A dicembre del 2013 il consiglio comunale approvava un regolamento che prevedeva di accogliere 740 bambini nelle strutture comunali. Numeri dimezzati nella nuova gara d'appalto che scade a gennaio. La denuncia del movimento Catania Bene Comune. La difesa del nuovo titolare del Welfare, in continuità con il predecessore Trojano
Asili nido, un anno dopo. Nuova gara per soli 360 posti Villari: «Bene la riforma, in primavera arriveremo a 600»
Il primo banco di prova per Angelo Villari, il nuovo assessore al Welfare, prende la forma degli asili nido comunali. Tema sempre caldo prima perché coinvolge centinaia di famiglie catanesi e di operatrici, poi in quanto terreno di accesa battaglia politica. La riforma firmata da Fiorentino Trojano, esponente della giunta Bianco fino a qualche giorno fa, ha sì permesso la continuazione di un servizio che il piano pluriennale di rientro avrebbe messo a serio rischio, ma allo stesso tempo ha ridotto il numero di posti e aumentato le tariffe. «Rientrando nei parametri stabiliti dalla legge che prima non erano rispettati», ha sempre ribadito Trojano e continua a sottolineare il suo successore. A distanza di un anno dall’entrata in vigore del nuovo piano, a fare i conti è il movimento politico Catania Bene Comune, da sempre forte oppositore della riforma e portavoce delle preoccupazioni delle lavoratrici. Che parla di «totale fallimento». Sostanziando la denuncia con i nuovi numeri previsti dalla gara d’appalto bandita dal Comune per il servizio ausiliario degli asili nido, con scadenza il 7 gennaio 2015.
In quel documento viene messo nero su bianco uno scenario completamente diverso da quello delineato dal regolamento approvato dal Consiglio comunale nel dicembre 2013, dopo un lunghissimo e incandescente dibattito. Il numero previsto di bambini iscritti è di 360, a prescindere dalla capienza strutturale dei nidi. Cioè meno della metà dei 740 indicati un anno prima. «Non viene indicato – commenta Catania Bene Comune – a differenza di tutti gli altri capitolati d’appalto degli anni passati, il numero degli asili nido nei quali svolgere il servizio e l’amministrazione mette addirittura le mani avanti specificando che “in caso di sospensione del servizio per causa non prevedibili e/o di forza maggiore, o in caso chiusura definitiva o per l’intero anno di uno o più asili nido, l’appaltatore non avrà titolo a far valere alcun diritto risarcitorio”».
L’assessore Villari, però, in completa continuità con il suo predecessore, replica difendendo la bontà del piano e fornendo altri numeri. «Ai 360 posti previsti dalla gara d’appalto bisogna aggiungerne 120 che saranno quelli disponibili con i fondi europei Pac, più un altro centinaio di posti negli asili di caseggiato. In totale arriveremo a circa 600 posti». La somma delle diverse soluzioni, se verrà confermata dai fatti, si avvicinerebbe ai numeri registrati prima dell’approvazione del Piano di rientro e del nuovo regolamento, quando il Comune accoglieva 630 bambini in 15 asili nido, ma con un regime tariffario diverso, con molte più fasce e basato sul reddito. Lo scenario descritto da Villari, però, dovrà attendere. «La gara scade a gennaio – continua Villari – ci prenderemo tre mesi di tempo per realizzare quanto detto. Fino a quel momento andremo in proroga con la situazione attuale». Eppure l’impegno dell’amministrazione era stato di 740 posti solo nelle strutture comunali, a cui si sarebbero aggiunti eventualmente altre soluzioni. «Catania – rivendicava Trojano un anno fa – passa da un’offerta di 520 posti a 860, considerando le varie tipologie di servizi che offriamo per l’assistenza dei bambini da 0 a 3 anni». Ecco perché Matteo Iannitti, leader di Catania Bene Comune, sottolinea che «non è possibile cumulare agli asili nido altri servizi all’infanzia, anche a gestione privata, che sono cosa differente. Se avessimo dovuto considerare anche questi ultimi – continua – sulla base delle dichiarazioni fatte nel recente passato dall’assessore Trojano e dal sindaco Bianco, avremmo dovuto fare i conti per mille bambini». Al momento sono 377 i piccoli che hanno fatto richiesta di iscrizione per l’anno 2015, altri 45 sono in lista d’attesa nelle tre strutture che hanno esaurito i posti disponibili. Numeri bassi «a causa dell’importo troppo alto delle rette», secondo Catania Bene Comune.
Discorso a parte meritano le educatrici comunali e le lavoratrici ausiliarie. Prima del Piano di rientro erano rispettivamente 135 e 99. Da agosto sono scese a 72 educatrici e 62 impiegate per il servizio ausiliario. Il nuovo capitolato non fornisce indicazioni precise sui numeri. «Anche se – precisa il movimento politico – essendo proporzionale al numero dei bambini frequentanti, esso dovrebbe essere ridotto del 50 per cento. Certa è invece la riduzione della spesa per il servizio ausiliario. Si passa da 191mila 612 euro mensili a 78mila 816 euro mensili. La riduzione del costo è quindi del 59 per cento. Tale riduzione, analizzando il capitolato d’appalto, non è assolutamente dovuta a una riduzione degli sprechi ma è integralmente legata alla riduzione dei bambini accolti nelle strutture e a un taglio netto del personale che vi lavora». Su questo punto Villari spiega: «C’è una trattativa in corso con i sindacati e con le strutture per salvaguardare quanti più posti di lavoro».