Il presidente della Regione continua a ventilare l'idea di voto anticipato, potrebbe essere l'ennesimo bluff o un modo per creare scompiglio, costringendo tutti a uno sprint a perdifiato verso la composizione delle liste
Le dimissioni come ultimo colpo di coda di Musumeci? Miccichè: «Un election day ci metterebbe in difficoltà»
«Ci sto pensando». Il presidente della Regione Nello Musumeci ragiona sulla possibilità di rassegnare anzitempo le proprie dimissioni per poter così anticipare la data del voto delle elezioni regionali, che si potrebbero dunque accorpare a quelle nazionali. Tutto in un giorno, il 25 settembre. Ma cosa succederebbe se, come anticipato scherzando – ma neanche troppo – dal presidente dell’assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, «Musumeci si dimetterà venerdì»? Lo scenario è ben più articolato di quanto non possa sembrare.
Il presidente della Regione, da par suo, continua a ventilare la possibilità con insistenza. In realtà non c’è troppo da fidarsi, visti i precedenti: dall’azzeramento via social della Giunta al passo di lato nella candidatura che era più una provocazione che altro. A convincere Musumeci potrebbe pensarci la fuga in avanti proprio di Miccichè, suo principale avversore interno, che ha preannunciato a chiare lettere: «Se non si riunisce il tavolo con gli alleati per decidere il nome del candidato alla presidenza della Regione entro poco tempo, candido Stefania Prestigiacomo». Un nome, quello dell’ex ministra, che ha preso quota con prepotenza nelle ultime giornate: «Con la Lega il rapporto è ottimo – dice ancora Miccichè – Ma se vogliono che rinunci a Prestigiacomo devono portarmi un nome che sia alla sua altezza, cosa che vedo comunque difficile».
Ma in che modo le dimissioni anticipate di Musumeci finirebbero con sfavorire il centrodestra? La risposta la fornisce ancora una volta Miccichè: «Votare regionali e nazionali in un giorno ci penalizzerebbe. Il fatto che la gente debba votare nello stesso momento sia per un partito regionale, che per uno nazionale, potrebbe vederci sfavoriti». Il riferimento è al fatto che per un partito come Forza Italia, ancora vivo e scalciante a livello locale, ma piuttosto in calo sul piano romano, dovrebbe di fatto quasi rinunciare alla possibilità di difformità tra i due voti, quasi per una sorta di condizionamento psicologico.
La mossa di Musumeci potrebbe inoltre, almeno nelle intenzioni, favorire il gioco del presidente uscente, che sulla sua ricandidatura è al lavoro da tempo, nonostante il coordinatore di Forza Italia abbia prontamente ribattuto a questa ipotesi con un secco: «Siamo pronti in due settimane». Più o meno il tempo – risicatissimo – a disposizione per comporre le liste e presentarle. Un intralcio che colpirebbe ugualmente più o meno tutti, tranne il Partito democratico, già pronto con la sua di lista e con quella che sosterrà la candidata Caterina Chinnici, che tuttavia non sa se potrà contare sull’appoggio del Movimento 5 Stelle, loro sì – visti anche i loro meccanismi di scelta dei candidati da piazzare in lista – penalizzati da un’elezione immediata.