In arretrato di nove mensilità, le lavoratrici dei servizi di pulizia e mensa sono giunte al punto di rottura. Nella mattina di oggi si terrà un incontro in prefettura. Ieri la protesta sul tetto del nido del villaggio Sant'Agata. «Non ce la facciamo più», dicono
Asili nido, il travaglio delle 54 ausiliarie di Glicine «Vogliamo tre stipendi o sospenderemo il servizio»
«A noi non interessano le beghe tra la cooperativa e il Comune. Siamo nel 2019 e io ho ricevuto lo stipendio di maggio 2018. In mezzo ci sono io. È un cane che si morde la coda». La voce di Giuseppa Catania non è rabbiosa. Ma è ferma, sicura. La donna è una delle 54 operatrici che – per la cooperativa Glicine di Bagheria – si occupa dei servizi di pulizia, mensa e assistenza all’interno dei nove asili comunali catanesi. Ieri mattina, insieme ad altre colleghe, è salita sul tetto del nido del villaggio Sant’Agata per riportare l’attenzione sulla condizione contrattuale delle ausiliarie, che attendono nove stipendi arretrati. L’ultima mensilità versata dalla coop, più o meno un mese fa, è per l’appunto quella di maggio 2018.
L’appalto è stato assegnato a Glicine nell’ottobre 2017, scadrà ad aprile. Per Palazzo degli elefanti il costo del servizio è di un milione 195mila euro ogni anno. Il bonifico con cui l’assessorato ai Servizi sociali copre una singola mensilità «pesa» poco meno di 90mila euro. Ogni ausiliaria lavora 25 ore alla settimana. La paga è di 700 euro, ma può arrivare a 800 euro con gli straordinari. «Lo scorso anno, dunque sotto la precedente amministrazione – spiega l’assessore competente Giuseppe Lombardo – in nove mesi di servizio, hanno ricevuto tre mensilità. Con noi, in cinque mesi di lavoro hanno avuto cinque mensilità. Nonostante il dissesto». Il fatto, però, è che gli stipendi effettivamente incassati dalle dipendenti sono soltanto due. «Glicine – continua Lombardo – ha in un certo senso riscattato i ritardi precedenti, ha assorbito alcuni pagamenti e ha pagato solo due stipendi».
«Per altro – aggiunge l’assessore ai Servizi sociali – c’era un accordo tra tutte le parti secondo cui, se il Comune avesse pagato due mensilità a dicembre, la cooperativa avrebbe fatto altrettanto. Noi abbiamo mantenuto l’impegno, mentre la cooperativa ha versato una sola spettanza». Per un accumulo di ritardi, in ogni caso, l’amministrazione comunale è indietro nei pagamenti di sette mesi. Lombardo è poco tenero con la cooperativa («devo sospettare un po’ di sciacallaggio») ed è deluso anche dall’atteggiamento dei sindacati («assenza di rivendicazione seria e incisiva da parte loro»). Frattanto, il telefono della cooperativa Glicine suona a vuoto.
La protesta di ieri mattina si è interrotta quando le ausiliarie hanno appreso dell’interessamento della prefettura di Catania. Oggi, intorno alle 12.30, gli uffici di via Minoriti ospiteranno un primo tavolo a cui dovrebbero prendere posto lo stesso Lombardo, le sigle sindacali, i lavoratori e – si spera – il datore di lavoro. Nel frattempo, di mese in mese, la quotidianità delle operatrici diviene più faticosa. Alcune di loro si sono dimesse, altre si trovano in malattia. Così quel che si dovrebbe fare in 54, lo si fa in molte di meno.
«La ditta – racconta Rita Lo Faro, un’altra delle lavoratrici salite sul tetto – ci ha detto di aver trattenuto uno stipendio per comprare il cibo e i vestiti per i bambini, oltre che per pagare il Durc». In vista del vertice in prefettura, le idee sono chiare. «Abbiamo detto chiaramente – continua lo Faro – che, se non avremo subito come minimo tre mensilità, noi sospendiamo il servizio, perché non ce la facciamo più. E non sto parlando di promesse: vogliamo il bonifico».