Art 36 dello Statuto, l’Ars si intesta la battaglia. La parola ora passa a Roma

L’Ars ha detto la sua. Ora la parola passa al Parlamento nazionale e questo non fa sperare nulla di buono. Parliamo dell’approvazione della legge voto sulla modifica del comma 2  dell’articolo 36 dello Statuto siciliano. Un provvedimento portato in Aula da Michele Cimino, deputato del movimento ‘La voce siciliana’,  che ha trovato un sostegno unanime e trasversale nella seduta di martedì scorso.

In ballo ci sono tra i 6 e i 9 miliardi di euro l’anno di imposte che dovrebbero finire nelle casse regionali. Ma, purtroppo, trattandosi di una modifica statutaria, ed essendo lo Statuto parte della Costituzione, serve il placet romano, che, senza una battaglia dei nostri parlamentari nazionali, difficilmente arriverà.

Lo spirito della proposta di legge è il seguente: finora lo Stato italiano ha applicato quelle parti dello Statuto che più gli hanno fatto comodo. Come il comma 2 del suddetto articolo secondo cui sono riservate allo Stato le imposte di produzione e le entrate dei monopoli del tabacco e del lotto.  Nulla da fare invece per l’articolo 37, secondo cui le imprese che hanno stabilimenti produttivi in Sicilia, ma sede legale altrove, devono pagare qui le imposte. La musica è sempre la stessa: quando si tratta di incassare il Governo nazionale riconosce valenza costituzionale allo Statuto e incassa. Quando ad incassare dovrebbe essere la Sicilia, lo Statuto non vale più. Una storia (di incostituzionalità) che va avanti da più di 60 anni. E che, ogni tanto, l’Ars, prova a rettificare. Come in questo caso. Con la proposta di legge si chiede di prevedere che anche le imposte di produzione vadano alla Sicilia:

“Veramente molto strano pensare che questo nostro Statuto, per tanti articoli, non è mai stato attuato, ed esempio ne è l’articolo 37, l’articolo 38, così come anche la partecipazione del Presidente della Regione nel Consiglio dei ministri quando si discute di  problematiche attinenti la Sicilia, però in una norma, in un inciso che è l’articolo 36, comma 2, che  riserva le imposte dei siciliani nel bilancio dello Stato ha trovato, negli anni, sempre pienissima  applicazione contro, di fatto, i voleri e la dignità del nostro stesso territorio” ha dichiarato Cimino, relatore del disegno di legge in questione. Gia’ nella passata legislatura la legge-voto ha avuto suffragio unanime da parte dell’Ars, ma il Parlamento nazionale dell’epoca non ha neanche avuto la sensibilita’ di mettere l’argomento all’ordine del giorno.

La proposta di legge voto di revisione statutaria, approvata martedi’ pomeriggio- spiega Cimino-  intende attribuire alla Regione siciliana ed al proprio bilancio il gettito delle imposte di produzione, attualmente riservato al bilancio dello Stato – dice – In questo modo, noi riusciremmo ad attivare quel principio della territorialita’ dell’imposta ed il principio di vera applicazione ed attuazione dei principi propri del federalismo fiscale.  Un rilevante passo avanti e’ stato compiuto, adesso tocca al Governo nazionale, cassare questa norma, una norma truffa che negli anni ha dirottato alle casse dello Stato risorse togliendole allo sviluppo di quest’Isola. Stiamo parlando di circa 9 miliardi per ogni anno”.

Come detto, il provvedimento, a Sala d’Ercole,  ha riscontrato un sostegno unanime. Su 49 presenti, tutti hanno votato a favore. Bisognerà vedere adesso se i deputati cominceranno a fare pressing sulle segreterie dei loro partiti affinché il Parlamento nazionale metta all’ordine del giorno il provvedimento. Si tratta di un passaggio importante, che conferma, a nostro avvisto, la crescente consapevolezza dei parlamentari in tema di prerogative siciliane e di diritti negati alla nostra Isola. 

Gli interventi che si sono susseguiti in Aula lo rivelano. Vale la pena leggerne qualcuno:

Nino D’Asero (NCD): “Noi in questa sede abbiamo detto che particolarmente sugli articoli 36, 37 e 38 deve esserci una particolare attenzione in rapporto con la relativa mozione che abbiamo presentato sull’articolo 37,  che vede ancora una possibilità di risposta del Governo nazionale il quale si è riservato di darci, e ciò  non può sicuramente essere realizzato con un impegno finanziario che dà all’articolo 37 e toglie le  risorse all’articolo 38. Ciò significa un gioco di prestigio che noi intendiamo contestare ed intendiamo per questo invitare il Governo regionale perché nel tavolo tecnico Stato-Regione possa far valere le ragioni di  un impegno che lo Stato deve onorare nei confronti della Regione siciliana. Per quanto attiene invece a questo disegno di legge , si avverte  sicuramente la necessità di un forte impegno da parte di tutto il Parlamento siciliano, perché su un problema di entrate tributarie si abbia la possibilità di realizzare una giusta opportunità per il nostro  territorio facendo sì che sia sul problema delle accise che sul problema della compartecipazione ai  tributi si trovi una regolamentazione che porti a mettere un punto fermo e a creare una condizione di  futuro con criteri certi, al fine di risolvere una volta e per tutte questo nostro contenzioso con lo Stato in modo di ottenere quelle giuste spettanze che ci devono essere riconosciute”.

