Una legge regionale del 2019 ridisegna la pianta organica della storica struttura che si occupa anche della tenuta di Militello. Per nove lavoratori scatterà la mobilità obbligatoria. Dopo un ricorso, Cgil sul piede di guerra: «Norme inapplicabili e politica cinica»
Istituto incremento Ippico, incubo licenziamento per i dipendenti «Ad Ambelia investiti milioni di euro ma qui nessuna certezza»
In origine era il Regio deposito stalloni, poi il cambio di nome in Istituto di incremento ippico per la Sicilia. Storia e tradizione che si perdono nei secoli ma che ormai, da qualche anno, hanno assunto una narrazione diversa. Spesso inserita nei faldoni degli sprechi di denaro pubblico e degli enti mangiasoldi. E se Raffaele Lombardo, da presidente della Regione, intendeva valorizzarlo, il suo successore Rosario Crocetta ne annunciò addirittura la chiusura insieme ad altri 185 enti, istituti e agenzie della galassia regionale bollati come inutili. Dai proclami, però, non si passò mai ai fatti. L’ultimo colpo di coda all’Istituto – che ha la sua sede principale a Catania e gestisce due succursali a San Fratello e nella tenuta di Ambelia nel territorio di Militello in Val di Catania – sembra volerlo dare l’attuale governatore Nello Musumeci.
A non fare dormire sonni tranquilli ai 27 dipendenti regionali dell’Istituto è una legge di due pagine pubblicata in Gazzetta ufficiale il 16 ottobre del 2019. Un testo fatto su misura per l’ente e che ha come fine «la rimodulazione della pianta organica». Gli obiettivi, messi nero su bianco, sono tre: accrescere l’efficienza, razionalizzare il costo del lavoro e utilizzare in modo migliore le risorse umane a disposizione. Quando la norma viene pubblicata i dipendenti erano 31 e, secondo le previsioni, dovevano passare a 17. Un taglio netto da fare coincidere anche a una rivisitazione delle categorie. Gli operatori in fascia A, quindi quelli con la qualifica più bassa, dovrebbero passare da zero a 12, mentre quelli in fascia C da 30 rimarrebbero in tre. Gli altri due posti in fascia B e D. Per gli esclusi, i meccanismi legislativi prevedono una ricollocazione totale o parziale attraverso il distaccamento in altri settori della pubblica amministrazione, pur rimanendo, almeno per quanto riguarda lo stipendio, a carico dell’Istituto. La strada più dolorosa rimanda, invece, a un retaggio della legge ideata dall’ex ministro Renato Brunetta che equipara privato e pubblico con la possibilità di dichiarare un dipendente in esubero. Trascorsi due anni in mobilità obbligatoria, se non si viene ricollocati, scatta il licenziamento.
Ed è proprio questo il destino che potrebbe essere riservato, dall’1 luglio, a nove dipendenti, tutti vincitori di concorso negli anni ’90. A dare il via all’attuazione della legge voluta da Musumeci è una determina dirigenziale del 14 maggio, firmata dal direttore dell’Istituto Alfredo Alessandra. Ma a dire l’ultima parola su questa storia sarà il tribunale del lavoro, attraverso un ricorso presentato dalla Cgil. L’udienza si terrà soltanto il 10 settembre, ossia due mesi dopo la data indicata nel documento che dispone la mobilità per i dipendenti e non è detto che già allora non si possa arrivare a una decisione. «È una di quelle storie in cui accanto a un certo cinismo della politica, che produce norme inapplicabili, si determina una condizione per cui nove persone, tutte con un’età media di 60 anni, verranno messe alla porta», spiega a MeridioNews Gaetano Del Popolo, segretario Funzione pubblica della Cgil. A fare storcere il naso a sindacati e dipendenti c’è anche il fatto che se da un lato la Regione intende tagliare le spese dell’istituto di incremento ippico, dall’altro punta forte sui cavalli con investimenti milionari nella tenuta di Ambelia, a pochi passi da Militello, terra natia del governatore.
«Il presidente dovrebbe dare maggiore trasparenza su questa storia anche a fronte degli enormi investimenti ad Ambelia – continua Del Popolo – Non c’è un piano industriale o una visione su quello che dovrà essere il destino dell’Istituto oltre al fatto che non è stato mai aperto un confronto, come si doveva, con le organizzazioni sindacali». I passaggi intermedi di questa storia toccano anche la nomina di un commissario regionale per l’applicazione della legge per rimodulare la pianta organica dell’Istituto. Il lavoro di Vito Sinatra, dirigente regionale e sindaco di Castronovo di Sicilia (Palermo), dopo diverse proroghe del mandato, si è esaurito con una contestata delibera del 9 marzo scorso in cui si dava mandato agli organi dell’ente di «dichiarare la mobilità del persone eccedentario».
Intanto, all’interno della sede di via Vittorio Emanuele si continua a lavorare, tra uffici, stalle – in cui gli animali ci sono – e una grande area destinata all’esposizione delle carrozze. Su un balcone restano appesi alcuni striscioni affissi dai dipendenti, mentre a chiedere chiarezza sul loro destino è stata anche la deputata regionale del Movimento 5 stelle Jose Marano. Oltre a prendersi cura di circa 80 animali, tra asini e cavalli, molti anche di razze poco diffuse come il cavallo sanfratellano dei monti Nebrodi, all’interno dell’Istituto c’è una particolare devozione per gli stalloni, allevati e annualmente impiegati nelle stazioni di monta pubblica erariale dislocate sul territorio. Resti di una storia che i dipendenti non vogliono sia cancellata. «Noi ci limitiamo ad applicare la legge – replica a MeridioNews il direttore dell’Istituto Alfredo Alessandra – A luglio scatterà la mobilità obbligatoria e poi il licenziamento. Questo è quanto prevede la norma e la delibera del commissario in cui si è disposta l’attuazione della stessa».