Fotovoltaico, i ritardi nella definizione di zone non idonee Oltre due mesi per inviare un parere da un ufficio all’altro

«Ancora una volta, con il governo Musumeci, prima si fa e poi si comunica». Quella che tra un annetto potrebbe essere ripescata come slogan per la campagna elettorale – sempre che il centrodestra decida di puntare sul presidente uscente per un bis che al momento non è garantito – in realtà fa parte di una nota diramata da Toto Cordaro una settimana fa. La chiosa di un comunicato con cui l’assessore al Territorio ha annunciato il via libera al piano energetico regionale. «Il documento, in linea con l’accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici, garantirà il conseguimento degli obiettivi e dei traguardi a lungo termine fino al 2030», ha detto esultante Cordaro. «La Regione – ha aggiunto – si dota dello strumento di pianificazione fondamentale per seguire e governare lo sviluppo energetico del suo territorio, sostenendo e promuovendo la filiera energetica e nel contempo tutelando l’ambiente per costruire un futuro sostenibile». 

Come tutti gli slogan, però, anche in questo caso il rischio di esagerazione per sintesi era ed è concreto. Il motivo sta nel fatto che, come d’altra parte accennato nella stessa nota, allo stato il piano energetico non è stato ancora approvato. Per farlo servirà una delibera della giunta, ma ancora prima sarà necessario che gli uffici apportino le modifiche e le integrazioni richieste dalla commissione tecnico-specialiastica nel parere espresso sulla valutazione ambientale del piano. «Il dipartimento regionale dell’Energia, adesso, potrà procedere a sua volta alla trasmissione della proposta di piano alla giunta regionale per la definitiva approvazione», si legge nella nota di Cordaro, dove però non si fa accenno alle prescrizioni disposte dall’organismo presieduto da Aurelio Angelini.

Il tema non è di poco conto e va ben oltre il burocratese. Al centro dell’attenzione, infatti, ci sono gli interventi che dovranno essere fatti sulla cornice regolamentare che caratterizza il fotovoltaico, in particolar modo per quello che riguarda l’individuazione delle aree non idonee. Ovvero quelle zone – e la lista suggerita dalla Cts non è brevenon sarà possibile immaginare di realizzare gli impianti fotovoltaici. Un argomento che, con il fiume di soldi per le rinnovabili legato al Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), dovrebbe stare al centro dei pensieri del governo Musumeci, nella consapevolezza che le ingenti risorse di cui godrà la Sicilia potrebbero inevitabilmente attirare non soltanto imprenditori capaci ma anche gli speculatori. Categoria che nell’isola in passato ha lasciato il segno nell’era d’oro dell’eolico

Tuttavia, guardando al calendario, verrebbe da pensare che i poco meno di sei chilometri tra gli uffici di via Ugo La Malfa, sede dell’assessorato guidato da Cordaro, e di viale Campania, dove si trova il dipartimento per l’Energia sia una distanza molto più grande di quella che si potrebbe immaginare e che comunque anche per via telematica le comunicazioni non siano velocissime. L’annuncio dell’invio del parere sulla valutazione ambientale agli uffici chiamati a redigere la versione finale del piano energetico è arrivata il 30 agosto. Ovvero due mesi e mezzo dopo il documento esitato dalla commissione tecnico-specialistica. Su questo tema il tempo non è una variabile secondaria, in quanto l’assenza di un piano energetico comprensivo di definizione delle aree non idonee di fatto consente di presentare progetti anche in zone agricole privi di particolari vincoli. Proposte che al momento sarebbero perfettamente in linea con le regole del settore in Sicilia, ma che rischiano di avere conseguenze non ideali anche per l’ambiente: dalla riduzione dei terreni coltivabili all’indiretto effetto di favorire la desertificazione

Gli oltre settanta giorni di attesa prima di spedire il parere agli uffici dell’assessorato all’Energia stridono ancora di più se si considera che nello stesso tempo – tra inizio marzo e metà giugno – la commissione tecnico-specialistica ha esaminato la documentazione allegata alla bozza di piano e redatto il proprio parere. Dal momento in cui la Cts ha fatto presente la necessità di pensare alle zone non idonee, alla Regione sono arrivati circa quaranta nuovi progetti per impianti fotovoltaici. Un numero pari a quasi la metà del totale approdato negli uffici palermitani dall’inizio dell’anno.

Ma questo potrebbe non essere stato l’unico ritardo. Sul portale regionale delle valutazioni ambientali, compare una nota, datata 2 marzo, in cui il dirigente del Servizio 1 del dipartimento Energia comunica alla Cts che «da una verifica della documentazione sul portale si è rilevato che la nota del 23 dicembre 2020, di questo dipartimento di trasmissione alla commissione tecnico-specialistica è stata inoltrata a mezzo pec al presidente della Cts, ma caricata nel portale nel settore documentazione amministrativa. Con la presente si informa che la stessa nota è ora caricata anche nel settore trasmissione in commissione». Una svista che, in qualche modo, potrebbe aver fatto slittare di qualche mese l’inizio di un iter che prima di essere definito concluso deve ancora farne di strada.


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