Dissesto idrogeologico, i fiumi e i torrenti più a rischio Via a interventi urgenti, ma servono altri cento milioni

Dal Milicia al torrente Cava, dal Santa Venera all’Asinaro, dal fiume Akragas fino al Salso, dal Fiumefreddo al Belice. Mentre la Sicilia occidentale si prepara a una nuova allerta arancione diramata dalla Protezione civile, ecco che il governo regionale stanzia i primi 12,2 milioni di euro per far fronte all’emergenza idrogeologica, iniziando dagli interventi di pulizia e messa in sicurezza dei letti fluviali. Poco meno di cinque milioni a Catania, tre milioni a Palermo, 1,4 milioni a Siracusa, un milione, rispettivamente, a Trapani e Agrigento, 750mila euro a Messina, 260mila a Ragusa.

I primi fondi, pari a 6,5 milioni di euro e necessari a coprire le spese per i primi 30 interventi, erano già stanziati nella finanziaria regionale, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 maggio. Adesso il governo recupera alcuni fondi da destinare ai nuovi interventi di messa in sicurezza, per tamponare le emergenze maggiori. Gli interventi saranno eseguiti utilizzando il personale stagionale dell’ente sviluppo agricolo (Esa) e dei consorzi di bonifica.

Ma quel che salta agli occhi, nella delibera che destina le somme alla pulizia dei corsi d’acqua maggiormente colpiti dalle alluvioni delle scorse settimane, è quanto si legge nella relazione tecnica che accompagna il documento della giunta, firmata dai dirigenti dei servizi 2 e 3 dell’assessorato all’Energia, Antonino Granata e Aldo Guadagnino, e sottoscritta dal dirigente generale Salvo Cocina. Una relazione che fa il punto sulle somme spese finora (i 6,5 milioni stanziati in Finanziaria) e che sottolinea come «le limitate somme disponibili» non abbiano consentito «il finanziamento dei restanti interventi di somma urgenza e di quelli le cui segnalazioni sono pervenute successivamente all’esaurimento fondi, anche a seguito degli eventi calamitosi del 18-19 ottobre e del 2-4 novembre».

Per questa ragione il dipartimento acque e rifiuti, a cui una delibera di luglio ha assegnato le funzioni di segreteria tecnico-operativa dell’Autorità di bacino, mette nero su bianco che «sulla scorta delle segnalazioni pervenute si è determinato un fabbisogno di oltre 10 milioni di euro per gli interventi di somma urgenza e si stima un fabbisogno di circa 100 milioni di euro per quelli urgenti sul demanio idrico fluviale, il cui programma è in corso di definizione». I fondi per le somme urgenze, in un modo o nell’altro sono stati trovati. Ma il grande tema per il quale sarà necessario l’intervento di Roma restano i 100 milioni di euro per mettere in sicurezza i corsi d’acqua in Sicilia.

Intanto i 260mila euro in provincia di Ragusa serviranno alla pulitura e ripristino del fiume Irminio a Giarratana, mentre in provincia di Siracusa sono previsti interventi nei corsi fluviali di Sortino, Noto, Avola e per i fiumi San Leonardo e Anapo e i torrenti Arancio e Ferla. Nell’Agrigentino un milione di euro servirà per interventi nei corsi d’acqua che attraversano Sciacca, Ribera, Palma di Montechiaro, Menfi, Cammarata, Licata, San Biagio Platani, Agrigento.

I tre milioni destinati al Palermitano copriranno parte degli interventi necessari lungo i corsi d’acqua che attraversano i Comuni di Vicari, Casteldaccia, Mezzojuso, Termini Imerese, Lascari, Lercara Friddi, Gangi, Belmonte Mezzagno, Campofelice di Roccella, San Mauro Castelverde, Palermo, Altavilla Milicia, Termini Imerese

In provincia di Messina, invece, la priorità sarà data ai torrenti Antillo e Santa Venera e ai torrenti del capoluogo, mentre nel Trapanese si interverrà sui fiumi Belice, Delia, Fiumefreddo, San Bartolomeo, Sossio, Birgi, canalotto Molinello, torrenti Forgia, Rocca di Giglio e Lenzi. Nel Catanese, infine, si interverrà sui corsi d’acqua che attraversano Vizzini (fiume Dirillo), Acicastello (torrente Valle grande), Scordia (torrenti Cava e Loddiero), Milo (torrente Cubania), Catania, Ramacca, Mineo, Maniace.


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