Ars, le opposizioni presentano la sfiducia a Schifani: «Chi non firma è complice di questo governo»

È scritta in documento di tre pagine la strategia di attacco di Pd, Movimento 5 stelle e Controcorrente all’Ars. Si condensa in quindici punti la sfiducia delle opposizioni al presidente della Regione Renato Schifani. Concepito dopo un ritiro di due giorni alle porte di Palermo. Sono 23 le firme in calce, troppo poche per affrontare l’Aula con serenità. Proprio per questo, è partito un appello agli altri deputati, anche di maggioranza, affinché firmino il documento. Per il quale chiedono priorità nel calendario dei lavori d’aula, rispetto alla Finanziaria.

La posizione del Pd

Michele Catanzaro, che guida il gruppo parlamentare del Partito democratico, fa i conti sui numeri per rendere efficace la sfiducia a Schifani e al suo governo regionale partita dalle opposizioni. Serve la maggioranza assoluta di Sala d’Ercole: ovvero 36 voti. «Sappiamo che la nostra mozione di sfiducia parte in salita – dichiara durante la conferenza stampa -, ci sono le nostre 23 firme, ma è aperta, con nessuna preclusione da parte nostra. E guardiamo anche all’esterno dell’Ars, perché la nostra idea di alternativa a questo governo regionale prevede anche forze politiche non presenti a Sala d’Ercole». Rispetto ai tempi, Catanzaro non ha dubbi: «Non li dettiamo noi – spiega -, ma credo che il governatore debba tenere conto di quanto sta accadendo». Con riferimento alle continue indagini che lambiscono o prendono in pieno interi pezzi della maggioranza e la gestione di settori cruciali come la sanità.

La posizione di Controcorrente

Sulla stessa linea anche Ismaele La Vardera, leader di Controcorrente, che ribadisce: «Non si pensi di discutere la mozione di sfiducia al governo regionale dopo la Finanziaria. Non c’è santo che tenga, va calendarizzata prima. Subito dopo il deposito della mozione, si convochi la conferenza dei capigruppo». Un atto prioritario, secondo La Vardera, anche davanti alla reazione di Schifani agli scandali: «Ha tagliato assessori in giunta, ma ci sono ancora posti di sottogoverno affidati alla Dc – dice -. Se Cuffaro aveva tutto questo potere, non glielo ha forse dato Schifani? È ora che si assuma le sue responsabilità, anziché scaricarle». Da lui arriva anche una risposta a una possibile alternativa: le dimissioni in massa. «Si insedierebbero i primi non eletti: dovrei fare questo regalo a Schifani? No, grazie».

La posizione del M5s

Dal canto suo Antonio De Luca, capogruppo M5s, ha lanciato un messaggio alla conferenza dei capigruppo. Quella che decide il calendario di Sala d’Ercole e, quindi, il destino temporale della mozione. «Non fugga davanti alle responsabilità politiche – dichiara De Luca -. Io spero nella soluzione migliore: l’immediata calendarizzazione della mozione, alla quale si aggreghino altri colleghi di maggioranza in un sussulto di dignità». Aggiungendo come, «con questa mozione di sfiducia, i siciliani avranno una fotografia chiara di chi sta con questo governo e chi no. E si costringerà il governatore a venire in Aula a rendere conto delle sue irresponsabilità. La sfiducia non è una manovra parlamentare, ma un voto trasparente. Da un lato chi sta con Schifani e, dall’altro, chi ha voglia di ristabilire la competenza».

Il futuro elettorale delle opposizioni: primarie sì o no?

I tre leader hanno anche affrontato, a margine, un altro nodo significativo. Se la mozione devesse trovare la sua approvazione in aula, si andrebbe subito a nuove elezioni? I tre schieramenti, se da un lato si sono presentati compatti in questa situazione, hanno idee diverse su chi, eventualmente, dovrebbe guidare la coalizione. E quindi essere il nuovo presidente della Regione Siciliana. E, soprattutto, sul metodo con cui scegliere. Sull’opzione primarie, per ora, dai tre leader sono arrivate solo parole che invocano la democrazia diretta. Tra le righe è emersa quella che rappresenterebbe, almeno in Sicilia, una novità. Individuare una figura autorevole, non all’interno degli schieramenti, che possa essere elemento di garanzia per i cittadini. Ma, anche in questo caso, trovare un nome – cui corrisponda tale disponibilità – si prevede possa essere un’impresa ardua.


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