Dal «libro» al «quadro elettrico»: così venivano chiamati i bandi da aggiustare nella sanità siciliana

Bandi cuciti su misura e informazioni riservate. Niente assi nella manica, ma un sistema rodato quello utilizzato da potenti gruppi imprenditoriali per vincere appalti nella sanità siciliana: settore in cui «ballavano milioni di euro». Una storia di presunte tangenti che parte dall’indagine Sorella Sanità, culminata nel blitz di maggio 2020. Cinque anni dopo, gli inquirenti hanno messo insieme dichiarazioni, confessioni e centinaia di verbali. Lo scenario sembra lo stesso, ma a cambiare sono i nomi. Tra le figure chiave di questa nuova cricca, secondo i magistrati della procura di Palermo, ci sarebbe stato il commercialista Antonio Maria Ninni Schiacchitano. Non un semplice colletto bianco, ma un burocrate con posizione chiave nei reticoli della pubblica amministrazione dell’Isola, con tanto di incarico di consulente, da parte della Regione, per valutare i risultati della stessa pubblica amministrazione. Gli indagati sono 22 in tutto, con le ipotesi di reato che vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti. Per dieci di loro, dopo gli interrogatori di garanzia, sono state disposte delle misure cautelari. Schiacchitano, che ha negato ogni addebito, si trova adesso agli arresti domiciliari.

I frenetici contatti per il bando all’Arnas Civico di Palermo

Le gare finite sotto la lente d’ingrandimento spaziano da Caltanissetta a Trapani, ma è a Palermo che si sarebbe concentrato il cuore degli interessi. Uno degli appalti è quello bandito dall’Arnas Civico per il servizio integrato di sterilizzazione, manutenzione e fornitura in noleggio di strumentario chirurgico e servizi supplementari. Una gara aperta nel 2022, ma con un percorso travagliato, tanto da dover indire una nuova procedura il 31 marzo del 2023. Ed è nel mezzo di questo iter burocratico che, secondo la procura, diventano decisivi i frenetici incontri tra gli indagati, per «il reperimento della documentazione secretata sulla gara e la successiva consegna ai sodali con la modifica della stessa, una volta plasmata secondo i desiderata delle imprese interessate», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Un primo incontro, per esempio, avviene nell’area di servizio di Buonfornello. A ritrovarsi sono il super consulente Sciacchitano, all’epoca presidente del collegio sindacale dell’Arnas Civico, il faccendiere e intermediario Catello Cacace e Antonio Tolomeo, nel ruolo di rappresentante commerciale della società Servizi Ospedalieri spa. Per gli incontri, gli indagati privilegiavano sempre bar o stazioni di servizio, ma di appalti si parlava pure al telefono.

A fronteggiarsi per questo bando sarebbero stati gruppi imprenditoriali distinti tra Sicilia e Campania, con Schiacchitano che avrebbe sposato, almeno così pare inizialmente, la causa di quello isolano al cui vertice vi era Luciano Romeo, riferimento dell’azienda Sirimed. Quest’ultimo avrebbe ricevuto la documentazione, chiamata nelle intercettazioni «libro», in via esclusiva. «Il libro ce l’hai solo tu – diceva Sciacchiatano – Te l’avevo detto. Gestiscitelo». Gestione che, per gli inquirenti, significava correzioni da apportare nel bando di gara prima della pubblicazione ufficiale. E quella che a un certo punto appariva come una fisiologica rivalità tra i due gruppi imprenditoriali, alla fine sembra ricomporsi sulla base dei requisiti necessari per vincere la gara.

Il 9 marzo 2022 viene monitorato l’ennesimo incontro – tra Schiacchitano e Cacace – questa volta in un bar al centro di Caltanissetta. Poco più di un mese dopo, a parlare con Sciacchiatano è invece Giuseppe Rifici, rappresentante della Sirimed. L’oggetto della discussione, secondo le accuse, sono ancora le modifiche da apportare al bando. «Chi partecipa – diceva Rifici a Schiacchiatano – deve avere nel triennio almeno 25milioni di euro di fatturato». Richieste recepite all’80 per cento, secondo quanto garantiva Schiacchitano. Eppure, alla pubblicazione della gara, non sono mancate le lamentele per un piccolo colpo di scena, che pare aver deviato i piani. «Un vestito preconfezionato, ai limiti della galera», commenta un indignato Sciacchitano. Dubbi e paure che portano alla revoca della procedura e alla successiva indizione del 2023. Uno scenario affollato, con la presenza di un’ulteriore realtà: la società Pacifico srl, con il legale rappresentante Umberto Maggio e il tramite con la burocrazia Benedetto Caccamo (defunto, ndr). Ai magistrati, Maggio ha ammesso ogni addebito, aggiungendo di avere consegnato 10mila euro a Schiacchitano in cambio di un vantaggio sulla visione della documentazione delle gare d’appalto.

La gara poco pulita per la lavanderia del Villa Sofia-Cervello

Altra gara che riguarda gli ospedali di Palermo è quella per il servizio quinquennale di noleggio, lavaggio e disinfezione della biancheria, fornitura divise per il personale, gestione del guardaroba e distribuzione interna. Il tutto bandito sempre nel 2022 dall’azienda ospedaliera Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello. Una gara ponte, in attesa della procedura centralizzata della Regione, che vedrebbe il coinvolgimento di Aldo Albano, provveditore dell’azienda e accusato di avere concordato i contenuti del capitolato e del disciplinare di gara con alcune delle imprese interessate ad aggiudicarsi il futuro bando. Provveditore che viene effettivamente avvicinato il 26 maggio 2022 da Umberto Maggio, della Pacifico srl. In questo caso, nel linguaggio degli indagati, a dover essere modificati non sono più i libri, ma un quadro elettrico del quale era necessario ottenere le caratteristiche. Albano, però, ha respinto ogni accusa: gli serviva un modello su cui impostare la gara, ha spiegato, considerate le esigue risorse tecniche e legali messe a disposizione dall’Asp.

Nell’elenco del presunto patto corruttivo nel mondo della sanità siciliana, compare pure la gara d’appalto per il servizio di lavatura, asciugatura, stiratura e governo della biancheria dell’Asp di Palermo. Anche in questo caso alcune imprese, nello specifico la Pacifico e la Lavanderia Himera – che avrebbero partecipato in raggruppamento temporaneo – si sarebbero affidate all’intermediazione di Cacace per ottenere i dati dell’offerta economica di una concorrente, la società S.S.I. E così poter modulare, sulla base delle informazioni ottenute, i contenuti della propria offerta: rendendola abbastanza conveniente da aggiudicarsi la gara. Secondo il giudice, tuttavia, il reato non si sarebbe configurato. Non sarebbe, anzi, neanche stato tentato.


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