Nelle carte dell'inchiesta della procura di Trapani l'accordo tra Filippo Oliveri e il primo cittadino Giuseppe Pagoto. Prima del voto sarebbe regnato l'immobilismo per non inimicarsi gli elettori. Poi bisognava «fare nuovi» gli avversari
Favignana, «il patto» tra il capo dei vigili e il sindaco Le microspie: «Controlli? Partirei da chi ci ha sfidato»
«Inizieremo da quello e lo facciamo nuovo… lo facciamo nuovo… punto». Il comandante dei vigili urbani di Favignana era pronto a tutto. Ottenuta la rielezione a sindaco di Giuseppe Pagoto sarebbe arrivato il momento di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Come? «Io partirei da chi ci ha sfidato», suggeriva il comandante Filippo Oliveri. Una vera e propria redde rationem nei confronti dei commercianti che, durante la tornata elettorale dell’estate 2018, non si erano schierati a sostegno della rielezione del primo cittadino uscente. I dialoghi fanno parte delle carte dell’inchiesta della procura di Trapani che ha portato agli arresti domiciliari proprio il sindaco. Finito indagato insieme ad altre 24 persone. Tra queste anche io comandante dei vigili, pure lui sottoposto alla misura cautelare in casa. Le accuse, a vario titolo, spaziano dalla corruzione all’abuso d’ufficio ma anche frode in pubbliche forniture e peculato.
Tra Pagoto e Oliveri, secondo i magistrati Matteo Delpini e Rossana Penna, ci sarebbe stato un «palese patto corruttivo». Prima della tornata elettorale del 2018 l’obiettivo, come discusso mentre erano intercettati delle microspie, sarebbe stato quello di organizzare dei servizi di polizia municipale particolarmente morbidi per «evitare di inimicarsi parte degli isolani elettori», si legge in un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Emanuele Cersosimo. Un generale immobilismo che si sarebbe esteso anche all’isola di Marettimo e in alcuni luoghi di Favignana in cui, almeno sulla carta, vigeva un’ordinanza, firmata dallo stesso primo cittadino, che vietava il transito di veicoli e imponeva dei divieti di sosta. «A piazza Madrice – spiegava il comandante al sindaco – sto evitando di farli scrivere, giusto? Facciamo così».
In cambio, stando alle accuse, il comandante avrebbe ottenuto la nomina a responsabile dell’area marina protetta delle Isole Egadi oltre alla stabilizzazione lavorativa a livello contrattuale. Nello schema dei controlli non sempre però le cose sarebbero andate per il verso giusto. Come accaduto il 27 giugno 2018. Quel giorno due vigili urbani stagionali prebdono la briga di fare 40 multe per la mancata esposizione del contrassegno per il parcheggio riservato ai residenti. Fatto che scatena la reazione del comandante e dello stesso sindaco. «Licausi deve andare via – diceva il capo della municipale riferendosi a una vigile – Parliamoci chiaro […] questa ci ha rotto i coglioni, questa è un pericolo pubblico».
Nell’isola però non tutti avevano i paraocchi. Il nodo dei mancati controlli infatti avrebbe suscitato più di una lamentela. Tanto da finire sul tavolo del sindaco durante un faccia a faccia con due assessori, Giovanni Sammartino e Giuseppa Montoleone. In questa occasione secondo i magistrati il comandante dei vigili urbani «affermava con imbarazzo che c’era stato l’accordo per non effettuare i controlli durante la campagna elettorale», si legge nell’ordinanza. «Fino al 10 – diceva il comandante -, tanto siamo tra di noi e lo possiamo dire, c’era stata, diciamo, una tacita consapevolezza».
I mancati controlli sarebbero stati talmente evidenti che gli stessi vigili urbani sapevano di un’indagine avviata dalla guardia di finanza della tenenza di Favignana. E così per placare le lamentele e dimostrarsi apparentemente operativi i controlli a luglio 2018 sarebbero partiti davvero. Anche in questo caso però le cose, secondo l’accusa, non sono andate come previsto. Perché se da un lato la procura ipotizza controlli mirati nei confronti degli sfidanti dall’altro lato mette nero su bianco come gli agenti non sempre sarebbero andati a fondo, con verbali inferiori rispetto a quelli previsti e veri e propri accordi di comodo con gli esercenti per evitare determinate contestazioni. Come sarebbe avvenuto con un imprenditore sprovvisto dell’autorizzazione per la somministrazione di cibi e bevande ma in possesso di quella per il solo asporto. «Il comandante non ha fatto iniziative pesanti – diceva il sindaco all’uomo in una stanza del municipio – e te le poteva fare ogni sera. Tu dovresti andare ogni giorno a pregare alla chiesa che hai a fianco. Ogni sera avete fatto quello che avete voluto».