Due bagni per 150 persone, riposi e reperibilità sospesi per i militari, e il malcontento perché a prendere le decisioni non è il ministro Danilo Toninelli, a cui spetterebbe questo compito. Per la Camera penale etnea, lo stop all'imbarcazione «non si poggia su nessuna base giuridica»
«Su caso Diciotti, Salvini sta violando la Costituzione» Gli avvocati di Catania contro il ministero dell’Interno
«Una decisione che non si poggia su nessuna base giuridica». È netto il giudizio della Camera penale di Catania in merito a quanto da giorni sta avvenendo al porto etneo, dove la nave Diciotti della guardia costiera rimane attraccata senza avere la possibilità di fare scendere i 150 migranti rimasti a bordo, dopo la concessione di ieri sera del ministro degli Interni, Matteo Salvini, di consentire lo sbarco dei 27 minori non accompagnati. Ed è proprio il capo del Viminale – che da giorni sta monopolizzando la scena politica finendo per attaccare il presidente della Camera, Roberto Fico, e tirare in ballo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello del Consiglio Giuseppe Conte – a essere al centro del comunicato, seppure mai citato, diramato oggi dall’organizzazione degli avvocati. Il tutto nonostante, guardando le norme, a fare da interlocutore con il personale militare a bordo della Diciotti dovrebbe essere il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.
«Questa storia impone una riflessione – commenta a MeridioNews il presidente della Camera penale Salvatore Liotta -. Salvini, carte alla mano, non è il ministro che dovrebbe occuparsi della gestione di questo sbarco. Ci troviamo davanti a una situazione nata da motivazioni esclusivamente politiche, in cui l’aspetto giuridico è messo da parte. Le persone a bordo e l’equipaggio al momento sono privati della libertà di movimento, senza che ci sia un reale pericolo pubblico né un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Il tutto peraltro sta avvenendo in territorio italiano, perché va ricordato che dal momento in cui i migranti hanno messo piede sulla Diciotti è come se fossero in Italia». La Camera penale, in tal senso, ipotizza che la decisione di Salvini di impedire lo sbarco comporti la violazione dell’articolo 13 della Costituzione, che prevede che non sia «ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria».
Il giudizio di Liotta è netto anche nei confronti di chi avanza come giustificazione il fatto che a bordo ci siano persone che, nella maggior parte dei casi, non hanno con sé documenti di riconoscimento. «A maggior ragione tenerli sulla nave non ha senso – replica l’avvocato -. Perché da una parte non si sta concedendo ai migranti di esercitare il diritto di richiesta d’asilo e dall’altra non si stanno avviando le procedure, previste dalla legge, in merito all’identificazione e al respingimento di chi non ha i requisiti per essere accolto».
Nel frattempo resta aperta la questione delle condizioni in cui i migranti e l’equipaggio stanno trascorrendo oramai il terzo giorno sulla nave, a pochi metri dal suolo siciliano, senza però potere scendere. Con le difficoltà che ne conseguono, a partire dall’aspetto igienico-sanitario. I migranti, per esempio, hanno a disposizione soltanto due bagni. Stando a fonti di MeridioNews, negli ultimi giorni a occuparsi della pulizia sono stati gli stessi passeggeri, in un contesto però che inevitabilmente diventa più critico con il passare delle ore. Altro capitolo riguarda la limitazione della libertà del personale militare a bordo: i componenti dell’equipaggio, infatti, sono costretti a rimanere sulla nave per motivi di sicurezza, rinunciando di fatto a quanto spetterebbe loro dopo giorni di navigazione. Ovvero turni di riposo e altri di reperibilità.
Anche se non ci sono voci ufficiali nelle ultime ore, tra il personale non manca chi sottolinea come a dettare la linea sia un ministero che non ha competenza sulla guardia costiera. Sulla liceità di quanto sta avvenendo a bordo della Diciotti si sta occupando la procura di Agrigento, che ha aperto un fascicolo al momento contro ignoti in merito all’ipotesi di sequestro di persona. Su quest’ultimo punto, già ieri Salvini ha ribattuto a distanza al procuratore capo, Luigi Patronaggio, di essere disposto a essere interrogato.