Ars: si apre una settimana con mezza Sicilia in rivolta contro il Governo Crocetta

FORESTALI, LAVORATORI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE, DEGLI ENTI CHE OPERANO IN AGRICOLTURA. E ANCORA CGIL, CISL E UIL. TUTTI IN PIAZZA PER CONTESTARE UN ESECUTIVO CHE SI E’ FATTO SCIPPARE I SOLDI DA ROMA E ORA NON SA COSA FARE

Si apre oggi in Sicilia una settimana politica e parlamentare piuttosto complicata che, se non interverranno novità, dovrebbe essere contrassegnata dalla protesta sociale. Come ci capita spesso di scrivere in questi giorni, stanno venendo al pettine i nodi di una gestione amministrativa e finanziaria, da parte del Governo regionale di Rosario Crocetta, approssimativa e confusionaria.

La sensazione – ma forse la nostra è più di una sensazione – è che l’attuale Governo non sia più in grado di ‘guidare’ la ‘macchina’ regionale. Non si spiega altrimenti l’accavallarsi di tanti problemi non risolti e, in alcuni casi, mai affrontati.

Mentre è ormai esplosa la protesta dei dipendenti della Formazione professionale siciliana – mercoledì è prevista una grande manifestazione a Palermo e in tanti altri centri dell’Isola – il Governo ha buttato giù e inviato in frett’e furia all’Ars una raffazzonata bozza di riforma di questo settore.

Anche in questo caso – anzi, soprattutto in questo caso – il Governo Crocetta appare ormai fuori tempo massimo: all’Ars sono pronte ben due mozioni di censura per l’assessore regionale, Nelli Scilabra (una presentata dal Movimento 5 Stelle e l’altra dai Partiti del centrodestra). Non verranno esaminate questa settimana solo perché si attende la tornata elettorale di ‘recupero’ della provincia di Siracusa. Ma ormai sono incardinate. Si discuteranno. E si voteranno.

Contemporaneamente si è materializzata una class action contro la Regione siciliana. A presentare stamattina l’iniziativa – della quale riferiremo più tardi – sono i parlamentari di Italia lavori in corso (Ilic), il Movimento politico nato da una costola dei grillini.

La mossa di Ilic è ambiziosa: chiamare i siciliani a aprtecipare ad un’azione davanti alla magistratura amministrativa per commissariare la Regione siciliana e applicare la legge regionale n. 24 del 1976, la legge fondamentale sulla formazione professionale, che risale agli anni di Piersanti Mattarella, legge aggirata e, quindi, non applicata in forza di atti amministrativi (alcuni piuttosto discutibili).

Ma a creare problemi al Governo Crocetta, nella settimana che si apre oggi, non saranno solo i temi della formazione professionale. Cgil, Cisl e Uil della Sicilia sono sul ‘piede di guerra’ e annunciano manifestazioni di piazza, a cominciare dal pubblico impiego.

Non sappiamo se le stesse organizzazioni sindacali riusciranno ancora ad imbrigliare i circa 25 mila forestali, molti dei quali sono in rivolta perché non pagati da due mesi, ma soprattutto perché rischiano di non completare le giornate lavorative di quest’anno: cosa, questa, che alleggerirebbe i conti dell’Inps, ma getterebbe migliaia di famiglie nella disperazione.

Insomma, non è impossibile che anche i forestali scendano in piazza. Così come non è da scartare l’ipotesi di una protesta di tutti i dipendenti degli enti che operano in agricoltura e, in generale, delle strutture agricole riconducibili alla Regione, lasciate senza soldi.

Ci riferiamo ai Consorzi di bonifica, all’Esa, all’Istituto Zootecnico, all’Istituto regionale della vita e dell’olio e, in generale, a tutti gli enti che operano in agricoltura. Perché se è vero che all’appello mancano circa 30 milioni di euro per far completare le giornate lavorative ai forestali, è altrettanto vero che mancano altri 20 milioni di euro per tutti gli enti regionali riconducibili all’agricoltura.

