Ars, sempre a proposito della tabella H

da Ignazio Buttitta
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Come ogni anno, a cose fatte, si invocano provvedimenti, soppressioni, ispezioni anche da parte di chi avrebbe avuto la possibilità di intervenire per tempo e con sicura efficacia. C’è stato qualcuno che si è prodigato perché i contributi venissero assegnati sulla base di criteri comprensibili e condivisibili; c’è stato qualcuno che ha lavorato alla realizzazione di un apposito Disegno di Legge. E si sappia anche che una attività conoscitiva sulla natura giuridica degli enti, sui loro patrimoni e sulla quantità e qualità delle attività svolte è stata puntualmente condotta! Gli onorevoli deputati erano perfettamente a conoscenza del ‘profilo’ di ogni singolo ente beneficiario.

Sia chiaro: ritengo che non ci sia nulla di dovuto: la politica faccia pure le sue valutazioni e attribuisca secondo quelle che ritiene essere le giuste esigenze e le reali necessità. Ciò che trovo indecoroso è che una volta stabilito che per diverse ragioni (culturali, assistenziali, sportive, ecc.) sia opportuno assegnare delle risorse, queste siano distribuite in maniera incomprensibile ai più: perché ridurre a quello e aumentare a quell’altro? perché non distinguere tra chi ha una Legge istitutiva e un riconoscimento giuridico e chi no? perché non premiare chi offre servizi e tutela (rendendoli fruibili) patrimoni bibliografici, documentali, nastrografici, museali, ecc.? chi svolge attività di ricerca scientifica e di “educazione permanente”? chi gratuitamente distribuisce i prodotti realizzati (libri, cd, ecc.) e organizza eventi pubblici e gratuiti (mostre, convegni, spettacoli, ecc.)? chi non elargisce compensi ai componenti del CdA e alla dirigenza? chi ha sempre prestato attenzione al contenimento delle spese di funzionamento?

Quali sono, dunque, le “giuste esigenze” e le “reali necessità” che gli onorevoli deputati hanno tenuto presenti al momento della assegnazione?

Ben vengano i controlli e se il caso anche l’impugnativa del Commissario dello Stato. I cittadini hanno tutto il diritto di sapere come e perché il loro denaro è stato investito e quali eventuali benefici collettivi possono trarre da questi investimenti.

In primo luogo di sapere se i 186.000 euro assegnati quest’anno alla Fondazione Ignazio Buttitta siano una “vergognosa mancia”, uno “spreco”, una indiretta “regalia” a favore di qualche amico di partito o un contributo all’attività di un’istituzione che ha sempre cercato di operare in maniera qualificata e trasparente.


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