Sistema Montante, lungo j’accuse di Nicolò Marino Le coperture romane e i rifiuti fulcro di interessi

Una lunga audizione durata oltre due ore e mezzo. L’ex assessore regionale all’Energia e ai Rifiuti, Nicolò Marino, uscito dalla giunta Crocetta sbattendo la porta, è stato ascoltato ieri pomeriggio in Commissione Antimafia all’Ars. Un’audizione secretata in molti passaggi, come evidenziato dallo stesso presidente dell’organismo parlamentare d’indagine, Claudio Fava, a margine della seduta. Quel che però Fava ammette è che lo scenario che audizione dopo audizione si delinea, «racconta di un sistema di potere parallelo assai poco siciliano, sempre più pervasivo dell’intero sistema politico ed economico nazionale». Addirittura «dentro questa vicenda, Montante è un segmento, il più esposto, quello che aveva funzioni più operative, più di raccordo. Ma non è il terminale».

Un sistema «che passa anche da Roma e che da Roma riceve garanzie e coperture. Emerge – sottolinea ancora Fava – che da altri luoghi arrivavano corposi interessi economici che hanno bisogno di trovare nella Sicilia un terreno d’investimento, di stoccaggio, di cittadinanza. E questa stagione di potere parallelo attorno a Confindustria, e non solo a Confindustria, rappresentava un approdo possibile».

Nei giorni che hanno accompagnato l’uscita di Marino dalla giunta Crocetta, sono state molte le accuse che l’ormai ex assessore ha mosso proprio nei confronti di quel sistema, che all’epoca non aveva ancora un nome. «Marino – ammette Fava – ha confermato tutto, ha aggiunto alcune cose particolarmente significative che abbiamo secretato e di cui non possiamo parlare, ma il contesto lo ha confermato ed è un contesto in cui, in una battuta, nessuno poteva non sapere che cosa rappresentassero, all’inizio della stagione di governo di Crocetta, Lumia e Montante in questo progetto di governo parallelo. E nessuno poteva non sapere quali fortissimi interessi si raggrumassero attorno a questa cabina di regia».

«Uno su tutti – sottolinea ancora Fava – che continua a venir fuori da tutte le audizioni è il sistema dei rifiuti, che era un collettore di interessi, di attenzioni, di preoccupazioni, che poi è quello che porta allo scontro frontale con Marino e il governo regionale». Una cosa, secondo il leader del movimento I Cento Passi, che «era nel racconto che ci fanno in tanti, oggi Marino, ieri Musumeci e altri all’interno della burocrazia regionale nelle settimane scorse. Era, diciamo, più un’allegoria che un governo».

Anche Marino avrebbe raccontato di «riunioni di governo parallele alla stanza in cui si riunivano gli assessori, perché altrove si decideva e le riunioni di giunta senza ordine del giorno servivano soltanto a prendere atto». Dove si verificavano queste riunioni parallele? «Sempre a palazzo d’Orleans. Locali diversi, ma il tetto era sempre lo stesso. Con presenze significative degli apparati burocratici». 

Insomma, secondo il presidente dell’Antimafia regionale, «tutto quello che episodicamente si è appreso in questi anni, comincia ad avere una sua corposità, una sua dimensione sempre più comprensibile di sistema. E in questo sistema continua ad esserci conferma che c’era una funzione di governo che era puramente esecutiva, che era affidata a Crocetta, consapevole esecutore, mentre una funzione di raccordo col mondo dell’impresa, e anche una funzione molto avanzata di tutoraggio nei confronti del mondo della politica, era espressa da Montante. La funzione di tenuta complessiva del sistema era affidata a Lumia».

Questi i fatti, almeno quelli riferibili fin qui. Mentre per leggere nero su bianco la relazione conclusiva della Commissione bisognerà attendere almeno fino a gennaio 2019. Intanto quello che filtra dalle parti del cortile della Fontana, a Palazzo dei Normanni, è che nei prossimi giorni potrebbero essere convocati in audizione l’avvocato Antonio Fiumefreddo e il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso.

Secondo il deputato Cinquestelle e componente dell’Antimafia Regionale, Antonio De Luca, infine, quella di Marino è stata l’audizione «più corposa da quando abbiamo avviato questa indagine. Al netto dei contenuti del verbale che sono stati secretati e non mi permettono di entrare nei dettagli, quello che si evince con assoluta chiarezza è che i contatti di quel sistema potrebbero persino avere coinvolto anche qualche esponente dei servizi segreti».

Per De Luca è fuori da ogni dubbio che «si tratti di una vicenda destinata ad interessare confini ben più ampi di quelli siciliani: una prova su tutte è che questo gruppo di potere guardava all’Agenzia nazionale dei beni confiscati».


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