Un megaparco eolico da costruire al largo delle Egadi Il progetto è dell’ex patron della compagnia Air One

Quasi
duecento turbine, le più vicine piazzate a una trentina di chilometri al largo dell’isola di Marettimo, a cinquanta da Favignana e poco più di settanta da Marsala. E poi cavi sottomarini che corrono lungo la costa tirrenica per poi risalire lo Stivale e andare ad allacciarsi sulla costa campana fino alla cittadina salernitana di Montecorvino Rovella. Sono gli aspetti che sintetizzano il megaparco eolico che potrebbe sorgere nel Canale di Sicilia, non lontano dall’arcipelago delle Egadi. A progettarlo è la società abruzzese Renexia. Un nome che, nonostante gli affari nel settore delle rinnovabili portati avanti anche negli Stati Uniti e in Tunisia, potrebbe non dire nulla tra i non addetti ai lavori. Discorso diverso per la holding che la controlla: la Toto, di proprietà dell’omonima famiglia di imprenditori che ha nel 77enne Carlo il punto di riferimento.

Toto, che proprio in questi giorni è stato trasferito al San Raffaele di Milano dopo avere contratto il Covid, è un
volto noto dell’imprenditoria italiana. Specialmente nel settore delle infrastrutture e dei trasporti. Con la società Strada dei Parchi si occupa delle autostrade A24 Roma-Teramo e A25 Torano-Pescara, la cui gestione è finita sotto la lente dei magistrati de L’Aquila che, a inizio mese, hanno chiesto il rinvio a giudizio di Toto nell’ambito di un’indagine riguardante la manutenzione dei viadotti e in cui si ipotizza il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti. Lo stesso Toto, nel cui passato c’è un coinvolgimento con annesso patteggiamento in epoca Tangentopoli, è stato anche il volto di Air One, la compagnia aerea che per diverso tempo si è saputa ritagliare una fetta di mercato in Italia divenendo anche riferimento di Lufthansa

In Sicilia, la Toto Holding vorrebbe invece aggiungersi alla lunghissima lista di investitori nel settore dell’energia green. Nello specifico – e in questo senso si tratta di una scelta in controtendenza rispetto alla pioggia di progetti riguardanti il fotovoltaico – le pale eoliche, settore in passato oggetto di grandi speculazioni fino al momento in cui la Regione si è dotata di un piano regolatore contenente le aree non idonee alle installazioni. Nel caso di Renexia, la partita principale si giocherà al ministero dell’Ambiente. Sarà in quella sede che verrà valutato il progetto da 2,8 gigawatt redatto per i Toto dall’ingegnere catanese Edoardo Boscarino con la società MPower.

I documenti sono stati depositati nelle settimane scorse. Nella relazione descrittiva si ripercorrono le previsioni in materia di impatti ambientali, nella consapevolezza che gli aerogeneratori dovrebbero essere installati in un’area interessata da siti appartenenti alla
rete Natura 2000. In tal senso, le incidenze con la fauna potrebbero riguardare tanto gli uccelli quanto pesci e cetacei. Nel primo caso, sono diverse le rotte migratorie, in particolar modo nel periodo primaverile e autunnale, che interessano la zona individuata dalla Renexia. «In letteratura non esiste una mappatura accurata delle rotte migratorie che attraversano o lambiscono le coste della Sicilia – si legge nel documento – pertanto si rende necessaria l’esecuzione di una campagna di studi». Per quel che riguarda gli animali marini, nella relazione si fa cenno alla presenza di cetacei, che potrebbero risentire del rumore prodotto dalle pale. Anche se l’impresa ricorda che proprio quell’area è da anni interessata da un’importante traffico marittimo. «Dato l’elevato rumore di fondo, la presenza del parco non introdurrebbe un fattore di rischio significativo». Al limite, secondo i progettisti, gli stessi cetacei per loro natura dotati di particolare sensibilità acustica potrebbero percepire «la presenza del singolo aerogeneratore già a grandi distanze», tenendosi adeguatamente lontani «senza tuttavia abbandonare permanentemente l’habitat naturale». Stando sempre al parere dei progettisti, la presenza del parco potrebbe addirittura avere un risvolto positivo per la tutela delle specie ittiche, limitando le attività di pesca a strascico in zone dove sono presenti «aree di riproduzione molto importanti».

In attesa dell’avvio dell’iter di valutazione al ministero, c’è già chi mette in guardia dai rischi. La deputata regionale
Valentina Palmeri, nei giorni scorsi, ha contestato la richiesta di concessione demaniale trentennale fatta dalla Renexia. «L’attivazione della procedura per la concessione di oltre 18 milioni di metri quadrati di superficie marina per un progetto non ancora validato sotto il profilo ambientale non sembrerebbe essere una procedura corretta nel rispetto dell’interesse plurimo del bene collettivo», ha detto l’esponente di Attiva Sicilia, annunciando di avere inviato una nota alla Capitaneria di Porto e ai ministeri affinché venga sospesa la procedura. A prendere posizione, annunciando un’interrogazione a Bruxelles è stato l’europarlamentare Ignazio Corrao. Per il politico trapanese, i problemi riguarderebbero tanto l’ambiente quanto l’economia locale. «Non solo potrebbe avere un impatto ambientale enorme, potrebbe decretare la fine della pesca in quel tratto di oltre 18 milioni di metri quadrati di mare», ha dichiarato Corrao. Per il quale poi «la beffa finale è che l’energia prodotta dalle pale eoliche non verrebbe neanche sfruttata dalla Sicilia, ma verrebbe trasferita e utilizzata altrove».


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