In attesa della terza edizione di Una montagna di luoghi, a Gangi è stato montato un percorso esperienziale che ricorda la storia del paese madonita legata alle piccole attività commerciali. «Quando si andava da qualcuno sapevi che ti serviva una determinata cosa»
Apri le botteghe, l’installazione nel segno di Bufalino «Senza gli artigiani i nostri paesi rischiano di sparire»
«Ci siamo un po’ scocciati del fatto che questo paese non sia più come lo ricordavamo noi, che abbiamo appena 30 anni». Marianna Lo Pizzo, insieme a un gruppo di persone della stessa generazione, ha scelto di fare qualcosa per il proprio paese. E per il terzo anno consecutivo l’associazione Fuorilogos, di cui anche Marianna fa parte e che è composta da architetti, ingegneri, giornalisti e più in generale giovani professionisti, organizza a Gangi, nel cuore delle Madonie, la rassegna letteraria Una montagna di luoghi.
Dal 23 al 25 agosto, dunque, in uno dei borghi più belli d’Italia sarà di nuovo possibile partecipare a tour urbani, letture all’aperto, spettacoli teatrali e tanto altro. Tutto ciò è stato preceduto dall’installazione, montata negli scorsi giorni e che sarà inaugurata nel tardo pomeriggio, intitolata Apri le botteghe. Sostenuto dalla Regione siciliana e dal Comune di Gangi, il percorso esperienziale si snoda lungo il corso Fedele Vitale partendo da piazza del Popolo ed è costituito da tende e insegne che giocano il ruolo fittizio delle nuove aperture di brand famosi nel paesino madonita. È il qr-code accanto ad ogni bottega a svelare il senso della storia, in quello che diventa una sorta di museo a cielo aperto della memoria.
«Era la piazza il centro del paese, mentre oggi è costituita da molti bar che sono chiusi – continua Marianna – Da questa constatazione siamo partiti per creare la nostra installazione. Adesso inoltre gli artigiani vanno scomparendo, le botteghe sono sempre di meno, e mancando il lavoro il tuo talento viene portato altrove. Quindi ci siamo immaginati un percorso che racconti quello che è stato e che allo stesso tempo provi a fare in modo che quel passato possa continuare a esistere». L’ispirazione in tal senso non poteva che essere letteraria. «Ci siamo rifatti al Museo d’ombre di Gesualdo Bufalino che dice proprio questo, ovvero che qui, nel senso dell’entroterra e più in generale della Sicilia, ci sono dei colori che non possono esserci altrove e delle possibilità di abitare questi luoghi che devono essere sicuramente anche nuove, perché non possono essere legate solo al passato. Perché altrimenti i nostri paesi sono destinati all’estinzione».
Una spinta a sostenere la vita nei piccoli centri dell’isola, insomma, che a Gangi si è tradotta anche in un video diffuso sulla pagina Facebook di Una montagna di luoghi, in cui i vecchi abitanti del paese madonita vengono interpellati sui propri ricordi inerenti alle vecchie botteghe: dall’oro alla zappa, come dice una signora intervistata, dal pane al petrolio. «A Gangi le botteghe hanno il nome delle persone – spiega ancora Marianna – quindi quando si andava da qualcuno sapevi che ti serviva quella determinata cosa. Siamo partiti con Natale Mantegna, che è l’artigiano più famoso da noi per i suoi dolci, che ha chiuso l’anno scorso. Suo padre fu il primo ad aprire un bar in piazza, fu il primo a portare il caffè nel 1947. E il figlio ci ha raccontato tutta una serie incredibile di aneddoti su altri bottegai, che noi siamo andati a corroborare attraverso foto, documenti e testimonianze dei parenti». Ne è nato un archivio molto significativo, che verrà condiviso all’interno del percorso esperienziale attraverso la lettura del qr-code.
Un percorso inoltre che si autoalimenta, d’altra parte, perché a ogni visita i ricordi dei visitatori si sommano in quello che diventa un bagaglio collettivo delle conoscenze: «Il progetto per noi rimane aperto e intendiamo portarlo avanti oltre il periodo estivo».