Dopo la bocciatura del Tar alle 38 turbine, alte 136 metri e a due miglia dalla costa, il comitato No Peos esulta. Il soprintendente del mare, che era stato escluso nella valutazione di impatto ambientale, spiega che «non si può investire in settori come cultura, turismo, pesca e agricoltura e poi approvare ciò che rischia di devastarli»
Bocciato il parco eolico a Gela, soddisfatti i critici Tusa: «Ora le nuove trivellazioni passano da noi»
«Di fronte grandi progetti economici a volte anche le stesse istituzioni vengono bypassate, come è avvenuto nel nostro caso». Dopo la bocciatura del Tar al progetto del parco eolico che sarebbe dovuto sorgere nel golfo di Gela, Sebastiano Tusa potrebbe pure togliersi qualche sassolino dalla scarpa. La sua Soprintendenza del Mare non era stata interpellata in merito alla centrale eolica offshore che sarebbe dovuta sorgere nella costa tra Gela, Butera e Licata: una potenza prevista di 137 MegaWatt, 38 turbine alte 136 metri a due miglia dalla spiaggia, l’opera era stata autorizzata nel 2013 dal ministero dell’Ambiente senza che nessuno pensasse di chiedere un parere a chi si occupa di «tutela del patrimonio culturale sommerso che, come dice l’Unesco, comprende anche il paesaggio marino».
Per questo motivo Tusa aveva inviato una diffida alla società Mediterranean Wind Offshore, la srl ligure che avrebbe dovuto realizzare il parco eolico. Oggi, a distanza di quattro anni e con una battaglia giudiziaria che in realtà è cominciata oltre dieci anni fa, la sentenza dei giudici contabili sancisce il coinvolgimento – già previsto dalla legge – della Soprintendenza.
«Per fortuna ora i progetti di nuove trivellazioni sul mare e di nuovi parchi eolici passano da noi – conferma il dirigente -. Voglio ricordare che la zona tra Gela e Licata è ricchissima di reperti archeologici, noti e ancora sconosciuti. Ciò perché quei lidi, e chi li conosce lo sa bene, hanno acque poco limpide. E meno male, perché tra gli anni ’50 e gli ’80 in assenza di controlli quei territori sarebbero stati depredati». Alla sede della Soprintendenza del Mare in via Lungarini oggi però è tempo di festeggiamenti. Sono presenti tutti coloro che si sono battuti contro il progetto sulle energie rinnovabili: vale a dire il coordinamento No Peos (Parco Eolico OffShore). «Qualsiasi parere deve essere dato in base alla conoscenza del territorio – ha ribadito Tusa -. Non si può investire in cultura, turismo, pesca e agricoltura da una parte e poi dire sì anche a progetti che rischiano di devastare questi settori. Quel parco sarebbe stato ostativo della ricerca e anche della ricaduta turistica, se è vero che ad esempio Gela punta a questo campo. Mi addolora che apparati dello Stato siano insensibili a battaglie come questa. Noi comunque non siamo contrari in maniera preventiva a progetti sul territorio. Ciò non vale per l’utilizzo della tecnica airgun nelle trivellazioni: di questa non vogliamo manco discutere, non se ne parla e basta».
La storia del parco eolico offshore e la nascita del coordinamento No Peos (2010) vengono ripercorsi da Salvatore Licata, del comitato Difendi Licata, e dall’assessore del Comune di Butera Silvio Scichilone. Nonostante il parere contrario della Regione Siciliana (con una delibera di giunta), il governo nazionale (epoca Monti) approva il progetto attraverso la Valutazione di Impatto Ambientale. Un accentramento che la stessa sentenza del Tar definisce «eccesso di poteri».
Mentre l’avvocata Chiara Modica Donà Dalle Rose afferma che «non era previsto neanche il problema dello smaltimento delle pale. Anzi – aggiunge la legale – il progetto presentava solamente il palo solamente fino alla soglia della superficie marina, come se la struttura non dovesse poggiare sotto il mare». Per poi specificare che «questa centrale sarebbe stata da apripista per successivi progetti, avremmo avuto un mare zeppo di pale eoliche». Un rischio paventato anche da Emilio Giudice, direttore della riserva naturale del Biviere. «Anche noi non siamo stati interpellati – dice il responsabile Lipu – nonostante quel tratto di mare sia fondamentale per la tratta degli uccelli che ogni anno dall’Africa migrano verso il nord Europa. Non si deve abbassare la guardia. Sullo stesso tratto di mare c’è in ballo anche un altro progetto Enel, che vuol dire Stato, da 300 pale eoliche».