Rifiuti, domani il ministero vuole dati dalla Regione Associazioni: «Musumeci dica no agli inceneritori»

Poco più di 24 ore per dire a Roma la Sicilia di cosa ha bisogno e come vuole gestire i rifiuti prodotti nel proprio territorio. Non è tanto – sulla carta – il tempo che ha la Regione per rappresentare al ministero dell’Ambiente le esigenze attuali e future dell’isola. A tirare fuori il tema sono state questa mattina le associazioni ambientaliste Rifiuti Zero Sicilia, WWF Sicilia, AIC Sicilia e Comitato Beni Comuni e Pubblici Rodotà Sicilia. «Il governo Musumeci ha la possibilità di indicare la strada da seguire, non perda l’occasione», si legge in una nota che arriva pochi mesi dopo la sentenza con cui il Tar del Lazio aveva stoppato il Dpcm sul quello che era stato ribattezzato il piano inceneritori. A immaginare la soluzione termovalorizzatori era stato il governo Renzi. 

«Quella sentenza è stata una tappa fondamentale – commenta la presidente di Rifiuti Zero Sicilia Manuela Leone – Ha dato ragione a chi per anni ha ribadito che le soluzioni calate dall’alto e basate su una mappatura superficiale non vanno bene». I giudici amministrativi, accogliendo il ricorso delle associazioni, avevano sottolineato che un piano di quel tipo sarebbe dovuto essere prima sottoposto alla valutazione strategica ambientale. «La Sicilia si era vista imporre dai funzionari ministeriali la previsione di due inceneritori», ricordano le associazioni, che adesso chiedono al presidente della Regione Nello Musumeci e all’assessore Alberto Pierobon di fare uno scatto: «Tocca al governo regionale fare la propria parte».

Sul tema di come smaltire il rifiuto residuo – ovvero la parte che superata la fase di differenziazione e recupero di materia va comunque gestita – Musumeci si è espresso nelle scorse settimane aprendo la porta alla possibilità di costruire un inceneritore nell’isola. Pierobon, dal canto suo, ha ricordato che le priorità nella gestione – e a dirlo sono anche le direttive dell’Unione europea in materia di gerarchia dei rifiuti – sono altre. «Il governatore dica chiaramente quale visione ha per la Sicilia del futuro. E lo stesso facciano tutte le parti politiche», rilancia Leone. Il pressing delle associazioni, che è rivolto a tutte le parti politiche presenti all’Ars, parte dal dialogo avviato dal ministero dell’Ambiente in vista della redazione di un piano nazionale di gestione dei rifiuti. «Il Piano nazionale può essere l’occasione per ridefinire strategie che puntino a ridurre la produzioni dei rifiuti urbani, e questo viene prima della definizione delle capacità impiantistiche. Vanno progressivamente massimizzate le prestazioni delle filiere del riciclo, minimizzando di conseguenza il ricorso alle opzioni di gestione del rifiuto urbano residuo (Rur). Altrimenti il rischio – si legge nel comunicato – è quello di ritrovarsi con uno schema simile allo Sblocca Italia».

Le associazioni si soffermano sulla questioni percentuali definendo riduttiva la formula 100 – 65 – 10 (cento meno sessantacinque meno dieci) per determinare il residuo di rifiuti. «Si tratta di un calcolo errato che crea malintese necessità di incenerimento – continua la nota – Il 65 per cento di differenziata è l’obiettivo minimo e l’incenerimento non è l’unica opzione di gestione del residuo né l’unica che ne consente la riduzione prima della immissione in discarica». Infine un appello a puntare alla riconversione ecologica della Sicilia in chiave occupazionale. «Si possono creare numerosi posti di lavoro», assicurano le associazioni.

Intanto dalle parti dell’assessorato regionale ai Rifiuti arriva la notizia secondo cui il ministero dell’Ambiente sarebbe in procinto di comunicare alle singole regioni una proroga dei tempi per inviare i dati. La stessa richiesta, tuttavia, viene vista all’interno di un dialogo aperto tra Roma e Palermo, alla luce anche del fatto che il piano regionale dei rifiuti siciliano proprio ieri è stato esaminato dalla commissione tecnico-specialistica e presto potrebbe vedere alla luce. In tal senso, il punto fermo che non sembra essere messo in discussione è quello che vede nella Regione l’ente titolato – tramite il piano di gestione – a dare indicazioni in merito ai quantitativi di rifiuti da trattare nei vari ambiti. Starà poi a questi ultimi – oggi Srr, quando passera la riforma del settore Ada – scegliere le tecnologie da adottare


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