Le mani legate dalle catene, i cori e i cartelli con su scritto «Agricoltura condannata a morte» e «Tribunale svende tutto al 10%, esecuzione in corso». I Forconi di Mariano Ferro e i dipendenti dell’azienda agricola Di Cara hanno manifestato oggi in piazza San Giovanni, a Ragusa contro la messa all’asta della ditta. Gli operai si sono presentati in tuta arancione e passamontagna per denunciare che i beni immobili dell’azienda, del valore stimato di 2,5 milioni, sono stati venduti all’asta per 200mila euro. Ottanta famiglie rischiano il posto di lavoro e per questo – dicono – si sentono come dei condannati a morte. Il sit-in di protesta, supportato dal movimento dei Forconi, è culminato con un incontro tra una delegazione di manifestanti e la prefetta Filippina Cocuzza.
L’intento è quello di riaccendere i riflettori sulle presunte anomalie che riguardano le aste giudiziarie, a partire dal prezzo: in molti casi gli immobili vengono venduti a meno del 10 per cento del valore di partenza. In piazza a protestare anche Giorgio Occhipinti, un 74enne imprenditore agricolo di Scicli al quale il tribunale di Ragusa ha omologato il piano di ammortamento accettato dal 97,5 per cento dei creditori dando però al contempo esecuzione allo sfratto. Caso che, secondo il legale dell’uomo, non avrebbe precedenti in Italia.
«Sono due casi emblatici – racconta a Meridionews Mariano Ferro, leader dei Forconi – di quello che succede al tribunale di Ragusa e forse anche in tutta la Sicilia. La nostra speranza è che questo governo regionale mandi un segnale chiaro ai tribunali. Capisco bene che ci sono due poteri autonomi l’uno dall’altro, il politico e giudiziario, ma non c’è giustizia se il potere politico non chiede all’altro di ponderare le scelte in virtù di una legge che deve essere cambiata e che tarda a essere riformata. Anche questo governo nazionale ci pare disattento – continua Ferro – e noi ci troviamo nel mettere in luce questo problema che sta massacrando una provincia e l’economia di tutta la Sicilia».
A rappresentare la preoccupazione è stato anche l’amministratore dell’azienda destinataria del provvedimento: «Purtroppo una parte dell’azienda va chiusa e ottanta persone perderanno il lavoro da qui a dicembre», ha commentato Salvatore Di Cara.
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