Archiviata indagine su nomina La Rosa in Amt «Scelta di Bianco fatta per interesse pubblico»

Dietro la nomina di Puccio La Rosa a presidente dell’Azienda metropolitana trasporti non si è consumato nessun abuso d’ufficio. Finisce quindi con un nulla di fatto l’indagine della procura di Catania sulla scelta del sindaco Enzo Bianco di nominare l’avvocato ed ex consigliere comunale, con un passato in Alleanza nazionale e in Futuro e Libertà, al vertice dell’azienda partecipata che si occupa di trasporto pubblico. L’archiviazione del procedimento, disposta dal giudice per le indagini preliminari Giovanni Cariolo, è arrivata dopo una richiesta dello stesso tenore effettuata dal sostituto procuratore Fabio Regolo.

Il magistrato scriveva di una scelta – quella di Bianco di nominare La Rosa – «effettuata nel principale interesse pubblico connesso alla gestione dell’azienda» Il primo cittadino etneo, secondo gli uffici giudiziari etnei, ha provato «tramite produzione documentale che in soli quattro mesi, decorrenti dalla nomina, il nuovo presidente era riuscito a risollevare l’azienda dall’impasse in cui si trovava». Le dimissioni dell’ex presidente erano arrivati a distanza di quattro mesi dall’incarico per «evitare conflitti d’interesse». Sulla presunta illegittimità della nomina aveva tuonato anche il collegio dei sindaci di Amt e il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Manlio Messina. Secondo il portacolori del partito di Giorgia Meloni, l’uomo scelto da Bianco per guidare l’azienda non avrebbe avuto i titoli per ricoprire quel ruolo. 

La procura sul punto ha condiviso la tesi dell’avvocato Giovanni Grasso, legale del sindaco Bianco. Regolo sottolinea che il sindaco «dopo aver chiesto un parere al Collegio di difesa sui requisiti di La Rosa, aveva chiesto una convocazione del consiglio d’amministrazione e poi ottenuto le dimissioni del presidente dell’Amt, poi presentate». Il gip Cariolo nel disporre l’archiviazione osserva che non era rilevabile alcun «atto di favoritismo, né alcun elemento comprovante la volontà di procurare un ingiusto profitto o di arrecare un ingiusto danno». 


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Finisce con un nulla di fatto l'inchiesta sull'incarico conferito dal sindaco all'ex consigliere comunale. «Non è rilevabile alcun atto di favoritismo, né alcun elemento comprovante la volontà di procurare un ingiusto profitto o di arrecare un ingiusto danno», scrive il giudice per l'indagine preliminare Giovanni Cariolo

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