Antonio Presti, 25 anni di devozione alla bellezza

Finalmente riapre il sipario su Finestra sul mare e simbolicamente tornano i riflettori su Fiumara d’Arte. Che vuol dire per Lei e per l’arte riportare alla luce quest’opera?
«È una vittoria politica della cultura dopo una resistenza di 25 anni, che sicuramente afferma il suo diritto di essere. Non si può offendere la cultura come hanno fatto in questo territorio. E ora grazie a questa legge possiamo parlare di una rinascita. L’opera di Tano Festa manifesta questo rispetto ed oggi abbiamo assistito a quest’evento con tutte le scuole: un impegno civile alla rinascita non solo di Fiumara d’Arte, ma di un pensiero culturale».

Dopo 25 anni il riconoscimento istituzionale e, cosa che non dispiace affatto, lo stanziamento di un fondo regionale che andrà in parte al territorio e in parte ad una fondazione che nascerà a tutela delle sculture. Che progetti ci sono in cantiere?
«La legge riguarda soltanto questo territorio ed è un contributo per il restauro delle opere. Il prossimo restauro sarà quello del Labirinto di Arianna. Anno dopo anno tutte le opere rinasceranno, non soltanto con questo contributo ma anche con il nostro impegno personale. Il mio impegno civile come fondazione continua con il quartiere di Librino a Catania, attraverso la donazione di questo museo, e al fiume Oreto a Palermo, per la rinascita di questo fiume legato alla città».

La fondazione creerà una collaborazione tra istituzioni, accademie e università. Che ruolo avrà l’università in questa sinergia?
«Voglio realizzare un Master universitario sul restauro dell’arte contemporanea, per lasciare all’università il dovere etico non solo di fare didattica, ma anche di lasciare un museo come impegno civile. Questo Master concorrerà a creare una didattica attiva come laboratorio, ma darà un impegno civile ai ragazzi che parteciperanno a questo Master».

Paragonando l’opera d’arte ad un processo comunicativo dove l’artista è la fonte-mittente del messaggio artistico, che ruolo ha il fruitore-destinatario?
«Penso che nella nostra società, più che mai in questo momento, ci sia tanto desiderio di bellezza. Noi adulti forse abbiamo sbagliato; bisogna ridare ai ragazzi il senso dei valori. Oggi i giovani, assistendo all’inaugurazione dell’opera, alla performance e a quest’azione politica, avranno compreso come quest’azione non sia soltanto estetica, ma anche di vero impegno civile. Dare a migliaia e migliaia di studenti un’occasione di questo tipo è trarre soddisfazione da una semina che vuole avere sempre come raccolto altra semina».

Nel 1986 la realizzazione della prima opera, La materia poteva non esserci di Pietro Consagra, in memoria di Suo padre e che immaginiamo essere la Sua scultura preferita. Qual è invece la Sua stanza preferita dell’Atelier sul mare? Come vengono realizzate le camere d’artista?
«La mia stanza preferita è La stanza del profeta, come omaggio a Pier Paolo Pasolini: una stanza del sogno, una stanza di vero impegno politico e civile.
Per realizzare le camere d’autore si sceglie l’artista e poi insieme all’artista si costruisce il progetto estetico e contenutistico. Occorrono dai sei mesi a un anno per completare una stanza. Le ultime tre stanze, ancora da ultimare sono Hammam, Lunaria – contrada senza nome e La Stanza dei Portatori d’Acqua».


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