Lo ribadiamo: sono venuti al pettine tutti i nodi di una gestione scadente e ‘ascara’ delle finanze regionali. Il Governo Crocetta non è stato in grado di difendere il Bilancio della Regione dagli attacchi del Governo nazionale, che ha scippato alla nostra Isola un miliardo e 150 milioni di euro con accantonamenti truffaldini e, con molta probabilità, incostituzionali. Più altri 200 milioni di euro circa per la sceneggiata napoletana degli 80 euro al mese.

Lo stesso Governo Crocetta non ha trovato di meglio, poi, che rinunciare ai contenziosi con lo Stato: altra mossa ‘ascara’, perché alcuni di tali contenziosi presso la Corte Costituzionale erano già vinti.

Il Governo Crocetta ha lasciato la Regione senza soldi, aiutando – addirittura! – Roma a svuotare le ‘casse’ regionali. Ora, però, non ci sono i soldi per pagare i forestali, non ci sono i soldi per pagare i lavoratori dei Consorzi di bonifica, non ci sono i soldi per pagare i lavoratori dell’Esa, non ci sono i soldi per pagare tutti i dipendenti degli enti regionali che operano in agricoltura.

Normale, insomma, che tutte queste migliaia di persone scendano in piazza per reclamare quanto loro dovuto. Soldi che il Governo Crocetta, però, ha preferito consegnare a Roma.

A questo bailamme finanziario si aggiunge il caos nelle Province, che Governo e Ars hanno azzerato solo sulla carta, perché i dipendenti delle stesse nove Province siciliane ci sono ancora: altre migliaia di famiglie che il Governo regionale rischia di lasciare senza soldi.

Il Parlamento siciliano ha approvato una pessima legge, lasciata peraltro a metà. Ha istituito i finti “liberi consorzi di Comuni” calpestando l’articolo 15 dello Statuto: non caso sono pochi i Comuni che hanno aderito a questi inutili e vuoti consorzi.

Per non parlare delle Aree-Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, istituite con l’unico fine di consentire a questi tre Comuni di salvare i rispettivi bilanci, intercettando soldi da Bruxelles e, possibilmente, svuotando le ‘casse’ dei piccoli Comuni che aderiranno a questa ‘sceneggiata metropolitana’: piccoli Comuni che verranno trasformati in ‘Municipalità’, eufemismo coniato per l’occasione onde nascondere il fatto che questi piccoli Comuni che aderiranno a queste ‘sceneggiate metropolitane’ verranno lasciati senza soldi e senza servizi.

Il presidente Crocetta e il suo socio-sodale, senatore Giuseppe Lumia, hanno fatto il ‘pieno’ di commissari delle Province. E nella loro bulimìa di poltrone, complice un’Assemblea regionale distratta, hanno stabilito che i ‘capi’ dei finti liberi consorzi di Comuni e delle ‘sceneggiata metropolitane’ verranno designati senza elezione diretta da parte del popolo, in accordo con i nuovi criteri ‘democratici’ di Bilderberg.

Contro questa ipotesi si batte Nello Musumeci, che invece vorrebbe introdurre l’elezione diretta, da parte del popolo, dei vertici di questi consorzi di Comuni e delle Aree-Città metropolitane.

In ogni caso, c’è da completare una legge regionale monca. In assenza di iniziative da parte di un Governo regionale ormai nel pallone, ha preso l’iniziativa il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che propone di far recepire alla Sicilia la legge nazionale sull’abolizione delle Province voluta dal sottosegretario Delrio.

Un tentativo, quello del presidente Ardizzone, di nascondere sotto una foglia di fico le insufficienze della politica siciliana. Il tutto – checché ne dica lo stesso presidente Ardizzone – umiliando la potestà legislativa del Parlamento siciliano. Ma siccome i soldi sono finiti – questo alla fine il ‘succo’ di questo ragionamento al ribasso – meglio perdere che straperdere.

In ogni caso, oggi, in Sicilia, la vera emergenza è quella sociale. E le proteste di piazza che contraddistingueranno la settimana che inizia ne saranno la palmare testimonianza.


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