Etna, futuro presidente assente alle riunioni al Parco Scelta di Caputo destinata a riaccendere polemiche

L’uomo giusto al posto giusto. Nonostante quel posto, pur avendone avuto la possibilità, l’abbia bazzicato poco. Il giorno dopo la notizia della riproposizione di Carlo Caputo a papabile presidente del Parco dell’Etna l’integrazione del detto è necessaria. Il nome dell’ex sindaco di Belpasso già l’anno scorso aveva suscitato malumori non solo tra l’opposizione, ma anche in frange del centrodestra che non avevano digerito la proposta di Nello Musumeci. Una nomina dal sapore eccessivamente politico, buona a suggellare rinsaldare l’alleanza con l’area ex Mpa, che nel 2013 portò Caputo a indossare la fascia di primo cittadino e nominare come vice Giuseppe Zitelli. Quattro anni dopo, approdato all’Ars sotto l’insegna di Diventerà Bellissima, il movimento del presidente. Quei malumori adesso sono pronti a palesarsi nuovamente. 

«La questione che poniamo non è personale, ma di carattere generale – commenta la deputata cinquestelle Gianina Ciancio a MeridioNews -. La legge dice che il presidente del parco debba essere scelto tra persone che si siano distinte nella salvaguardia dell’ambiente e abbiano adeguati titoli culturali o professionali». A riguardo il curriculum di Caputo presentato già l’anno scorso in Regione – dove a inizio 2019 ha trovato posto come collaboratore del deputato questore Giorgio Assenza e poi, a fine anno, è stato preso da Musumeci nel proprio ufficio di gabinetto – campeggia una laurea in Scienze politiche conseguita in una università telematica. Ma più che la formazione in sé, a indisporre il Movimento 5 stelle è un’altra voce che compare nel curriculum di Caputo. «L’esperienza quinquennale nel Consiglio del Parco dell’Etna», aggiunge Ciancio.

Il riferimento non va soltanto al fatto che il posto nel Consiglio del Parco spetti di diritto ai sindaci dei Comuni che fanno parte dell’ente. «Non ci risulta che sia stato molto presente alle riunioni», sottolinea la deputata pentastellata. L’eufemismo è appropriato: dai verbali delle sedute del Consiglio, nel periodo della sindacatura Caputo, si direbbe che il presidente del Parco dell’Etna in pectore non partecipasse alle riunioni. Sull’albo pretorio dell’ente si rintracciano circa 120 verbali, in riferimento a più di una quarantina di sedute: il Comune di Belpasso, quando non assente, risulta rappresentato da delegati del primo cittadino. 

Dal canto suo Caputo ieri sera si è già detto certo della nomina. «Come molti avranno già letto sono stato nominato presidente del Parco dell’Etna – ha scritto su Facebook – Spero di scrivere una nuova pagina d’impegno e contribuire alla buona gestione di questo ente di tutela e valorizzazione. Intendo definire programmi e obiettivi seguendo un metodo di partecipazione e condivisione con tutti gli attori istituzionali e associazioni del territorio, senza guardare interessi campanilistici».

A rafforzare le ambizioni di Caputo e le volontà di Musumeci è stato un pronunciamento del Consiglio di giustizia amministrativa sulla funzione del parere che la commissione Affari istituzionali è chiamata a esprimere quando in ballo ci sono nomine. Il Cga, ricordando che in Sicilia manca ancora una legge che, come previsto dallo Statuto, disciplini i rapporti tra Assemblea e governo regionale, ha esplicitato che il parere dell’organo parlamentare può essere di tipo amministrativo o politico, ma comunque non vincolante. In altre parole – ed era questo ciò che più di ogni altro sperava Musumeci – i deputati non possono mettere il veto alle nomine. Alla peggio se il parere in commissione è negativo, a esprimersi dovrebbe essere l’Ars, ma senza potere di condizionare la scelta del governo.

Ma c’è anche l’ipotesi che la commissione venga direttamente bypassata. La voce è iniziata a circolare ieri pomeriggio, richiamando quanto fatto nel 2017 dal governo Crocetta agli sgoccioli della legislatura con la nomina di Sami Ben Abdelaali all’Ircac. Un’opportunità che deriverebbe dal fatto che oggi Caputo, facendo parte del gabinetto di Musumeci, può essere considerato come un dipendente interno alla Regione.

«Il nostro sarebbe comunque un parere di natura politica, perché per gli aspetti tecnici ci sono gli uffici – chiarisce Ciancio -. Al contempo rivendichiamo il diritto di ragionare su come vengano fatte le nomine, se realmente si scelgono le figure migliori. Purtroppo l’impressione è che si seguano altre logiche anziché pensare alle necessità del territorio». Chi, nel 2018, si era interessato all’Etna portando il tema all’Ars – dove prima o poi dovrebbe arrivare anche il piano territoriale del Parco, ovvero lo strumento di pianificazione atteso da trent’anni – è Zitelli. Pochi mesi dopo essere diventato deputato, l’ex vice di Caputo ha presentato un ddl sulla riperimetrazione del Parco. Rivedendo i confini su base esclusivamente altimetrica: tutto ciò che sta ad almeno 1100 metri sul livello del mare sarebbe rimasto dentro al Parco, il resto trasformato in «area di promozione turistica»

L’obiettivo dichiarato di Zitelli, che in questi anni è rimasto in sintonia con Caputo, è quello di «evitare la completa mummificazione» dell’area dando ai cittadini che vivono dentro al Parco la possibilità «di riappropriarsi del territorio creando lo sviluppo socio-economico che gli consenta di vedere con più ottimismo il futuro». Una nuova fiducia che potrebbe passare – è sempre Zitelli a suggerirlo – anche da un rilancio dell’edilizia, compresa la realizzazione di hotel a cinque stelle, ma che non ha entusiasmato la collega di partito Giusy Savarino che, presiedendo una seduta della commissione Ambiente, si è detta contraria a una modifica dei confini del Parco attraverso un intervento legislativo.

Chissà però che, con la nomina a presidente, Caputo non possa rilanciare la proposta di quello che un tempo fu il suo vice. L’ex sindaco, intanto, come ultima esperienza lavorativa nel settore ambientale ha segnato nel curriculum un’assunzione alla Tekra, per cui Caputo, nella seconda metà del 2019, ha diretto il cantiere a Taormina. La società è una delle più attive nella raccolta dei rifiuti in Sicilia. Con sede legale in Campania, fa parte di una holding che possiede anche la Balistrieri Appalti, ditta che raccoglie i rifiuti a Belpasso dal 2016, dopo avere vinto un appalto settennale da quasi 17milioni.


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