraggiungibili dai suoi più giovani rivali, il cinque volte vincitore del Master non si lascerà battere facilmente. E già ieri nelle due partite di esordio si sono notate le differenze. Mentre il povero Nadal è stato costretto a giocare tre ore per vennire a capo di un malandato Fish solo al tie-break del terzo set, Federer è sembrato leggero e in palla e ha vinto con discreta tranquillità il suo incontro con Tsonga, pur sempre uno che quest’anno lo aveva battuto sui sacri prati di Church Road. Pagato con un passaggio a vuoto che gli è costato il secondo set, il solito contributo a dieci anni di carriera ai vertici, nel terzo è tornato ad essere glaciale non concedendo neanche una possibilità al francese di portarsi avanti sfruttando chirurgicamente due errori di Tsonga nel decimo e ultimo gioco. Nel mezzo, come al solito, tante giocate di qualità, tra rovesci in controbalzo di solo polso e aggiramenti della palla attorno al dritto con l’agilità dei bei tempi che furono.

Come accennato, Nadal ha invece dovuto faticare parecchio contro il meno forte degli otto e unico statunitense presente a Londra, Mardy Fish. Vinto agevolmente il primo set appena Fish si è ripreso dall’emozione di giocare il suo primo master sono cominciati i guai. Ma come mille e altre mille volte è successo quando il buon Rafa sembrava superato, sotto di un break a metà del terzo e decisivo set, un po’ grazie all’ulteriore tremarella di Fish un po’ aumentando attenzione e concentrazione Nadal è riuscito a trascinare il suo tremebondo avversario al tiebreak. Sorta di lotteria dei rigori l’americano ha messo dentro una sola prima su cinque e ha ingloriosamente chiuso una buona partita con una disastrosa volée alta di rovescio affondata in rete.

Oggi vedremo all’opera Murray e Djokovic, domani sera, quando ci sarà l’ennesima riedizione di Federer-Nadal ne sapremo di più.

 

Risultati: Federer- Tsonga 6/2 2/6 6/4; Nadal – Fish 6/2 3/6 7/6 (3)

 

 

 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

E' iniziata ieri all'arena o2 di londra il “torneo dei maestri”. E' l'atto conclusivo di un'annata che ha visto il cambio della guardia ai vertici del tennis mondiale. Dopo 7 anni di dominio pressocché assoluto, roger federer, una sorta di re artù del tennis contemporaneo, non ha vinto nessuno dei quattro “major”, come vengono definiti i tornei dello slam. Sorprendentemente, a spodestarlo non è stato il suo rivale di sempre, forse una nemesi più che un rivale, rafael nadal, ma un guascone serbo che sembrava più avvezzo ai palcoscenici – è di lunedì scorso una sua comparsata da fiorello – piuttosto che ai paludati campi dell'all lawn tennis and cricket club o del melbourne park. Sia stato o no aiutato da un curioso “uovo ipobarico” - strumento fuorilegge in italia ma non altrove, in quanto migliora le prestazioni in modo artificiale – novak djokovic quest'anno ha sconfitto sei volte su sei nadal e quattro volte su cinque sua maestà, il re, come lo chiamano i suoi tifosi, federer. Tali prestazioni hanno fatto gridare al miracolo. Capace di vincere 41 partite di fila ad un passo dal record di john mcenroe, di vincere tre slam su quattro, fermato solo a parigi da una partita incredibile di, ça va sans dire, federer sconfitto solo quattro volte su 69 partite quest'anno sembrerebbe il naturale candidato a diventare il “maestro dei maestri”, come viene pomposamente chiamato chi vince il master. Ma non è così semplice. Per quanto abbia vinto grazie anche al suo strapotere fisico, djokovic dopo gli us open ha avuto un fastidioso problema allo spalla che lo ha portato a ritirarsi due volte negli ultimi tre tornei giocati e a perdere seccamente con un poco conosciuto giapponese nell'unico torneo che è riuscito a concludere negli ultimi tre mesi. Ma se sparta singhiozza preoccupata atene - nadal non ride. Tradizionalmente in difficoltà a tenere i ritmi di aprile-giugno, quando si trasforma nell'incredibile hulk, lo spagnolo, a causa essenzialmente del suo tennis dispendioso, arriva cotto alla fine della stagione. E se a loro due aggiungiamo la cronica incapacità della speranza locale pur sempre numero tre del mondo, andy murray di centrare gli appuntamenti che contano, il favorito del torneo sembra essere diventato di nuovo il vecchio leone. Rigenerato da un mese di riposo, fresco vincitore del torneo di casa sua a basilea e del più prestigioso bercy a parigi, ma soprattutto tecnicamente capace di raggiungere vette irraggiungibili dai suoi più giovani rivali, il cinque volte vincitore del master non si lascerà battere facilmente. E già ieri nelle due partite di esordio si sono notate le differenze. Mentre il povero nadal è stato costretto a giocare tre ore per vennire a capo di un malandato fish solo al tie-break del terzo set, federer è sembrato leggero e in palla e ha vinto con discreta tranquillità il suo incontro con tsonga, pur sempre uno che quest'anno lo aveva battuto sui sacri prati di church road. Pagato con un passaggio a vuoto che gli è costato il secondo set, il solito contributo a dieci anni di carriera ai vertici, nel terzo è tornato ad essere glaciale non concedendo neanche una possibilità al francese di portarsi avanti sfruttando chirurgicamente due errori di tsonga nel decimo e ultimo gioco. Nel mezzo, come al solito, tante giocate di qualità, tra rovesci in controbalzo di solo polso e aggiramenti della palla attorno al dritto con l'agilità dei bei tempi che furono.

