Mafia e corse clandestine di cavalli: 24 arresti Patto tra la famiglia Santapaola e il clan Galli

Mafia e corse clandestine di cavalli organizzate tra le strade di Messina e non solo. Sono 33 le persone indagate nell’ambito dell’operazione Cesare. Sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Messina è finito il clan Galli, attivo nel rione Giostra del capoluogo peloritano, riconducibile allo storico boss Luigi Galli. L’inchiesta ha fatto emergere il ruolo di Giuseppe Irrera, sulla carta commerciante di prodotti ortofrutticoli e genero dello stesso Galli. Quest’ultimo, da anni recluso al regime del carcere duro, avrebbe affidato al parente il ruolo di reggente della compagine mafiosa. Le persone finite dietro le sbarre sono 18, per sei sono stati disposti gli arresti domiciliari mentre a nove l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria.

Tra gli affari principali del sodalizio ci sarebbero state proprio le corse di cavalli e il conseguente giro di scommesse illecite. Alcuni affiliati del clan si sarebbero occupati di custodire gli animali, mentre un veterinario, pure lui indagato, aveva il compito di dopare i cavalli attraverso la somministrazione di farmaci. Le corse clandestine si svolgevano nel corso della notte, in pochissimi minuti, su strade urbane ed extraurbane che venivano rapidamente chiuse al transito delle auto da gruppi di giovani a bordo di scooter e motocicli, con il fine di consentire il passaggio di cavalli e calesse e di rallentare l’eventuale intervento di pattuglie delle forze dell’ordine.

Durante l’inchiesta è emerso anche il ruolo della famiglia catanese di Cosa nostra dei Santapaola. Coinvolta nelle corse clandestine tra le scuderie delle due province che si svolgevano nel territorio di Fiumefreddo di Sicilia. In questo contesto è emerso il ruolo di Sebastiano Grillo. Gli inquirenti hanno monitorato le lamentele di Irrera dopo una corsa svolta nel territorio etneo. A suo dire uno dei calessi era stato ostacolato da alcuni giovani a bordo di uno scooter, motivo per il quale aveva chiesto di ripetere la competizione. Cosa che gli venne concessa dopo l’interlocuzione con i Santapaola. Al genero del boss Galli la procura di Messina contesta anche il reato di intestazione fittizia di beni, in particolare per quanto riguarda una società immobiliare e una nota enoteca nella città di Messina. 

L’operazione ha fatto luce anche sull’attività di spaccio di stupefacenti. Carlo Altavilla, secondo gli inquirenti, si sarebbe occupato dei rifornimenti di cocaina e marijuana, acquistata in Campania e Calabria e poi distribuita agli spacciatori del territorio. La vendita sarebbe avvenuta anche all’interno dell’attività commerciale di un barbiere, riconducibile agli indagati. Sempre in tema di stupefacenti un secondo gruppo avrebbe operato nei rioni Villaggio Aldisio e Fondo Fucile. Una donna appartenente a questo gruppo criminale era solita utilizzare il figlio 12enne per effettuare le consegne senza incorrere nei controlli delle forze dell’ordine. Il minore è stato inserito all’interno di una comunità familiare, dopo un provvedimento del tribunale per i minorenni di Messina.


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