Sarri: «Frocio? Avrei potuto dire democristiano» Figlio del primo presidente della Regione lo querela

Il figlio del primo presidente della Regione siciliana ha querelato Maurizio Sarri. L’allenatore del Napoli aveva insultato il collega dell’Inter, Roberto Mancini, alla fine del quarto di finale di Coppa Italia. «Frocio e finocchio», le parole pronunciate in un impeto di rabbia. Poi, in conferenza stampa, provando a giustificarsi aveva aggiunto: «Ho detto la prima offesa che mi è venuta in mente, gli avrei potuto dire sei un democristiano». Così, il mister toscano, senza saperlo, ha aperto un altro fronte tra i suoi detrattori. Alberto Alessi – segretario della Democrazia Cristiana Nuova, ex deputato Dc, nonché figlio di Giuseppe Alessi, primo presidente della Sicilia e tra i fondatori della Dc – ha presentato oggi una denuncia-querela per diffamazione a mezzo stampa al procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. 

«Non vi è dubbio che il comportamento di Sarri abbia di fatto leso l’appartenenza di coloro che si riconoscono nella Democrazia Cristiana, oltre che a tutti i cittadini che comunque ne riconoscono la valenza sociale, politica e culturale», si legge nell’esposto che continua: «Sarri ha posto a paragone, con evidente atteggiamento denigratorio e razzista, oltre che omofobo, l’essere omosessuale all’appartenenza alla Democrazia Cristiana. Il comportamento di Sarri non lascia dubbio sulla portata denigratoria e offensiva di quanto proferito». 

E poi, a detta di Alessi, si sono messi di mezzo anche i social network e peggiorare la situazione. «Non può non essere trascurato l’impatto che tali affermazioni hanno avuto anche sui social network i quali offrono tangibile dimensione dell’impatto diffamatorio che il comportamento di Sarri ha generato». E puntualizza che la decisione «non è un fatto personale. Ma – precisa – intendo difendere i valori della Democrazia cristiana e di uomini come Sturzo, De Gasperi e non ultimo mio padre». L’allenatore del Napoli, da sempre apertamente uomo di sinistra, al punto che Berlusconi lo scartò perché «comunista», potrebbe ritrovarsi così, oltre che squalificato dalla Coppa Italia, anche costretto a rispondere in un aula di giustizia. 


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