E' iniziata ieri all'arena o2 di londra il “torneo dei maestri”. E' l'atto conclusivo di un'annata che ha visto il cambio della guardia ai vertici del tennis mondiale. Dopo 7 anni di dominio pressocché assoluto, roger federer, una sorta di re artù del tennis contemporaneo, non ha vinto nessuno dei quattro “major”, come vengono definiti i tornei dello slam. Sorprendentemente, a spodestarlo non è stato il suo rivale di sempre, forse una nemesi più che un rivale, rafael nadal, ma un guascone serbo che sembrava più avvezzo ai palcoscenici – è di lunedì scorso una sua comparsata da fiorello – piuttosto che ai paludati campi dell'all lawn tennis and cricket club o del melbourne park. Sia stato o no aiutato da un curioso “uovo ipobarico” - strumento fuorilegge in italia ma non altrove, in quanto migliora le prestazioni in modo artificiale – novak djokovic quest'anno ha sconfitto sei volte su sei nadal e quattro volte su cinque sua maestà, il re, come lo chiamano i suoi tifosi, federer. Tali prestazioni hanno fatto gridare al miracolo. Capace di vincere 41 partite di fila ad un passo dal record di john mcenroe, di vincere tre slam su quattro, fermato solo a parigi da una partita incredibile di, ça va sans dire, federer sconfitto solo quattro volte su 69 partite quest'anno sembrerebbe il naturale candidato a diventare il “maestro dei maestri”, come viene pomposamente chiamato chi vince il master. Ma non è così semplice. Per quanto abbia vinto grazie anche al suo strapotere fisico, djokovic dopo gli us open ha avuto un fastidioso problema allo spalla che lo ha portato a ritirarsi due volte negli ultimi tre tornei giocati e a perdere seccamente con un poco conosciuto giapponese nell'unico torneo che è riuscito a concludere negli ultimi tre mesi. Ma se sparta singhiozza preoccupata atene - nadal non ride. Tradizionalmente in difficoltà a tenere i ritmi di aprile-giugno, quando si trasforma nell'incredibile hulk, lo spagnolo, a causa essenzialmente del suo tennis dispendioso, arriva cotto alla fine della stagione. E se a loro due aggiungiamo la cronica incapacità della speranza locale pur sempre numero tre del mondo, andy murray di centrare gli appuntamenti che contano, il favorito del torneo sembra essere diventato di nuovo il vecchio leone. Rigenerato da un mese di riposo, fresco vincitore del torneo di casa sua a basilea e del più prestigioso bercy a parigi, ma soprattutto tecnicamente capace di raggiungere vette irraggiungibili dai suoi più giovani rivali, il cinque volte vincitore del master non si lascerà battere facilmente. E già ieri nelle due partite di esordio si sono notate le differenze. Mentre il povero nadal è stato costretto a giocare tre ore per vennire a capo di un malandato fish solo al tie-break del terzo set, federer è sembrato leggero e in palla e ha vinto con discreta tranquillità il suo incontro con tsonga, pur sempre uno che quest'anno lo aveva battuto sui sacri prati di church road. Pagato con un passaggio a vuoto che gli è costato il secondo set, il solito contributo a dieci anni di carriera ai vertici, nel terzo è tornato ad essere glaciale non concedendo neanche una possibilità al francese di portarsi avanti sfruttando chirurgicamente due errori di tsonga nel decimo e ultimo gioco. Nel mezzo, come al solito, tante giocate di qualità, tra rovesci in controbalzo di solo polso e aggiramenti della palla attorno al dritto con l'agilità dei bei tempi che furono.

