Da alcuni giorni è vietato ai mezzi pesanti transitare sul viadotto Cannatello, al confine tra Caltanissetta e Palermo. Ma molti autotrasportatori non accettano di percorrere decine di chilometri in più, salendo sulle Madonie
A19, viadotto a rischio ma i camion continuano a passare «Alternativa imposta da Anas allunga il viaggio di due ore»
Da decenni c’è un pezzo dell’autostrada Catania-Palermo che si percorre solo al centro della carreggiata. Sono i circa quattro chilometri del viadotto Cannatello, tra le uscite di Resuttano, in territorio di Caltanissetta, e Ponte Cinque Archi, già Palermo. Un restringimento imposto da Anas impedisce di occupare le parti laterali del ponte perché la struttura è eccessivamente ammalorata, nonostante sin dal 2010 si discute di risanamento strutturale. Dal 31 ottobre c’è una novità: l’Anas – che gestisce l’autostrada A19 – ha disposto il divieto di transito per i mezzi pesanti superiori alle 32 tonnellate (comprensive di carico). Il motivo, stando alle spiegazioni fornite dall’assessorato regionale alle Infrastrutture dopo un incontro con i tecnici dell’agenzia nazionale, è «una frattura a taglio» sul viadotto. Un problema grave, che però non basta per convincere molti autotrasportatori a rispettare il divieto.
«Anas si è limitata dall’oggi al domani a collocare le tabelle coi divieti – spiega Giuseppe Richichi, rappresentante dell’Aias – senza nessun confronto e dandoci come alternativa un percorso che allunga il viaggio di due ore. Chi viene da Catania dovrebbe uscire a Enna, proseguire per Leonforte, salire a Nicosia, poi prendere la Statale per le Madonie, toccare Gangi, Petralia e riprendere l’autostrada a Tremonzelli. E viceversa chi viene da Palermo. Improponibile, non lo accettiamo. Sono strade in alcuni punti impraticabili, e se si incontrano due mezzi pesanti è finita. E poi stiamo andando incontro all’inverno: su alcune di quelle strade ci saranno neve e ghiaccio».
Un rifiuto secco che però mette a rischio non solo la stabilità del ponte, ma anche l’incolumità pubblica. Giovedì si è tenuto a Palermo, nella sede dell’assessorato alle Infrastrutture, un incontro tra le sigle sindacali, i tecnici Anas e l’assessore Marco Falcone per trovare una soluzione. «È stato accertato, con un sopralluogo seguito alla riunione, – fa sapere l’assessorato – che la strada provinciale 121 è praticabile dai mezzi pesanti in entrambe le direzioni, dunque a doppio senso di marcia, e potrebbe essere la giusta soluzione per ovviare ai disagi della categoria». Più nel dettaglio gli autotrasportatori propongono di usare la strada provinciale 19 e successivamente la 121 che dimezzerebbe i tempi di percorrenza, ma serve un intervento di manutenzione ordinaria per poter permettere a mezzi pesanti di transitare su strade – in particolare la provinciale 19 – abbandonate da anni. Anas precisa: «Verificheremo nei prossimi giorni la possibilità di usare un percorso alternativo». Insomma, l’accordo ancora è tutto da definire. E nelle more che questo avvenga, gli autostraportatori tutti i giorni continuano a transitare sul pericolante viadotto Cannatello.
Anas descrive il problema del ponte come un «riduzione di portanza a causa del rilassamento dei cavi di precompressione». Si tratta cioè di una decompressione del cemento armato, lo stesso fenomeno che è alla base del crollo del ponte Morandi a Genova, dove però si sono aggiunti difetti strutturali in fase di progettazione. «La perdita di compressione dei cavi di cemento armato – spiega l’ingegnere Luigi Bosco – è fisiologica nel tempo fino a una certa percentuale, del 20-25 per cento. Oltre questa soglia, per effetto di ossidazione o altro, potrebbe portare alla rottura dei cavi».
Una situazione rischiosa per cui Anas invita gli autostrasportatori a rispettare i divieti e annuncia maggiori controlli in sinergia con la polizia stradale. «Non vogliamo essere responsabili di nuove tragedie – replica Richichi – ma bisogna trovare velocemente una soluzione condivisa». Intanto gli ultimi interventi per il risanamento strutturale del viadotto sono stati aggiudicati nel luglio del 2017 alla ditta Fip Industriale di Padova, nel frattempo finita in concordato preventivo, che però ha garantito di voler portare a termine i lavori.