Rischio siccità: tra i due versanti, è il centro che preoccupa La Regione stanzia 20 milioni di euro per i laghetti collinari

Dopo il record di minori precipitazioni degli ultimi cento anni che si era registrato l’anno scorso – con un mese di gennaio che era stato il più asciutto dal 1916 – in Sicilia adesso il quadro legato alle condizioni di siccità è molto variegato. Come mostrano le mappe del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias), le aree orientali dell’Isola presentano condizioni significative di siccità a breve termine – con un impatto immediato sull’agricoltura – ma che sugli intervalli più lunghi presentano indici meno preoccupanti. La zona occidentale, invece, pur avendo beneficiato nell’ultimo trimestre di precipitazioni superiori alle medie, ha però indici molto negativi nelle analisi a medio-lungo termine

Nella prima mappa sono i colori a mostrare bene la differenza tra il settore occidentale, dove negli ultimi tre mesi le piogge sono state superiori alla media, e quello orientale dove invece sono state scarse. Nella seconda immagine spiccano vaste aree dove l’apporto delle piogge è stato inferiore alla media sia in autunno che in inverno. Tra le zone orientali in cui l’indice resta positivo, grazie alle precipitazioni recenti, risalta l’entroterra catanese dove a incidere sono soprattutto gli abbondanti apporti autunnali. Nel complesso, sono soprattutto le aree centrali – estese sia al versante meridionale che a quello tirrenico – a mostrare i deficit più elevati nel periodo di un anno; negli ultimi due, invece, pesa l’eccezionale siccità del bimestre gennaio-febbraio 2020, dopo un 2019 che era stato abbastanza generoso. 

Quello che stiamo per lasciarci alle spalle è stato un inverno con poche piogge che sul piano del rischio siccità lascia la Sicilia in una situazione critica abbastanza diffusa, ma con differenze significative tra una zona e l’altra. Non una carenza generalizzata, dunque, ma un quadro che si caratterizza per una disomogeneità territoriale: nella parte occidentale la situazione è buona al punto di essere vicina alla normalità. Nel Palermitano alcuni invasi hanno già recuperato rispetto agli scorsi anni e, addirittura, c’è la diga Mario Francese che ha raggiunto il livello della massima quota autorizzata. Fa eccezione la diga Rosamarina che è al di sotto del livello di sicurezza. Anche il Trapanese, al momento, non soffre per la siccità a breve termine: il primo segno evidente sono i campi di frumento che stanno beneficiando delle piogge dell’ultimo periodo. 

A rimanere sotto la media come negli ultimi due anni è, invece, soprattutto la fascia orientale tirrenica. La situazione più grave è quella che si registra nella parte centrale dell’Isola, tra le province di Enna e Caltanissetta. Qui, il quadro è più preoccupante sia dal punto di vista delle riserve che della siccità a breve e medio termine. In particolare, hanno già riserve limitate alcuni invasi strategici per l’irrigazione (anche della Piana di Catania), come la diga Pozzillo che si trova vicino Regalbuto (Enna) e la diga don Sturzo che è nella zona di Aidone (Enna). Difficile che la situazione possa migliorare nel mese di marzo anche perché non sono previste precipitazioni importanti. A preoccupare qui è la disponibilità idrica durante il periodo estivo

Intanto, una scelta strategica della Regione contro la siccità sono i laghetti collinari: piccoli invasi, sbarramenti che non superano i 15 metri d’altezza con una capacità non superiore a un milione di metri cubi. Piccole dighe che possono accumulare acqua piovana o quella distribuita dai consorzi di bonifica per uso agricolo. Dopo una delibera di giunta approvata lo scorso anno, adesso arriva la notizia che saranno finanziati con contributi a fondo perduto fino a un massimo del 70 per cento e finanziamenti a condizioni agevolate, con una dotazione di 20 milioni di euro provenienti dal Fondo sviluppo e coesione.


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