Ars, una Finanziaria schiava di Roma. Falcone: “Per i Comuni sarà un massacro”

La situazione è grave ed è anche seria.  Ormai se ne sono accorti tutti. Le anomalie del Bilancio e della Finanziaria regionale 2014 sono talmente pesanti da mandare in tilt i lavori parlamentari. Oggi l’Aula ha rinviato tutto a martedì prossimo. La seduta si è aperta con il monito del Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, sulla necessità di dare certezze alle cifre: “Prioritaria ed essenziale è la necessita’ di un esame rigoroso delle entrate iscritte in bilancio sulla base di una relazione tecnica che espliciti in maniera analitica e puntuale criteri di quantificazione e fondatezza delle previsioni, integrando le indicazioni di massima contenute nella relazione tecnica depositata dal governo”.

Il tema principale è quello degli accantonamenti tributari imposti dallo Stato. Noi lo denunciamo da settimane. Adesso i nodi sono arrivati al pettine di Sala d’Ercole e lo denunciano pure i parlamentari dell’opposizione:  non si può pensare di consentire al Governo nazionale di togliere dal Bilancio 2014 della nostra Regione 700-800 milioni di euro. La Sicilia, gli enti locali, i siciliani non sono nelle condizioni di reggere questa ‘botta’.  Né se si possono prevedere entrate ‘ballerine’ per coprire lo scippo. Il quadro è esplosivo, come ha sottolineato in questa intervista anche il deputato del Movimento 5 Stelle, Sergio Tancredi in questa intervista.

E come ha denunciato oggi in Aula, il relatore di minoranza, Marco Falcone.  Il quale ha tradotto dalla teoria alla pratica questa imposizione che il Governo Crocetta sta accettando supinamente: “Per i Comuni siciliani sarà un massacro”.  Nella relazione letta in Aula dal parlamentare di Forza Italia si punta il dito contro l’atteggiamento passivo dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi e del Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta dinnanzi ai diktat romani, evidenziando le contraddizioni di norme fondamentali per la tenuta dei conti siciliani.

Qui sotto  uno stralcio dell’intervento di Falcone che vale la pena leggere per inquadrare bene i termini di una questione che vede contrapposti da un lato gli interessi (e la sopravvivenza) degli enti locali e dei servizi per i siciliani, dall’altro l’esigenza romana, rappresentata in Sicilia dall’assessore Bianchi, di fare quadrare i conti dell’Ue costi quel costi alla Sicilia:

“L’ultima finanziaria nazionale ha previsto una minore devoluzione di somme nei confronti della Regione siciliana. Alla luce di questa necessità che è quella di contribuire alla finanza pubblica, la Regione siciliana avrebbe necessità di far fronte concretamente a questo dettato legislativo.

Un dettato legislativo che impegna la Regione siciliana per l’anno 2014 a minori trasferimenti per 947 milioni di euro. Al contempo, un concorso alla contabilità nazionale che impegna la Regione siciliana ad ulteriori 106 milioni di euro sulla scorta dell’ultima Finanziaria nazionale. Queste norme non sono norme di poco conto, sono norme che hanno immediata applicazione nel Bilancio e per la Regione siciliana. Sulla scorta di questo, abbiamo avuto una riscrittura dell’articolo 4, i cosiddetti accantonamenti tributari. Una riscrittura che prevedeva un accantonamento prima di 400 milioni di euro più altri 160. Successivamente, durante l’esame in Commissione, questa norma è stata riscritta e si mette a fronte dei 947 milioni di euro (in realtà sono un 1 miliardo e 53 milioni con la nuova Finanziaria), un minore contributo di appena 148 milioni di euro.
…Alla fine, chiudiamo una partita con appena 438 milioni di euro a fronte, invece, di una necessità di 1 miliardo e 53 milioni di euro”.
La Regione si può sempre rivolgere alla Corte costituzionale: “Abbiamo anche dei procedimenti in corso – ha detto Falcone – ma è altrettanto vero che con questa Finanziaria, per la prima volta nella storia, rischiamo di non dare la certezza legislativa alla Regione siciliana”.

“Spiego il motivo- ha dichiarato Falcone in Aula-.  Mentre, fino a ieri, le norme che facevamo avevano un valore concreto di immediata efficacia, quest’anno stiamo intervenendo sui minori trasferimenti che dovrebbe applicarci lo Stato. E  siccome il prelievo erariale lo Stato lo fa direttamente tramite l’Agenzia delle Entrate, il rischio è che noi possiamo anche prevedere zero da dare allo Stato, tanto lo Stato riterrà questa Finanziaria quest’anno carta straccia, per cui dice: intanto il prelievo io te lo applico alla fonte, tramite l’Agenzia delle Entrate, per cui una parte dell’Irpef o dell’Irap o dell’IVA non te la trasferisco: quindi la tua norma rimarrà carta straccia, per cui la tua norma diventa una Finanziaria a contabilità posticipata, cosa che ci imporrà domani di incorrere a una manovra che sarà di lacrime e sangue”.

