Il piano della Marina militare per rafforzare i sistemi radar Lavori a Portopalo e Favignana. Sindaci: «Mai informati»

«Ho già scritto al ministero, alla Regione e alla marina militare. Non è accettabile avere scoperto dei lavori soltanto per caso, perché dei pescatori si sono accorti che c’era qualcosa di diverso». Gaetano Montoneri, da sindaco di Portopaolo di Capo Passero assicura il massimo impegno a fare chiarezza sui possibili effetti sulla salute del radar installato nell’area militare sulla costa del centro del Siracusano. Un sentimento che, dall’altra parte della Sicilia, è condiviso da Francesco Forgione, il primo cittadino di Favignana. Anche nell’isola delle Egadi, infatti, un nuovo radar sarà installato. «Anche noi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione e per quanto si tratti di un’area militare e di questioni inerenti la difesa del Paese, il ministero deve fornire chiarimenti nell’interesse di tutti e in nome del diritto alla salute», dichiara a MeridioNews Forgione. 

La fornitura è stata commissionata l’anno scorso dal ministero della Difesa e l’aggiudicazione, per un valore di oltre due milioni e duecentomila euro è andata alla Gem Elettronica, società marchigiana da oltre 15 milioni di fatturato e che ha tra i propri soci, con una quota del 30 per cento, Leonardo, l’ex Finmeccanica che ha in Alessandro Profumo l’amministratore delegato. L’affidamento a Gem era nelle intenzioni della Marina militare già, la scorsa primavera, quando è stato pubblicato un avviso di pre-informazione per sondare il mercato ed escludere la possibilità di avere valide alternative per una strumentazione molto specifica. «La Marina Militare necessita di assicurare la copertura nel controllo degli spazi marittimi prospicenti i siti Rrc (Rete radar costiera, ndr) siciliani – si legge nel documento – in caso di indisponibilità dei sensori principali mediante l’acquisizione e l’installazione di due sistemi radar basati su shelter trasportabili». Le apparecchiature daranno la possibilità di essere controllati a distanza dal personale in servizio nella centrale di sorveglianza marittima presente nell’area militare di Santa Rosa, in provincia di Roma.

La volontà del governo italiano di rinnovare le strumentazioni radar in servizio è stata cristallizzata nel piano pluriennale per l’ammodernamento della rete di sensori. Tra il 2023 e il 2033 dovrebbero essere investiti 26 milioni di euro, sotto forma di una prima tranche. «Oltre che le esigenze della Difesa, riveste rilevanza anche in ottica duale potendo essere
di ausilio anche alle altre amministrazioni dello Stato
che espletano i propri compiti istituzionali anche in
mare», si legge in una scheda di descrizione del progetto. Oltre a Favignana e Portopalo, dove i radar esistono già da diversi anni, a essere interessati dagli interventi saranno Lampedusa, Misipezze e Leuca, in provincia di Lecce, Sellia Marina (Catanzaro), Capo Spartivento (Reggio Calabria) e Capo Carbonara (Cagliari). 

Tutte località in cui gli abitanti si chiederanno se questo aggiornamento potrà comportare rischi in termini di salute. «Quando installarono le ultime antenne a Portopalo – commenta il sindaco – abbiamo chiesto all’Arpa di effettuare misurazioni per verificare se le attività potessero in qualche modo rappresentare un pericolo. Ci fu detto che così non era. Adesso il minimo sarebbe che vengano fatte nuove rilevazioni, ed è infatti quello che chiederemo». Anche a Favignana tutto sembra essersi mosso nel segno della discrezione. «Sono notizie che abbiamo appreso indirettamente, nessuno ci aveva comunicato nulla – sottolinea il primo cittadino -. Anche noi chiederemo a Regione e ministero di avere delucidazioni sugli effetti potenziali di questi nuovi radar». 

Chi, invece, già adesso punta il dito sulle scelte fatte dal governo è l’eurodeputato Ignazio Corrao. Il parlamentare ex cinquestelle con una nota ha invocato l’organizzazione di una mobilitazione dei cittadini. «Stanno trasformando la Sicilia in una piattaforma di guerra, fermiamoli – ha dichiarato Corrao sabato scorso -. I lavori costeranno oltre due milioni di euro e sono finanziati dal Fondo di Sicurezza Interna 14-20, dunque con soldi dell’Unione Europea. Non si conoscono le caratteristiche tecniche dei radar militari e per di piu’ le istituzioni locali non sono state neanche avvisate del progetto, nonostante l’impatto fortissimo sulla salute della comunità e sull’ambiente, attraverso l’inquinamento elettromagnetico». Corrao ha già annunciato di avere chiesto alla Commissione europea di intervenire e ha rivolto un appello al governo italiano. «Fornisca immediatamente le informazioni tecniche che permettano la valutazione degli impatti da parte di periti indipendenti. Non si possono continuare a sacrificare pezzi di territori dell’isola per la militarizzazione», ha ribadito l’europarlamentare.


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