Il leader di Cento passi da Catania lancia l'allarme anche sul perimetro. Tranquilli da par loro Anthony Barbagallo (Pd) e Nuccio Di Paola (M5s), che pure non esclude aperture: «Si candida chiunque voglia sottoscrivere il regolamento»
Fava teme l’ombra dei salotti romani sulle primarie siciliane «Sotto attacco da chi punta a un trasversalismo malato»
«Nessun problema. Annunceremo come si vota, le registrazioni e il metodo». Parole di Anthony Barbagallo, segretario regionale del Partito democratico, che non vede nessuno stravolgimento nel programma della conferenza stampa congiunta prevista tra poche ore e non appare affatto preoccupato da quanto detto da uno degli attori principali della coalizione del fronte progressista, Claudio Fava, che a Catania ha parlato di «attacco frontale nei confronti delle primarie» per decidere il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione. Una preoccupazione che non tange nemmeno il referente siciliano del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, che dichiara di non avere conto delle preoccupazioni di Fava.
A tenere in ansia il leader dei Cento passi c’è, neanche a dirlo, l’ennesimo cantiere imbastito per l’allargamento dell’ormai famoso perimetro di coalizione, parlando di forze pronte ad accettare anche di «costruire un perimetro, anche il meno virtuoso» pur di arrivare alla vittoria . «È possibile che di fronte a un’operazione che ha questa forza e di questa bellezza, che toglie allo strapuntino romano il compito di decidere lì quali dovrebbero essere gli assetti elettorali in Sicilia, dobbiamo di nuovo immalinconire tutto questo dicendo “beh, ragioniamo, magari ci prendiamo un pezzo di Forza Italia, forse apriamo uno spioncino a Raffaele Lombardo, cerchiamo di fare una cosa furba e saggia, moderna, nuova, un trasversalismo che dà un senso delle virtù perdute“, pensando che gli elettori vogliano questo?» dice Fava, che pure aveva aperto la porta a un’eventuale intesa a forze moderate e compatibili con il lavoro d’opposizione fatto ai danni del governo Musumeci in questi anni, tra cui anche Italia Viva. Ma il riferimento potrebbe essere alle voci che vorrebbero il recinto progressista, specie dopo i risultati poco lusinghieri di Palermo, pronto ad accogliere anche ben altre forze, magari meno coerenti con la visione di una coalizione che è pur sempre tendente a centrosinistra.
Un’ipotesi rigettata a parole dal Partito democratico, Che pure già in passato – pare – abbia anche dialogato in questo senso con parti disposte al confronto di Forza Italia, ma non del tutto da Di Paola, che puntualizza: «C‘è un regolamento, chiunque vuole partecipare può farlo, purché si riveda nella carta dei valori. Insomma, si deve rivedere nel campo progressista». In ogni caso le regole delle primarie sono scritte nero su bianco, sono state approvate da tutta la coalizione e così saranno presentate. «Noi in questo istante ci troviamo di fronte a un attacco frontale contro le primarie – attacca ancora Fava – Un attacco che non arriva dalle parti politiche che parteciperanno, ma da altri luoghi. Perché se il candidato viene dalle primarie, quindi è fuori da qualsiasi controllo che non sia quello democratico degli elettori, rischi di trovarti con candidati che non potranno mai essere gestiti, ma non perché siano particolarmente cocciuti o rigidi, ma perché pensano che questa trasversalità malata per cui tutti dobbiamo essere attorno alle funzioni di governo, sia una delle cose che ha ucciso la politica in Sicilia. Non so se ci arriveremo a questa conferenza stampa. Quella in palio è una posta alta».
Secondo il leader dei Cento passi, candidato alle primarie, anche in questo caso ci sarebbe «una questione morale: capire come la coerenza, come la verità, sia un tema che dobbiamo recuperare. La politica 30 anni fa non era forse migliori, ma se qualcuno fosse passato dal Partito comunista al Movimento sociale italiano ne avrebbero scritto i giornali di tutta Europa, perché sembrava una cosa contro natura. C’erano anche dei galantuomini nel Msi, non si tratta di avere un pregiudizio sul piano personale o umano, si tratta di avere una contraddizione in termini sul piano politico. Oggi tutto questo è considerato come una consuetudine che si può accogliere serenamente. E oggi siamo vittime di questa consuetudine». Intanto il prossimo 23 giugno è prevista la direzione del Partito democratico, da cui uscirà verosimilmente il nome del candidato Dem per le primarie, che secondo il totonomi potrebbe essere l’europarlamentare ed ex assessora di Raffaele Lombardo Caterina Chinnici, anche se non si escludono sorprese.
E proprio su Chinicci si è aperta una polemica dopo le parole di Rosario Filoramo, segretario Pd della provincia di Palermo. Quest’ultimo durante un vertice del partito ha detto che «il Pd deve candidare un suo dirigente politico. Non è più il tempo per candidare i parenti delle vittime di mafia». Parole a cui ha replicato Fava attraverso un post Facebook: «Siamo ancora ostaggi – scrive – di una sottocultura politica che considera i familiari dei morti di mafia una categoria antropologica, una specie di riserva indiana, donne e uomini segnati a vita da una lettera scarlatta. Un pensiero osceno, non trovo altre parole. A Caterina Chinnici tutta la mia solidarietà».