Soprintendente Panvini rinviata a giudizio per abuso d’ufficio Violenze e minacce a funzionari per tacere rischi archeologici

La soprintendente ai Beni culturali di Catania Rosalba Panvini è stata rinviata a giudizio dal gup del tribunale di Siracusa per abuso d’ufficio, minacce e violenza a incaricato di pubblico servizio. 

Secondo la procura di Siracusa, Panvini, quando era soprintendente a Siracusa, avrebbe avuto atteggiamenti prevaricatori nei confronti di altri funzionari, in particolare il dirigente dell’unità operativa – sezione per i beni archeologici – che sarebbe stato demansionato. La soprintendente avrebbe avocato a sé «tutte le competenze relative al rilascio e al diniego di provvedimenti». Stando a quanto ricostruito dall’accusa, Panvini avrebbe esercitato pressioni anche su un’altra funzionaria, costringendola a firmare una relazione dopo un sopralluogo avvenuto nell’agosto del 2017 nella riserva naturale orientata di Vendicari, in modo che «non fosse menzionato l’elevato rischio archeologico» di alcuni lavori.

Alla soprintendenza di Siracusa dal 2015, la funzionaria regionale arriva a Catania nell’estate del 2018 con alle spalle un lungo curriculum con i casi più discussi da ambientalisti e società civile dell’Isola. Dal Muosalla Rupe di Marianopoli, dalla vallata dell’Irminio al resort di Portopalo. Di fronte alle accuse mosse nei suoi confronti da diverse associazioni ambientaliste, a MeridioNews Panvini aveva risposto: «Ci tengo solo a dire che io sono una delle poche persone con la schiena dritta». 

A Siracusa, l’ultima opera che porta il suo marchio è la struttura nella piazza d’armi del Castello Maniace, nella punta estrema di Ortigia. Un’area – a ridosso del complesso monumentale federiciano – sottoposta a vincolo storico-artistico. Prima di questo, nella provincia aretusea, era stata lei a rilasciare l’autorizzazione per la realizzazione di un resort con 18 suite e un ristorante d’eccellenza nella tonnara di Portopalo di Capo Passero e sull’isolotto con vincolo di inedificabilità assoluta. Progetto poi risultato illegittimo. Lei si era giustificata dicendo in una nota di avere «rilasciato un parere di massima per opere di restauro conservativo delle strutture esistenti, ormai in grave stato di degrado». A portare la sua firma è anche il permesso di lavori sull’area dove c’è il rischio che venga riattivato l’ex poligono di tiro di Punta Izzo, sulla costa augustana. Lavori di «messa in sicurezza», che hanno previsto la chiusura degli accessi principali e la realizzazione di una recinzione. 

Prima di arrivare a Siracusa, per due anni, Panvini è stata soprintendente a Ragusa. Lì avrebbe approvato opere a mare per la difesa dell’erosione marina con scogliere artificiali e frangiflutti; rilasciato un nullaosta per la costruzione a Donnafugata di uno stabilimento balneare amovibile in zona con vincolo di inedificabilità e la ricerca di idrocarburi tramite trivellazioni in terreni agricoli lungo la vallata dell’Irminio e del Pizzillo. Prima ancora, dal 2004 al 2010, Panvini è stata a capo della soprintendenza di Caltanissetta. In quegli anni a far discutere sono l’autorizzazione per un parco eolico nella Rupe di Marianopoli  zona vincolata e sito di interesse comunitario – e il permesso a costruire quello che è stato definito «uno degli ecomostri più brutti d’Italia», un ascensore nella rocca di San Paolino a Sutera. Sua è la firma anche sul nullaosta del 2007 per l’«installazione di un sistema di comunicazioni per utenti mobili (Muos) nel sito radio Navy di Niscemi». 


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