Dopo la visita all'interno del centro da parte del senatore Gregorio De Falco è emersa una «situazione assolutamente insostenibile»: mancano i kit igienici e le persone pranzano all'aperto in mezzo ai cani randagi. «Qualsiasi scontro sarà responsabilità del governo»
Lampedusa, nell’hotspot niente impronte ai migranti «All’interno ci sono il doppio delle persone previste»
«La macchina per le impronte digitali all’interno dell’hotspot non funziona e, in questo modo, non capisco come sia possibile procedere con l’identificazione dei migranti ospiti». La denuncia arriva dal primo cittadino di Lampedusa Totò Martello all’indomani di una visita fatta dal senatore Gregorio De Falco (gruppo misto ex Movimento cinque stelle) insieme all’avvocata Alessandra Ballarini su invito del Forum Lampedusa Solidale che hanno descritto «una situazione assolutamente insostenibile dentro e fuori il centro».
Stando ai conti fatti dal senatore, all’interno del centro di contrada Imbriacole ci sarebbero 182 persone (tra cui sette donne e 21 minori) che «oramai da giorni e giorni sono costretti a vivere in condizioni degradanti in spazi destinati a un massimo di 96 persone». La maggior parte degli ospiti provengono dalla Tunisia e sono arrivati sull’isola autonomamente o soccorsi da guardia costiera o guardia di finanza. «I tunisini – sottolineano dal forum che unisce la parrocchia, la federazione delle chiese evangeliche e alcuni residenti dell’isola – sono preoccupati per i rimpatri e ciò provoca nervosismo e tensione che aumentano col prolungarsi della loro permanenza».
Una permanenza vissuta, peraltro, in condizioni difficili «perché l’ente gestore del centro – lamenta il senatore – non è in grado di fare fronte ai bisogni primari di questi individui: non ci sono i kit completi per l’igiene per tutti i presenti, i telefoni pubblici non funzionano. I pasti vengono consumati all’aperto perché mancano zone destinate alla mensa e alla socialità, mentre cani randagi e malati si aggirano all’interno del centro», riporta De Falco.
Tutto questo mentre, da mesi, il sindaco delle Pelagie smentisce le affermazioni di Matteo Salvini sugli barchi dei migranti. «Continuare ad affermare che i porti sono chiusi è solo un modo per usare slogan utili alla propaganda politica di un governo in continua campagna elettorale», dichiara a MeridioNews Martello. «Per comprendere il livello di attenzione di questo governo nei confronti di Lampedusa, basta dire che questa notte un furgone della polizia, parcheggiato in strada davanti all’hotel in cui alloggiano le forze dell’ordine, ha preso fuoco. Siamo abbandonati a noi stessi e – conclude il primo cittadino – temo che questa sia una scelta precisa per creare il caos e scaricare la colpa su di noi».
A conclusione della visita all’interno del centro, il senatore De Falco ha chiesto al presidente del Consiglio e al ministro dell’Interno di «provvedere immediatamente con qualsiasi mezzo al trasferimento di tutti i migranti ristretti all’interno dell’hotspot in una situazione degradante. Terminato il teatrino intorno alla vicenda della Open Arms, volutamente creato dal ministro per alimentare il suo consenso – conclude – Lampedusa è stata abbandonata. Qualsiasi scontro si consumerà su questo scoglio sarà da imputare esclusivamente all’attuale governo».
Intanto, questa mattina il ministro dell’Interno ha firmato il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque italiane per la nave Eleonore. L’imbarcazione della ong tedesca Lifeline che ieri ha soccorso 101 migranti a bordo di un gommone che stava affondando a 43 miglia dalla Libia. Il provvedimento, stando a quanto riferiscono fonti del Viminale, è già stato trasmesso anche ai ministri della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti.