Il processo è rinviato al prossimo 4 aprile per le conclusioni. L'avvocato di Paolo Cugno rimette in ballo un «incidente stradale in cui il giovane avrebbe sbattuto la testa». Il difensore del figlio della coppia, Domenico Mignosa, afferma che «non ci fu trauma cranico»
Femminicidio Petrolito, difesa vuole tac per ex compagno «Possibile disfunzioni dopo un vecchio incidente stradale»
Un’udienza lunga quella di oggi per il processo che vede imputato Paolo Cugno, il 28enne di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) accusato di avere ucciso a coltellate la compagna 20enne Laura Petrolito, durante la notte dello scorso 17 marzo e di avere provato poi a occultarne il cadavere in un pozzo artesiano di contrada Tradituso, zona di campagna a nord del centro abitato. Lui, come sempre, è stato presente in aula seduto accanto al suo legale, Giambattista Rizza. «Abbiamo dovuto fare una battaglia prima che il giudice accettasse di ammettere come atto del processo una memoria del nostro consulente di parte, Michele Lo Magro, in cui c’è scritto nero su bianco che le perizie psichiatriche non hanno esaminato l’aspetto neurologico del ragazzo».
In pratica, secondo il legale sarebbe necessario fare una tac a Cugno perché «potrebbero esserci disfunzioni a livello cerebrale dovute a un incidente stradale che il mio assistito ha avuto qualche anno fa che gli ha provocato la frattura del femore e in seguito al quale avrebbe anche sbattuto la testa». Il gup Carla Frau, ha accolto la richiesta nonostante l’opposizione del pubblico ministero e delle parti civili. «Risulta in maniera inequivocabile che a seguito di quel sinistro il ragazzo non ha avuto nessun trauma cranico, nemmeno lieve – afferma l’avvocato Domenico Mignosa che è il legale del figlio che Laura aveva avuto con Paolo Cugno – I suoi problemi psicologici erano dovuti all’assunzione di cannabinoidi che, come è stato accertato, è stata interrotta a partire dal 2014».
Il processo con il rito abbreviato condizionato è stato rinviato al prossimo 4 aprile per le conclusioni delle parti. Intanto il 28enne resta nel carcere di Cavadonna dove è sorvegliato a vista. E non c’è il rischio che possa essere rimesso in libertà per il sopraggiungere della scadenza dei termini di custodia cautelare. Quasi un anno fa, i sospetti si concentrarono sin da subito su Cugno che, dopo un lungo interrogatorio confessò ma senza pentimento. Ad attenderlo davanti alla caserma di via Vittorio Emanuele, fino a notte fonda, una folla inferocita.