E' iniziata ieri all'arena o2 di londra il “torneo dei maestri”. E' l'atto conclusivo di un'annata che ha visto il cambio della guardia ai vertici del tennis mondiale. Dopo 7 anni di dominio pressocché assoluto, roger federer, una sorta di re artù del tennis contemporaneo, non ha vinto nessuno dei quattro “major”, come vengono definiti i tornei dello slam. Sorprendentemente, a spodestarlo non è stato il suo rivale di sempre, forse una nemesi più che un rivale, rafael nadal, ma un guascone serbo che sembrava più avvezzo ai palcoscenici – è di lunedì scorso una sua comparsata da fiorello – piuttosto che ai paludati campi dell'all lawn tennis and cricket club o del melbourne park. Sia stato o no aiutato da un curioso “uovo ipobarico” - strumento fuorilegge in italia ma non altrove, in quanto migliora le prestazioni in modo artificiale – novak djokovic quest'anno ha sconfitto sei volte su sei nadal e quattro volte su cinque sua maestà, il re, come lo chiamano i suoi tifosi, federer. Tali prestazioni hanno fatto gridare al miracolo. Capace di vincere 41 partite di fila ad un passo dal record di john mcenroe, di vincere tre slam su quattro, fermato solo a parigi da una partita incredibile di, ça va sans dire, federer sconfitto solo quattro volte su 69 partite quest'anno sembrerebbe il naturale candidato a diventare il “maestro dei maestri”, come viene pomposamente chiamato chi vince il master. Ma non è così semplice. Per quanto abbia vinto grazie anche al suo strapotere fisico, djokovic dopo gli us open ha avuto un fastidioso problema allo spalla che lo ha portato a ritirarsi due volte negli ultimi tre tornei giocati e a perdere seccamente con un poco conosciuto giapponese nell'unico torneo che è riuscito a concludere negli ultimi tre mesi. Ma se sparta singhiozza preoccupata atene - nadal non ride. Tradizionalmente in difficoltà a tenere i ritmi di aprile-giugno, quando si trasforma nell'incredibile hulk, lo spagnolo, a causa essenzialmente del suo tennis dispendioso, arriva cotto alla fine della stagione. E se a loro due aggiungiamo la cronica incapacità della speranza locale pur sempre numero tre del mondo, andy murray di centrare gli appuntamenti che contano, il favorito del torneo sembra essere diventato di nuovo il vecchio leone. Rigenerato da un mese di riposo, fresco vincitore del torneo di casa sua a basilea e del più prestigioso bercy a parigi, ma soprattutto tecnicamente capace di raggiungere vette irraggiungibili dai suoi più giovani rivali, il cinque volte vincitore del master non si lascerà battere facilmente. E già ieri nelle due partite di esordio si sono notate le differenze. Mentre il povero nadal è stato costretto a giocare tre ore per vennire a capo di un malandato fish solo al tie-break del terzo set, federer è sembrato leggero e in palla e ha vinto con discreta tranquillità il suo incontro con tsonga, pur sempre uno che quest'anno lo aveva battuto sui sacri prati di church road. Pagato con un passaggio a vuoto che gli è costato il secondo set, il solito contributo a dieci anni di carriera ai vertici, nel terzo è tornato ad essere glaciale non concedendo neanche una possibilità al francese di portarsi avanti sfruttando chirurgicamente due errori di tsonga nel decimo e ultimo gioco. Nel mezzo, come al solito, tante giocate di qualità, tra rovesci in controbalzo di solo polso e aggiramenti della palla attorno al dritto con l'agilità dei bei tempi che furono.

E' iniziata ieri all'arena o2 di londra il “torneo dei maestri”. E' l'atto conclusivo di un'annata che ha visto il cambio della guardia ai vertici del tennis mondiale. Dopo 7 anni di dominio pressocché assoluto, roger federer, una sorta di re artù del tennis contemporaneo, non ha vinto nessuno dei quattro “major”, come vengono definiti i tornei dello slam. Sorprendentemente, a spodestarlo non è stato il suo rivale di sempre, forse una nemesi più che un rivale, rafael nadal, ma un guascone serbo che sembrava più avvezzo ai palcoscenici – è di lunedì scorso una sua comparsata da fiorello – piuttosto che ai paludati campi dell'all lawn tennis and cricket club o del melbourne park. Sia stato o no aiutato da un curioso “uovo ipobarico” - strumento fuorilegge in italia ma non altrove, in quanto migliora le prestazioni in modo artificiale – novak djokovic quest'anno ha sconfitto sei volte su sei nadal e quattro volte su cinque sua maestà, il re, come lo chiamano i suoi tifosi, federer. Tali prestazioni hanno fatto gridare al miracolo. Capace di vincere 41 partite di fila ad un passo dal record di john mcenroe, di vincere tre slam su quattro, fermato solo a parigi da una partita incredibile di, ça va sans dire, federer sconfitto solo quattro volte su 69 partite quest'anno sembrerebbe il naturale candidato a diventare il “maestro dei maestri”, come viene pomposamente chiamato chi vince il master. Ma non è così semplice. Per quanto abbia vinto grazie anche al suo strapotere fisico, djokovic dopo gli us open ha avuto un fastidioso problema allo spalla che lo ha portato a ritirarsi due volte negli ultimi tre tornei giocati e a perdere seccamente con un poco conosciuto giapponese nell'unico torneo che è riuscito a concludere negli ultimi tre mesi. Ma se sparta singhiozza preoccupata atene - nadal non ride. Tradizionalmente in difficoltà a tenere i ritmi di aprile-giugno, quando si trasforma nell'incredibile hulk, lo spagnolo, a causa essenzialmente del suo tennis dispendioso, arriva cotto alla fine della stagione. E se a loro due aggiungiamo la cronica incapacità della speranza locale pur sempre numero tre del mondo, andy murray di centrare gli appuntamenti che contano, il favorito del torneo sembra essere diventato di nuovo il vecchio leone. Rigenerato da un mese di riposo, fresco vincitore del torneo di casa sua a basilea e del più prestigioso bercy a parigi, ma soprattutto tecnicamente capace di raggiungere vette irraggiungibili dai suoi più giovani rivali, il cinque volte vincitore del master non si lascerà battere facilmente. E già ieri nelle due partite di esordio si sono notate le differenze. Mentre il povero nadal è stato costretto a giocare tre ore per vennire a capo di un malandato fish solo al tie-break del terzo set, federer è sembrato leggero e in palla e ha vinto con discreta tranquillità il suo incontro con tsonga, pur sempre uno che quest'anno lo aveva battuto sui sacri prati di church road. Pagato con un passaggio a vuoto che gli è costato il secondo set, il solito contributo a dieci anni di carriera ai vertici, nel terzo è tornato ad essere glaciale non concedendo neanche una possibilità al francese di portarsi avanti sfruttando chirurgicamente due errori di tsonga nel decimo e ultimo gioco. Nel mezzo, come al solito, tante giocate di qualità, tra rovesci in controbalzo di solo polso e aggiramenti della palla attorno al dritto con l'agilità dei bei tempi che furono.

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Sul nuovo social network X, tale Esmeralda (@_smaragdos), commenta un articolo del Domani a proposito dei finanziamenti alla Cultura elargiti dai Fratelli d’Italia siciliani: «Amici, soldi (pubblici) e politica. In Sicilia tutto fa brodo. Su questo penso non leggerò un commento croccante di Ottavio Cappellani. Perché gli amici so’ amici, gli ex amici so’ nemici». […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]