Saranno probabilmente i fari della magistratura a fare luce sul mancato risanamento della costa tra augusta e siracusa e sul buco nero che sembra aver inghiottito i 100 miliardi stanziati da stato e regione per i lavori di bonifica della zona.
Area industriale di Siracusa: hanno rubato 100 miliardi (e la salute della gente)
Saranno probabilmente i fari della magistratura a fare luce sul mancato risanamento della costa tra Augusta e Siracusa e sul buco nero che sembra aver inghiottito i 100 miliardi stanziati da Stato e Regione per i lavori di bonifica della zona.
I deputati del gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle all’Ars hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa per accertare eventuali responsabilità e per capire come mai, del piano di bonifica previsto per la tutela della salute della popolazione e del territorio, non sembra esserci traccia. Chi è che si è ammuccato questi soldi?
Il degrado e la pericolosità ambientale della zona sono intanto fotografati dai numeri e dai fatti: l’incidenza tumorale ad Augusta e Priolo è nettamente superiore alla media nazionale (+25%), mentre studi scientifici raccontano di numerosissime nascite di bambini con disfunzioni neurologiche correlate col consumo di pesce al mercurio nel periodo compreso tra gli anni ’80 ed il 2000 (il riferimento è al mercurio scaricato in mare dalle industrie che operano nella zona: industrie che andrebbero sbaraccate: altro che nuovi investimenti nella chimica!).
Il grave inquinamento ambientale avrebbe prodotto disfunzioni perfino nelle popolazioni ittiche: “… non è una rarità – si legge nell’esposto – riscontrare nel mare di Augusta pesci con la colonna vertebrale deforme a causa dell’eccessiva concentrazione di cadmio, zinco, piombo, arsenico e mercurio”.
L’ esposto alla Procura arriva a pochi giorni della trasferta siracusana della Commissione Ambiente dell’Ars, giunta alla seconda tappa, dopo Gela, delle audizioni itineranti nelle aree ad elevato rischio ambientale. A queste riunioni partecipano i Sindaci dei Comuni delle zone interessate, i tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e dell’Asp (Aziende sanitarie provinciali), associazioni ambientaliste, sindacati, imprese e cittadini.
“Trenta chilometri di costa e quarantatrè milioni di metri quadri di territorio – afferma il presidente della Commissione Ambiente dellArs, Giampiero Trizzino (nella foto a destra) sono stati sacrificati all’industria pesante. In uno spazio compreso tra Augusta e Siracusa si sviluppano, impianti petroliferi, petrolchimici e vecchie strutture abbandonate al degrado. Tra queste ,la famigerata Eternit, i cui resti sono ancora sotto gli occhi dei passanti. Mercurio, polveri sottili, depauperamento delle falde massacrano un territorio che ha voltato le spalle allo sviluppo sostenibile e che oggi ne paga il prezzo. Resti di pericolosissimo amianto sono abbandonati senza nessuna misura di sicurezza, esponendo la gente a gravissimi pericoli. Tutto questo sfacelo ha dei padri che noi, assieme alla magistratura, cercheremo di individuare. E il punto di partenza potrebbero essere proprio quei cento miliardi di vecchie lire che dovevano tamponare parecchie falle nella zona, ma che sembrano spariti nel nulla.
“La qualità della salute nella zona nord del Siracusano – afferma Stefano Zito (nella foto in basso a sinistra), vice presidente della Commissione Sanità dell’Ars – non è solamente legata alla questione ambientale, ma anche ad una lenta e frammentaria risposta sanitaria. Occorre dunque potenziare e velocizzare la fase diagnostica e terapeutica, congiuntamente all’avvio delle bonifiche del territorio”.
In questo scenario destano grande preoccupazione gli investimenti annunciati dai soliti gruppi che operano nella chimica. I soliti disonesti mettono in giro la voce di nuova occupazione. Tutte minchiate col botto, perché chi, storicamente, ha investito nellarea industriale di Siracusa non lha mai fatto per portare ricchezza in questo territorio, ma per sfruttarlo, per impoverirlo, per riempirlo di stabilimenti chimici e di raffinerie, per scaricare nellambiente i veleni, per massacrare la popolazione con aumenti spaventosi di malattie respiratorie e di cancro.
In altre parole, per guadagnare un sacco di soldi e lasciare in questo angolo della Sicilia veleni, morte e disperazione, altro che occupazione!
E’ superfluo ricordare che questi Signori della chimica che operano nellarea industriale di Siracusa, titolari delle raffinerie comprese, non pagano nemmeno le imposte in Sicilia!
Per questo motivo è necessario prendere a calci nel sedere i nuovi investitori e, soprattutto, i politici ‘truffaldi’ e ‘banditi’ che propongono questi nuovi investimenti, sapendo che si tratta di nuove e volgari speculazioni sul territorio e sulla salute degli abitanti di queste contrade.
Insomma, se nel settore Turismo, come giustamente denunciava in solitudine qualche mese fa lex assessore regionale, Franco Battiato, si sono rubati tutto, nellarea industriale di Siracusa, oltre ad essersi fottuti i 100 miliardi di vecchie lire, hanno rubato e continuano a rubare la salute agli abitanti di queste zone. E questa è una cosa che non può più essere consentita.