Grandi elettori, tutti gli uomini del presidente «gentiluomo» «Azzererò la giunta ma dopo l’ok all’esercizio provvisorio»

Il terzo posto per la corsa ai delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica non è andato giù a Nello Musumeci. Un segnale che dice a chiare lettere che il governo regionale non ha più la maggioranza e che ha mandato su tutte le furie il presidente. Al punto tale da spingere Musumeci, dopo la votazione in Aula, a pubblicare un video sui social con cui ha smentito l’ipotesi di dimissioni paventata in un primo momento e ha annunciato di azzerare la giunta. Mentre tra i corridoi di palazzo d’Orleans tengono banco le questioni politiche, sul tavolo della Regione in sospeso ci sono l’approvazione dell’esercizio provvisorio e della Finanziaria. Ma, se in un primo momento sembrava che l’azzeramento fosse immediato, oggi Musumeci ha cambiato rotta e, dopo una seduta fiume con la giunta, ha rinviato la procedura al 18 gennaio. Secondo quanto emerso, i partiti di maggioranza non avrebbero fornito altri nomi al posto degli attuali assessori in carica. Ma chi sono i franchi tiratori del presidente? E chi invece i fedelissimi? Direttora d’aria – trasmissione radiofonica in onda su Radio Fantastica e Sestarete – ha provato a tracciare un quadro di quella lotta intestina che si chiama elezione per i delegati regionali e che vedrà come grandi elettori per il Colle Gianfranco Miccichè, Nuccio Di Paola e Nello Musumeci

Dopo l’Aula è cominciata la processione per andare a parlare con il presidente. Tra i primi a chiedere udienza è stato Toto Cordaro, non a caso l’assessore più politico della Giunta Musumeci, anche se la falla è molto più ampia e riguarda una bocciatura trasversale. «Un agguato della peggiore specie», lo definisce Giorgio Assenza, tra i fedelissimi di Musumeci, a Direttora d’aria. «Non si capisce il motivo di una cattiveria gratuita nei confronti di un gentiluomo, un presidente che tutte le altre Regioni ci invidiano – dice Assenza – lo hanno voluto umiliare facendolo arrivare terzo». E le colpe sarebbero ripartite, ma nel mirino di Assenza c’è il Movimento 5 stelle. «I grillini stanno diventando i protagonisti della peggiore politica – sostiene Assenza – proprio loro che disprezzavano queste logiche sono scesi a patti con parti della maggioranza che per motivi propri hanno voluto dare questo segnale al presidente». Un attacco, quello di Assenza che, senza esporsi troppo, non risparmia alcuni componenti della maggioranza. «Ci sono tante persone perbene, da Forza Italia a Fratelli di Italia alla Lega – spezza una lancia Assenza -, tranne qualche assessore che da oggi comincia a mugugnare». Circostanza, quest’ultima, che potrebbe non rivelarsi proficua per tutte le questioni che ci sono sul tavolo. «Vivacchiare non è una caratteristica del governo Musumeci – incalza Assenza – Vedremo che tipo di governo sarà, tra l’altro noi non abbiamo un presidente dell’Ars super partes, abbiamo un coordinatore di un partito che fa gli interessi del suo partito». Allo stesso tempo Gaetano Armao non sembra possa essere defenestrato perché, proprio lui, ha preparato l’esercizio provvisorio. Medesimo ragionamento potrebbe valere per l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone di Forza Italia, forse più lontano da Miccichè e più vicino a Musumeci. 

Posizione particolare, quella di Vincenzo Figuccia, dopo il cambio di casacca che a novembre l’ha visto transitare dall’Udc alla Lega. E che, nonostante il Carroccio siciliano sia in maggioranza con l’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà, le sue parole non sono proprio in difesa del governo. Un’ipotesi che potrebbe avvalorare l’indiscrezione che vede Luca Sammartino (anche lui passato alla Lega) tra i franchi tiratori. «Sono momenti difficili e di tensione – commenta Figuccia – mi concentrerei di più sull’esercizio provvisorio e sugli atti indispensabili per la gestione ordinaria. Noi siamo stai leali – aggiunge – e adesso la palla passa alle interlocuzioni che il presidente avrà con i partiti». E il pensiero va subito alle elezioni regionali. Perché che la Lega voglia un proprio candidato è un’ipotesi che è stata mascherata dalle dichiarazioni di Salvini, più orientato per un centrodestra unito. Anche se si vocifera che la Lega siciliana stia lavorando per trovare un candidato alla presidenza della Regione.

Se questo è il quadro, fatto di rabbia, delusione e sospetti, all’interno della maggioranza, le opposizioni festeggiano ma a metà. Il rimpianto è l’occasione dimissioni ormai sfuggita. «Sono orgoglioso di rappresentare i siciliani per l’elezione del presidente della Repubblica – dice Nuccio Di Paola del M5s ai microfoni di Radio Fantastica -, per la prima volta un esponente delle opposizioni supera il presidente della Regione». Un risultato che, per Di Paola, è stato possibile grazie alla quadra raggiunta dalle opposizioni. «Il gruppo è stato compatto – commenta Di Paola -, il pomeriggio dopo la votazione è stato surreale. Mentre siamo in un periodo difficile, il presidente era lì a riflettere perché è arrivato terzo, addirittura voleva dimettersi e noi ci speravamo». Invece, con quello che ieri sera è sembrato un colpo gobbo, ha annunciato l’azzeramento della giunta. «Si è staccato da tempo dalla realtà e rimarremo un’altra settimana senza esercizio provvisorio – dice Di Paola – Ieri (giornata in cui si sarebbe dovuto approvare l’esercizio provvisorio) si poteva benissimo andare avanti e i commenti sui delegati potevano cedere il passo». La soddisfazione delle opposizioni sta nel fatto «di essere riusciti a catalizzare voti sul mio nome – commenta il pentastellato – è il segnale di uno scombussolamento all’interno della sua maggioranza». Una maggioranza che, ormai, vacilla da tempo. Anche se, fino a ieri, in giunta aveva sempre trovato un porto sicuro. 

Soddisfatto anche il segretario regionale del Partito democratico Anthony Barbagallo. «Musumeci è un attore, ha messo in campo una grande sceneggiata per tirare la corda – commenta Barbagallo – Avrebbe dovuto rimanere in aula anziché farsi prendere dalle crisi isteriche, mentre la Sicilia affonda, loro continuano a litigare». Un attacco, quello di Barbagallo, condiviso da Claudio Fava. «Alla fine di questi cinque anni, della sua esperienza resterà l’eco di questo linguaggio allusivo, un po’ fascista – ha detto Fava a Direttora d’aria – secondo cui coloro che non votano come vorrebbe sono solo scappati di casa, ma la verità è che non c’è più la maggioranza». I 13 voti di scarto tra Miccichè e Musumeci, per Fava, sarebbero stati perduti tutti all’interno della coalizione. «Sono un abisso – commenta il presidente della commissione antimafia siciliana – e segnano l’epilogo del governo più verboso e inconcludente che abbia conosciuto la storia della Sicilia».


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