“Salvo che questo Governo – ha aggiunto Falcone – non abbia l’autorevolezza per poter andare a Roma e contrattare nuovamente le postazioni di riduzione di minore derivazione nei confronti della Regione. Ci saremmo aspettati, assessore Bianchi, una relazione aggiuntiva – ha detto bene il Presidente dell’Ars, Ardizzone oggi – che ci dimostri come mai c’è stato in Commissione Bilancio, non voglio parlare di sbracamento, ma c’è stato un alleggerimento degli accantonamenti, perché se andiamo a leggere l’allegato 2, che è l’ultima pagina – lo voglio dire ai colleghi di essere attenti su questo quest’anno – nella colonna B ci ritroviamo accantonamenti negativi sugli accantonamenti tributari che sono di appena 200 milioni di euro a fronte dei 400 milioni. Cosa è successo?”.

“E’ successo che il Governo ha aumentato la spesa corrente in Commissione e diremo i motivi. Dall’altro lato, ha diminuito le garanzie contabili nel Bilancio e lo aveva già fatto quando, grazie ad un nostro emendamento, grazie anche a un nostro stimolo in Commissione Bilancio, parlando della legge di Bilancio, la 669, il Governo è corso ai ripari per andare ad incrementare le poste relativamente ai capitoli 219202 e 219205 che sono le cosiddette regolarizzazioni contabili; salvo il fatto, assessore Bianchi, che lei ha commesso un solo errore, errore che lei deve correggere! L’errore che da un lato ha coperto un buco, creandone uno ancora superiore il cui buco è il capitolo 215727 che venne richiamato con forza nel giugno scorso dalla Corte dei Conti in sede di parifica, quando dicevo in maniera chiara: “Attenzione Governo della Regione siciliana, corra ai ripari! Questo capitolo me lo devi non soltanto istituire, ma rafforzare consolidandolo perché rappresenta la salvaguardia degli equilibri di Bilancio”.

“Io mi rendo conto che ci troviamo dinanzi ad una situazione di precarietà, ma al contempo dobbiamo anche comprendere che i conti devono tornare e dobbiamo anche dimostrare, atteso che un Governo che chiede la rivoluzione e che si pone come l’antesignano dei diritti dei siciliani e della determinazione sicilianista deve andare a Roma e dovrebbe anche dire già prima di poter riuscire a ricevere e a ottenere delle garanzie da parte del Governo nazionale. E allora, in assenza di queste, in assenza di una relazione tecnica, noi ci rendiamo conto che tutto può diventare precario, che per la prima volta noi possiamo mettere a repentaglio la legge finanziaria, che per la prima volta possiamo addirittura creare la perdita della certezza legislativa a questo Parlamento siciliano”.

E ancora:

“Andando nel concreto e andando oltre a questa prima premessa, parlando degli enti locali, la norma degli enti locali è una norma che va totalmente riscritta. E’ una norma che parte dalla logica del federalismo fiscale, dalla compartecipazione dell’8,47 rispetto all’ultimo consolidato di entrate del 2011; poi, invece, ritorna nella compartecipazione fissata a 350 milioni di euro, a fronte dei precedenti 550 milioni di euro. Poi, però, per distribuire queste poche somme di 350 milioni di euro crea tutta una serie di criteri che sono veramente paradossali. Ve ne cito solo uno per dire come questi criteri sono assolutamente inapplicabili. L’Assessorato delle Autonomi locali, per capire come devono essere distribuiti questi fondi ai vari enti locali, dovrebbe verificare le risorse regionali umane, strumentali, finanziarie, a qualsiasi titolo già assegnate o comunque riferibili ai singoli comuni. Ma che significa? Una norma di oscura intelligibilità; una norma così controversa; una norma che crea soltanto farraginosità. Ecco perché riteniamo che agli enti locali dobbiamo garantire una certezza. Quest’anno agli enti locali abbiamo tolto, con questa norma, 100 milioni di euro. Abbiamo tolto i primi 120 milioni sul fondo investimenti, ne abbiamo tolto altri 100 sulle spese correnti, salvo il fatto che ne abbiamo tolti altri 52 milioni di euro col decreto dell’assessore Borsellino che mette, per quanto riguarda le riabilitazioni ex articolo 26, per il 30 per cento in capo ai Comuni. Quell’aggregato che vale 156 milioni peserà a carico dei comuni per 52 milioni di euro aggiuntivi. Per cui, abbiamo da un lato caricato di competenze i comuni, dall’altro lato non abbiamo previsto il trasferimento di somme. E’ chiaro che sarà un massacro per i comuni, per gli enti locali, se non mettiamo mani immediatamente in maniera correttiva”.

E sui  risparmi della sanità:

“Anche qui assessore Bianchi, avanti-indietro. Non è possibile! Abbiamo un articolo che dice che risparmieremo 100 milioni di euro, salvo il fatto che quei 100 milioni di euro non sono specificatamente individuati, non sono dettagliatamente descritti e, infatti, non si trovano nemmeno per il 49,11 per cento, che è la somma di compartecipazione della nostra Regione, nella tabella delle entrate o delle minori uscite”.

Ars/ Tancredi (M5S): “La Sicilia non è in grado di sopportare il prelievo di quasi un miliardo da Roma. La manovra va rivista”     


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