La guerra del boss Ferrante all’ippodromo di Siracusa Gare truccate e richieste ai fantini: «Non mi battere»

«La guerra, ho fatto ieri a Siracusa». Giovanni Ferrante, detto Nanni, parla al telefono con suo zio dei successi della sua scuderia. Una conversazione intercettata che dà agli inquirenti la misura dell’«attivismo del sodalizio mafioso – come si legge nell’ordinanza dell’inchiesta Mani in pasta, che ha portato all’arresto di 91 tra boss, gregari e prestanome – nel settore delle frodi sportive collegate alle gare ippiche di trotto». Due di queste anche all’ippodromo del Mediterraneo di Siracusa, lungo la strada provinciale Spinagallo. 

Tornato in libertà a luglio del 2016, il braccio operativo del clan Fontana di Palermo fa notare subito di avere saputo mantenere la leadership anche durante il periodo di detenzione. Subito si riaccende il suo interesse criminale nel confronti del remunerativo settore delle corse dei cavalli. «Fratello mio, ma ne abbiamo agganci là fuori per compare qualche cavallino sapurito?», chiede Ferrante a Santo Pace (anche lui tra gli arrestati). Gli animali «acquistati a poco prezzo per poi migliorarli», e formalmente intestati alla sua compagna Letizia Cinà, vengono iscritti alle competizioni ufficiali in vari ippodromi d’Italia, tra cui quello aretuseo. 

Una serie di conversazioni intercettate a partire dalla primavera del 2018 evidenziano l’interesse per il settore dell’ippica, «considerato un proficuo terreno per investire e riciclare denaro provento di attività illecita». Da una parte l’acquisto di puledri da corsa, dall’altra «metodiche corruttive e atti intimidatori per alterare una serie di gare ippiche di trotto». Due di questi episodi sono stati accertati anche all’ippodromo di Siracusa. Il primo avviene il 18 giugno. «Figghiozzu, non mi battere la cavalla che la sto giocando io. Alla buona accontentati del secondo». Per quel giorno è in programma una corsa all’ippodromo siracusano e Nanni parla al telefono con il fantino Marco Spina. Gli chiede esplicitamente di farsi da parte in caso di un testa a testa con la sua cavalla. «Parrì, non ti preoccupare», gli risponde il driver senza esitare a piegarsi alla richiesta. «Se la stanno battendo altri cavalli e tu devi vincere, vinci. Se tu stai lottando con la mia, non la battere!». 

E, in effetti, è così che vanno le cose: la cavalla di Ferrante rompe il passo e Spina si aggiudica la vittoria. Insieme a Nanni adesso deve rispondere anche lui di avere tentato di condizionare l’esito di quella corsa, incorrendo in truffa aggravata ai danni del ministero delle Politiche agricole. Altro fantino di cui, quello stesso giorno, Nanni testa la generica disponibilità è Elvis Vessichelli (anche lui finito ai domiciliari). Conferma subito di essere «a pecora entrante» e Ferrante lo rassicura del fatto che ha intenzione di dargli in cambio la giusta ricompensa: «Te la posso offrire una pizza? Ora ti chiamo con un altro numero e mi mandi Postepay e codice fiscale». Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, si sarebbe trattato in realtà di un premio per una corsa precedente perché quel giorno Vessichelli non gareggia. 

Nel secondo episodio all’ippodromo del Mediterraneo – avvenuto il 21 agosto 2018 – è coinvolto anche Pasquale Tanzillo. Leader di un gruppo di napoletani che sarebbero stati in grado di alterare i risultati di alcune corse, don Pasquale è uno con cui Ferrante «è solito scambiarsi favori – ricostruiscono gli inquirenti – per pilotare corse di trotto». È a lui che, in questa occasione, Nanni senza giri di parole chiede informazioni sul fantino Gaetano Di Nardo. «Un’informazione, don Pasquale, ma mi ci posso avvicinare?». La risposta è altrettanto diretta: «Certamente, sì! È stato sempre tranquillo e capisce tutto». Le cose vanno secondo i piani: il cavallo di Ferrante vince la corsa, mentre Di Nardo si piazza al quarto posto. 

Poco più di due mesi dopo, il 30 ottobre, Ferrante parla al telefono con lo zio della gara di trotto che si è svolta il giorno prima a Siracusa. Nelle sette corse previste dal programma, ha schierato ben cinque cavalli vincendo quasi cinquemila euro di premi. «La guerra ho fatto ieri a Siracusa […] Vanno tutti bene […] due secondi, un primo e un quarto. A me ‘sto mese mi sono arrivati quasi 20mila euro». Oltre ai premi gara, per incrementare i guadagni, Nanni fa anche scommesse sulle corse: «Ho preso tremila euro con duecento euro».


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