Brutte notizie per i dodici assessori regionali tecnici della giunta presieduta da Raffaele Lombardo. Per loro si preannuncia una secca riduzione delle indennità. Fino ad oggi si sono messi in tasca 14 mila euro al mese a testa. Con la legge che Sala dErcole approverà nei primi giorni del prossimo anno il loro stipendio mensile scenderà sotto i 4 mila euro mensili. Insomma: niente più pranzi luculliani, ma pasta con le patate o, al limite, minestrine…
Lo spiega, con il linguaggio felpato che si addice ai politici, Giovanni Ardizzone, parlamentare regionale dellUdc e presidente dei deputati questori dellAssemblea regionale siciliana. “Sbaglia – sottolinea Ardizzone – chi ritiene che l’emendamento relativo all’indennità degli assessori esterni sia frutto di una ripicca politica. Nessuna norma, fino a prova contraria, stabilisce che agli assessori che non fanno parte dell’Ars spetti, oltre all’indennità prevista dall’articolo 1 della legge regionale 8/56, pari all’indennita di funzione del vicepresidente dell’Ars, anche quella di parlamentare”.
Fino ad oggi, per dirla in soldoni, i dodici assessori tecnici della giunta Lombardo hanno cumulato lindennità aggiuntiva che spetta al vice presidente dellArs con lindennità riconosciuta ad ogni parlamentare di Sala dErcole. Cè un piccolo problema: nessuno dei dodici assessori tecnici è stato eletto allArs (e, con molta probabilità, nessuno di loro verrà mai eletto, nel malagurato caso in cui decidessero di candidarsi, dopo la prova non certo esaltante che hanno fornito da governanti). Di conseguenza, ad ognuno di loro non spetta lindennità di parlamentare, appunto perché non sono parlamentari.
A specificarlo non è un semplice parlamentare dellArs, ma Giovanni Ardizzone, il presidente dei deputati questori. Ovvero uno dei componenti del consiglio di presidenza dellArs, che può essere assimilato a una sorta di consiglio di amministrazione del parlamento siciliano, lorgano chiamato ad esprimersi proprio sul funzionamento di Sala dErcole, a cominciare, appunto, dalle indennità che spettano ai frequentatori del Palazzo.
Nei giorni scorsi, a Sala dErcole, si è materializzato un emendamento che, se approvato dallAula, avrebbe già ridotto lindennità degli assessori tecnici. Un siluro che non è partito grazie allintervento del presidente dellArs, Francesco Cascio, che è riuscito a bloccare temporaneamente quella che, però, si delinea come una volontà della maggioranza del parlamento dellIsola.
Contro la riduzione dello stipendio agli assessori tecnici si è dichiarato il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici, che, a quanto pare, in un momento di confusione, avrebbe scambiato Sala dErcole per il gruppo parlamentare che presiede o per il Pd siciliano: gruppo parlamentare e Pd siciliano dove Cracolici, in perfetta sintonia con il suo sodale Giuseppe Lumia, impone a piacimento i propri voleri. Solo che lArs è un parlamento del quale Cracolici è solo uno dei 90 legislatori. Se ne deve dedurre che se lArs, comè molto probabile, dovesse proporre in Aula lemendamento per ridurre le indennità agli assessori tecnici, lo stesso emendamento verrà approvato, con buona pace di Cracolici e degli stessi dodici assessori tecnici.
“L’emendamento, pertanto – continua Ardizzone, calando lasso di coppe – serviva a ristabilire la legittimità degli atti. Siamo sicuri, quindi, che i cosiddetti assessori tecnici, tra i quali tanti esperti di diritto, non siano più disponibili a continuare a percepire l’indennità parlamentare non dovuta. I parlamentari non solo possono, ma hanno il dovere di legiferare su questa materia.
Sono convinto – conclude Ardizzone nelle vesti di uno studente modello dei gesuiti che ha appreso fino in fondo la grande lezione umana e didattica dei maestri della compagnia di Gesù – che anche il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, a tutela delle prerogative del parlamento e del diritto dei singoli parlamentari, si farà interprete dell’esigenza di attribuire l’indennità agli assessori esterni conformemente alle norme vigenti”.
Il tempo degli assessori tecnici sembra finito, se è vero che si sarebbero ormai create le condizioni per un governo politico composto, cioè, da assessori designati dai partiti della coalizione di centrosinistra. Un dramma per il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che, fino ad oggi, grazie anche ai dirigenti generali che rispondono quasi esclusivamente a lui, ha controllato – caso unico nella storia dellAutonomia siciliana – tutte le branche dellamministrazione regionale. Ora, anche per lui, la festa sembra finita.
I partiti della coalizione gli hanno presentato il conto. LUdc è già uscita dalla giunta. Mentre gli altri partiti, Pd in testa, hanno già pronti gli uomini – che dovrebbero essere tutti parlamentari dellArs – da piazzare nel governo. Non solo. Fino ad oggi Lombardo, grazie ai dirigenti generali a lui fedeli, è riuscito anche a controllare quegli assessori che non seguivano alla lettera le sue direttive.
E il caso di Marco Venturi, assessore alle Attività produttive, più volte placcato dal dirigente generale piazzato lì dal presidente Lombardo. Ieri, però, sono scaduti i contratti dei dirigenti generali dei dipartimenti della Regione. Morale: dovranno essere nominati i nuovi dirigenti generali. La parola nuovi non la utilizziamo casualmente, perché molti degli attuali numeri uno dei dipartimenti, a quanto si racconta, non verranno riconfermati (a parte otto che, invece, sarebbero stati riconfermati). Per un motivo semplice: perché, anche su questo fronte, i partiti della coalizione di centrosinistra vogliono la propria parte (ogni partito della coalizione, come avviene in ogni democrazia parlamentare, vuole segnalare i propri).
Il risultato è che Lombardo perderà – ed era ora! – molto del suo potere che fino ad oggi ha esercitato. Non solo. Se, come si sussurra, il presidente della Regione dovesse riuscire a conservare qualche assessore tecnico pur di non assegnarlo a qualche esponente del proprio partito, l’Mpa (è il caso di Lino Leanza del quale Lombardo teme una possibile eccessiva crescita), lo stesso tecnico dovrà accontentarsi di uno stipendio inferire ai 4 mila euro: un altro dramma nel dramma…
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