Dopo il via libera della commissione Ambiente manca solo l'ok della Regione che potrebbe arrivare la prossima settimana. Ma l'iter rischia di prolungarsi nei tribunali. Il marchese Di Gresy, che avrebbe voluto costruire un resort di lusso, ha chiesto un risarcimento di 113 milioni e resta proprietario dell'area più bella
Siracusa, la penisola della Maddalena sarà riserva Ma la parte dei privati rischia di restare inaccessibile
Una riserva naturale di fronte Ortigia. Manca pochissimo affinché la penisola della Maddalena, di fronte all’area marina del Plemmirio, diventi una zona protetta. Mercoledì la commissione Ambiente dell’Ars ha dato parere favorevole. L’ultimo passo, il decreto di istituzione della riserva della Pillirina, spetta all’assessore regionale al Territorio, Maurizio Croce, che non ha dubbi: «La prossima settimana provvederemo, questo governo ha fatto di tutto per scongiurare la scadenza dei vincoli, adesso siamo alla fine del percorso». Il riferimento è al vincolo provvisorio di inedificabilità decretato dall’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo della durata di quattro anni, periodo che scade il prossimo 19 luglio e che non sarebbe stato possibile rinnovare. Ma ormai l’iter è giunto al traguardo. Un successo per le associazioni ambientaliste – riunite nel comitato Sos Siracusa – che da anni si battono per la difesa del territorio. Una sconfitta per chi su questo prezioso lembo di terra avrebbe voluto investire costruendo un resort di lusso, il marchese torinese Emanuele Di Gresy. Ma il rischio adesso è che la riserva, per quasi un terzo di proprietà privata, diventi inaccessibile ai cittadini.
Il progetto prevedeva la realizzazione di un albergo da 170 stanze, su una superficie totale di una ventina di ettari e un indotto stimato in circa 300 posti di lavoro. Per realizzarlo, Di Gresy nel 2008 ha acquistato da altri privati circa 60 ettari di terreni per 13 milioni di euro. Una spesa giustificata, in quel momento, dalla destinazione d’uso dell’area, edificabile per fini turistici, secondo quanto prevedeva il piano regolatore generale di Siracusa. Le cose cambiano nel 2011 quando il consiglio comunale approva la cosiddetta «variante della bellezza» che, al fine di preservare la costa, modifica la destinazione d’uso dei terreni in agricola. La Regione successivamente boccia la decisione dell’amministrazione, che in ogni caso adesso viene superata e rafforzata dall’imminente istituzione della riserva. Tuttavia la contesa rischia di prolungarsi davanti alle aule dei tribunali. Il nobile ha infatti chiesto al Comune di Siracusa e alla Regione un risarcimento di 113 milioni di euro e davanti al Tar pendono già dodici ricorsi.
Da fonti vicine alle società del marchese, Elemata Maddalena, fanno sapere di essere pronti a impugnare davanti al tribunale amministrativo anche il decreto di istituzione della riserva. «Con due comunicazioni – dicono – abbiamo sollecitato la commissione Ars a essere ascoltati ma non ce lo hanno permesso. È singolare decidere le sorti del territorio senza voler sentire la controparte». Gli investitori rimandano al mittente le accuse. «Non si è mai vista una speculazione in cui si comprano i terreni come edificabili e si ritrovano con destinazione agricola». Nel progetto originario, Di Gresy aveva annunciato un investimento che si allargava anche a un beach club nella spiaggia della Marchesa a Cassibile e un golf resort a Palazzolo Acreide, ristrutturando un vecchio casale. Il primo è rimasto nel cassetto, mentre si lavora a ritmi lenti al secondo. «Senza il resort a mare, il golf perde appeal», spiegano le fonti vicine alla società. Di Gresy aveva siglato prima un accordo col gruppo Four Season, poi aveva avuto l’appoggio di Aman resort, entrambi tra i gruppi di riferimento del turismo internazionale. Ma, di fronte alle difficoltà, si sono tirati indietro.
Per l’amministrazione Pd di Siracusa e il comitato che si è battuto per l’istituzione della riserva, però, il turismo si può fare ugualmente, puntando su altri fattori. «Una riserva a un chilometro da Ortigia è un attrattore turistico formidabile. Abbiamo salvato l’ultimo tratto di costa senza villette», spiega Fabio Guarnaccia, di Sos Siracusa che ha lanciato una petizione a sostegno della riserva, firmata anche dal premio nobel per la pace 2006, Muhammad Yunus. Guardando al futuro, il primo passo sarà scegliere l’ente gestore. Comune e comitato chiedono che venga assegnata all’Area marina protetta del Plemmirio. «È una richiesta coerente e che condividiamo – spiega l’assessore regionale Croce – ma, essendo un ente non regionale, si dovrà comunque passare da un bando pubblico che avvieremo nel 2016 per tutte le riserve di nostra competenza». La scommessa più importante è ampliare l’attrattiva turistica e migliorare i servizi. «Ci sono tanti progetti rimasti in questi anni nel cassetto – aggiunge Guarnaccia – come la pista ciclabile e la promozione della riserva nei circuiti turistici. Bisogna rendere quel posto più accessibile e tenerlo pulito, finora abbiamo lottato per difenderlo, adesso passeremo alla valorizzazione».
Proprio a proposito dell’accessibilità del sito, rischia di consumarsi la battaglia più difficile. Dei 160 ettari che formeranno la riserva, circa 60 rimangono di proprietà del marchese Di Gresy. Che appena un mese e mezzo fa avrebbe ricevuto dal Comune la licenza edilizia per la messa in sicurezza dell’esistente. Nei prossimi giorni dovrebbero dunque iniziare i lavori di ripristino dei muri a secco, dei cancelli e delle recinzioni. Il rischio concreto è che una parte importante della penisola della Maddalena rimarrà comunque non fruibile a cittadini e turisti. Servirebbe una conciliazione tra pubblico e privato, ma il clima di guerra aperta complica al momento qualunque accordo. Il comitato Sos Siracusa non sembra preoccupato dal possibile nuovo braccio di ferro. «Per legge devono garantire l’accesso al mare che rientra nell’area protetta del Plemmirio», precisa Guarnaccia.
Lo scorso aprile la Camera di commercio ha avanzato un’ipotesi di mediazione. «Partendo dal presupposto che per noi l’istituzione della riserva è una buona notizia – spiega Pippo Gianninoto, vice del presidente Ivan Lo Bello – ci chiediamo: deve essere utile ai cittadini e portare lavoro o no?». La proposta per risolvere quello che definisce «un gigantesco ginepraio giuridico» era siglare un accordo di programma tra pubblico e privato che prevedeva «l’istituzione della riserva, la concessione al pubblico da parte di Di Gresy per 99 anni della parte più bella, fino a 300 metri dal mare, attualmente di sua proprietà e la costruzione del resort a una distanza di 620 metri dal mare su una superficie ridotta e un numero di stanza inferiore, 50 anziché 170». Proposta che non ha ricevuto l’interesse dell’amministrazione comunale e che ormai non appare più percorribile. Ma la battaglia nei tribunali è appena cominciata.