Marco Falcone (FI):  “Oggi, da qualche anno dobbiamo dire, la Regione siciliana interviene nel concorso alla finanza pubblica, sopportando un onere di circa un miliardo di euro l’anno, cioè siamo passati da una finanza derivata – cioè la Sicilia che costituiva il proprio bilancio da una finanza derivata dai trasferimenti nazionali – ad un sistema in virtù del quale è la stessa nostra Regione che sostiene il patto di bilancio nazionale, cioè l’indebitamento nazionale viene sostenuto anche dalla nostra Regione siciliana. Noi dobbiamo rivedere l’intero rapporto finanziario che è a capo dei negoziati fra la Sicilia e il Paese Italia, il Governo centrale, e lo dovremo fare di lì a breve anche per fare la prossima manovra finanziaria che è stata annunciata dal Governo, ma ancora non l’abbiamo. Con questa legge, ritornando all’argomento ed al tema, vogliamo impegnare il Parlamento nazionale a rivedere i rapporti con la Sicilia e lo vogliamo fare senza chiedere alcunché di diverso rispetto a quelli che sono i nostri sacrifici. Le aziende che sono venute qua, è stato detto nel passato, hanno violentato, hanno mortificato, hanno aggredito il nostro territorio, noi non vogliamo utilizzare tutta questa retorica, ma diciamo che le aziende che producono qua in Sicilia devono pagare, devono lasciare in Sicilia le imposte di produzione, stiamo dicendo di applicare correttamente il federalismo fiscale, applichiamo correttamente la responsabilizzazione fiscale e finanziaria secondo cui ogni territorio deve spendere in base a quanto introita, ma questo introito deve arrivare anche dalle imposte che devono essere riscosse dal proprio territorio. Questo è un disegno di legge, sebbene di legge voto, intelligente, interessante che dovrebbe vedere tutti i nostri parlamentari nazionali impegnati, lo dirò già domani sera al nostro coordinatore regionale, il senatore Vincenzo Gibiino, di essere a capo di questa battaglia”.

Pippo Gianni (Pid- Cantiere popolare) : “All’onorevole Cimino dico grazie per aver ripensato a questo disegno di legge e chiedo a tutti noi e a lei Signor Presidente Ardizzone di inviare una lettera a tutti i deputati e i senatori eletti in Sicilia perché si facciano carico di fare per conto nostro e anche per conto loro una battaglia che certamente servirà a fare uscire questa Regione dall’agonia e dall’asfissia in cui si trova. Signor Presidente, solo una sottolineatura ed una attenzione. Questo disegno di legge, questo articolo 36 da solo vale almeno sei miliardi l’anno, così come l’articolo 37, se, come si prevede, a Commissione paritetica insediata Stato-Regione, entro due anni, riusciamo a fare in modo che le simmetrie degli interventi tra lo Stato e la Regione siano poste in essere, certamente riusciremo infine nell’intento, anche per evitare una delegittimazione che io colgo nell’aria in maniera molto chiara, tutto quello che sta avvenendo in queste ultime settimane la dice lunga sul tentativo di azzerare questa Assemblea”. 

Antonio Venturino (Gruppo misto):  “E’ dal 1946 che in quest’Aula si dibatte su questo articolo 36, sono passati più di sessant’anni e siamo ancora oggi a parlare se e come agire per mettere in atto un articolo, il 36, che ci darebbe la possibilità di superare problemi economici che sono sotto gli occhi di tutti e che non più tardi di due settimane fa hanno visto addirittura bocciare per la maggior parte la Finanziaria di questo Governo. Per cui credo che sia arrivato il momento, questa sera, da parte di tutti quanti, di votare e di fare in modo che a Roma i nostri referenti si facciano carico e non si corra alcun rischio. Leggevo nella relazione presentata dall’onorevole Cimino che già nella passata legislatura si era portato avanti un ragionamento che poi è stato impedito perché nel frattempo era finita quella egislatura e quell’iter rimase bloccato; bisogna intervenire in fretta. A tal proposito, signor Presidente, le preannuncio la presentazione di un ordine del giorno da parte mia, dell’onorevole Cimino  dell’onorevole Gianni, che impegna il Governo a far in modo che, il decreto di cui si è tanto parlato, e sto parlando del decreto del 13 dicembre del 2013, il decreto firmato dal Direttore Generale dell’Economia, possa avere immediata attuazione e non aspettare il 2016, se poi ci sono delle cose che vanno chiarite, nel frattempo, si potrà anche, perché no, provvedere ad un 50% e poi magari a compensazione, quando nel 2016 entrerà in vigore tutto quanto, si vedrà come fare un conteggio totale, però bisogna fare in fretta”.

