Nonostante ufficialmente la macchina sia entrata in funzione il 15 giugno, nei distretti dell'Isola gli operai e i responsabili stanno facendo i conti con la lentezza degli iter necessari a fronteggiare i roghi. All'origine dei problemi, secondo addetti ai lavori e sindacati, c'è la politica. «Bilancio approvato troppo tardi», dicono
Antincendio, campagna partita ma solo sulla carta «Senza benzina e con operai ancora in formazione»
Cronico ritardo. Con l’estate ufficialmente iniziata, i pensieri vanno all’acqua del mare – e alle agognate ferie – ma anche al fuoco, quello degli incendi che anno dopo anno minacciano la vegetazione sull’intero territorio regionale, non mancando di trasformarsi in pericolo per l’incolumità di residenti e turisti. E così, nonostante siano stati ancora pochi i problemi causati dai roghi, ragionare sulla messa a punto della macchina antincendio è necessario.
La panoramica, però, è ancora una volta deficitaria e racconta di un sistema lento a organizzarsi e mettersi in moto. Infatti, seppure la normativa preveda un inizio della stagione fissato al 15 giugno, ancora oggi, nella maggior parte dei distretti della forestale, si è costretti a fare i conti con una serie di contrattempi che rischiano di pregiudicare l’efficienza del servizio. A partire dall’assunzione in ritardo degli oltre seimila addetti allo spegnimento degli incendi fino ai più di ottomila operai che hanno il compito di prevenire gli incendi o quantomeno la loro propagazione, con la creazione dei cosiddetti viali parafuoco e la pulizia del sottobosco.
Le difficoltà riguardano poi anche aspetti quotidiani del lavoro, ma non per questo meno importanti. «Ieri i miei uomini hanno potuto iniziare il corso di formazione obbligatorio che ogni anno un forestale deve frequentare prima di entrare in servizio – racconta Gaetano Guarino, responsabile del distretto di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo -. Mentre soltanto oggi inizierà ad arrivare parte dei mezzi di cui avremo bisogno per intervenire in caso di incendio». Alle macchine, comunque, bisognerà mettere la benzina. «Siamo in attesa che l’amministrazione regionale espleti le varie gare necessarie all’affidamento delle forniture – continua Guarino -. Per esempio, da poco è stato scelto il medico che dovrà rinnovare i certificati agli operai. Nel mio distretto ce ne sono diversi che lo hanno in scadenza e quindi – sottolinea – dovrò sperare che le pratiche si svolgano in tempo utile, altrimenti sarò costretto a sospenderli per alcuni giorni».
Il tutto con la consapevolezza che, dati storici alla mano, si tratta di una corsa contro il tempo. «Il lavoro di prevenzione e di pulitura dei boschi non può essere fatto a giugno se non si vuole rischiare di finire subito nell’emergenza. Ogni anno non si impara nulla dagli errori fatti nella stagione precedente», attacca il responsabile. La colpa di questi ritardi, tuttavia, non starebbe tanto nella lentezza della burocrazia ma nell’incapacità della politica di pianificare adeguatamente la propria attività. «Gli uffici hanno cercato di fare il possibile, ma ci sono tempi che vanno rispettati», conclude Guarino.
L’accusa alla politica riguarda principalmente la dotazione finanziaria per l’intero settore. Non solo da un punto di vista di entità delle risorse, ma anche – e soprattutto – di messa a disposizione delle stesse. L’approvazione del bilancio regionale in extremis – il via libera dell’Ars è arrivato a fine aprile – ha infatti causato uno slittamento della ripartizione dei fondi con l’effetto di avere impedito all’intera macchina amministrativa di avviare le attività in tempo utile. «È normale che non ci si arrivi se il bilancio viene approvato a primavera inoltrata – commenta Tonino Russo di Flai Cgil -. I problemi riguardano tutte le province ma soprattutto quelle più estese».
Da parte dei sindacati, che negli scorsi giorni hanno incontrato l’assessore al Territorio Maurizio Croce, c’è poi la consapevolezza che il settore forestale, spesso oggetto di attacchi da più fronti, non potrà risollevarsi fino a quando non verrà attuata una riforma profonda. «Per dare dignità a questo lavoro, bisogna rivedere i contratti oramai vecchi di sei anni, ed essere coscienti che il personale non è adeguato alle esigenze – continua Russo -. Per il secondo anno consecutivo verranno assunti soltanto i lavoratori a 101 e 151 giornate, lasciando a casa quelli a 78. I problemi – conclude – non si risolvono così».