Di Giacinto (Il Megafono): “Dobbiamo pur ricordare però che questa è una legge voto, non è che stasera approvando questo disegno di legge significa che risolveremo tutti i problema della Sicilia, sappiamo che questo articolo vale diversi miliardi e che probabilmente risolveremmo veramente i problemi della Sicilia e ci auguriamo che tutti in questi Parlamento voteremo favorevolmente a questo disegno di legge, ma che poi i nostri parlamentari siciliani, che ci rappresentano al Parlamento, che poco hanno fatto fino ad oggi rispetto all’articolo 36, anzi dico nulla hanno fatto rispetto a questo riconoscimento alla nostra Terra, mi auguro che trovino quel pizzico di orgoglio ciò che è suo diritto”.

Bernadette GRASSO (Grande Sud):  “Anche se si tratta, una volta approvato, di una legge voto sicuramente importantissima perché rivendica quello che spetta alla Sicilia proprio nell’attribuzione della territorialità dell’imposta. Ma è importante anche perché per troppi anni, per troppo tempo, c’è stato uno scollamento fra la Regione Siciliana e, purtroppo, lo Stato, come se, in Sicilia, non avessimo dei parlamentari, dei deputati eletti che, mi aspettavo in questi anni, avessero con forza difeso quelle che erano le prerogative di una Regione che oggi più che mai sta morendo e che invece, ahimè, sembra che una volta varcato lo Stretto abbiano dimenticato quali sono invece i problemi di questa Terra. Perché dico questo? Perché la mancata applicazione di tutti i decreti attuativi subito dopo l’applicazione dello Statuto siciliano dimostrano che non c’è stata una vera volontà politica.

TANCREDI (M5S):  “Colgo l’occasione per fare i complimenti all’onorevole Cimino per questo disegno di legge perché permette, secondo noi, secondo il mio Gruppo, di mettere sotto la piena attenzione quella che per noi, e per noi, personalmente, è particolarmente importante, cioè l’attenzione alla piena applicazione del nostro Statuto che, in un momento di enorme difficoltà per la nostra Regione, potrebbe, di fatto, nel medio periodo, dare dei grandi risultati alla Sicilia in termini di ripartenza. Una ripartenza che, in questo momento, ci viene negata da tutta una serie, di fatto, di inadempienze che, come quando ci sono i tagli nelle finanziarie, in punta di diritto, altrettanto dovrebbe essere chiaro che l’applicazione dello Statuto ci permetterebbe di avere risorse che, in questo momento, non riusciamo ad ottenere. Come Movimento Cinque Stelle, quindi, crediamo che questo disegno di legge sia un primo passo importante per rimettere sotto l’attenzione il fatto di portare quell’orgoglio siciliano che ci permette di avere una rivendicazione di quelli che sono i nostri pieni diritti che, da troppo tempo, vengono calpestati. Peraltro, tengo a sottolineare un discorso che, secondo me, è fondamentale perché, personalmente, comincio a trovare intollerabile questo continuo attacco nei confronti della nostra peculiarità siciliana perché, spesso e volentieri, il nostro Statuto siciliano è stato quasi considerato come se per noi fosse una palla al piede, un qualcosa che, se fosse stato possibile togliere, sarebbe stato meglio per la nostra Regione. Credo che non ci sia niente di più falso e rivendichiamo con forza questa nostra specialità, perché la Sicilia non ha nulla da invidiare a nessun’altra Regione, anzi, ha tutti i presupposti per poter ripartire”.

Santi Formica (Lista Musumeci):  ” Questa norma, quindi, ha un’importanza straordinaria; purtroppo, è una norma che dovrà passare dalla tagliola della riforma costituzionale e, così come nella legislatura passata ci avevamo provato, poi si è interrotta la legislatura, come spesso avviene, il percorso si è interrotto. Speriamo che questa volta abbia maggiore fortuna, ma soprattutto noi tutti dovremmo sollecitare i nostri rappresentanti in Parlamento nazionale, di tutte le componenti politiche, perché ci sia una rapida approvazione dei vari rami del Parlamento, le quattro approvazioni che dovrà avere in tempi rapidi e ragionevoli e su questo dovremo continuare a vigilare perché, ripeto, dalla modifica di questo piccolo inciso della Carta Costituzionale dipende la fine dei nostri atavici problemi di bilancio e l’inizio di un percorso che responsabilizzandoci in maniera totale rispetto alle risorse che ci spettano, ci potrebbe consentire, anzi, ci consentirà con certezza, di scegliere quale programmazione fare, di scegliere quale sviluppo dare alla nostra Terra, senza il cappio al collo del trasferimento delle risorse da Roma. Attuando, infatti, la Costituzione Italiana ed il nostro Statuto siciliano, finalmente, saremmo pienamente autonomi e avremmo una corrispondenza tra la declamata autonomia da un lato con l’effettiva capacità di utilizzo delle risorse che ci provengono da quella autonomia. Anch’io, quindi, sono contento per l’approvazione rapida di questo disegno di legge di modifica dello Statuto. Mi auguro, e faccio appello a tutte le forze politiche, perché vigilino a Roma affinché velocemente Roma si occupi dell’approvazione; altrimenti, non abbiamo fatto nulla, così come non abbiamo fatto nulla in passato”.


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