«Antimafia, la scuola è latitante»

Care studentesse, cari studenti,

 

Martedì 8 gennaio ricorre il 15° anniversario della morte di mio padre, Beppe Alfano, giornalista ucciso l’8 gennaio 1993 in pieno centro a Barcellona Pozzo di Gotto.
Già da diversi anni organizzo per l’anniversario di mio padre un dibattito che possa contribuire non solo a tenere vivo il suo ricordo, ma soprattutto per cercare di fare il punto sulla sua morte e per denunciare ciò che può sembrare una situazione immobile e che in realtà è a regime e in pieno fermento.

Solo chi ha interesse a far proliferare la mafia e suoi interessi, può continuare ad affermare che a Barcellona non c’è mafia, ma casomai comune criminalità diffusa!

E così anche quest’anno ho cominciato ad organizzare qualcosa che potesse vedere i giovani protagonisti; ho chiesto  la concessione dell’utilizzo del palasport, con l’obiettivo di invitare tutti gli studenti barcellonesi, dal momento che sono ancora tra i pochi in Italia a non conoscere la storia di mio padre. E non per colpa loro.

Ho contattato tutti i presidi degli istituti superiori barcellonesi, ed è stato molto difficile parlarci tra segreterie, impegni vari o molto più semplicemente: “Il dirigente non è in sede”. Finalmente con alcuni presidi riesco a parlare e si rimane d’accordo, previo invio di mail da parte mia, che comunque manderanno una delegazione di studenti. Con altri presidi, due in particolare, la situazione si mette male sin dall’inizio; da subito percepisco una palese ostilità, ma faccio finta di nulla perchè l’unica cosa che mi interessa è avere gli studenti al palasport. Così faccio presente ai due presidi che quel giorno a parlare di mafia con gli studenti ci saranno tra gli altri, Salvatore Borsellino, Rosanna Scopelliti, Giovanni Impastato, Enzo Agostino, Benny Calasanzio, Piero Campagna, Angelina Manca, tutti familiari di vittime della mafia, persone che sulla propria pelle hanno pagato l’impunità e la crudeltà della mafia.


Ho anche detto che ci sarebbero stati Beppe Fiorello, Graziano Diana, Aldo Pecora, insomma tutti gli ingredienti per poter dire le cose come stanno, per dare ai giovani la possibilità di capire quanto sia forte più che mai la mafia e di quanto sia necessario essere uniti nella lotta alla mafia. Non sono neanche riuscita a finire di esprimere il concetto che la risposta è stata: “Guardi è inutile, non avrebbe senso far perdere una mattina di lezioni, per buttare i ragazzi al Palasport a scherzare e ridere, perchè tanto questo farebbero, non gliene frega niente di tutto quello di cui lei sta parlando, e poi hanno già perso tante lezioni per andare al cinema o per la fiera sull’orientamento”;
Io allora ho risposto che era terribile ciò che mi stava dicendo, che è assurdo, per lo stesso principio, pagare gli autobus il 23 maggio per portare i ragazzi a Palermo per la commemorazione di Falcone, e non mandarli al palasport per la commemorazione di un barcellonese ucciso perchè ha ostacolato la mafia e che tra l’altro è sconosciuto ai ragazzi barcellonesi soprattutto per colpa delle istituzioni, prime fra tutte quelle scolastiche, che forse prima di raccontare ciò che è successo a Palermo dovrebbero dire loro cosa è successo a Barcellona nel 1993 ad Alfano.

Il preside torna alla carica e aggiunge: “Ma guardi è vero che qui di suo padre non se ne parla, ma lei deve anche capire che suo padre e Falcone appartengono a due contesti diversi, e poi a tutti fa piacere mettersi in mostra il 23 maggio, c’è tanta attenzione mediatica!”
A quel punto davanti a tanta ignoranza e arroganza non c’era più nulla da dire; mi sentivo come una venditrice che cerca di convincere ad acquistare il proprio prodotto e così ci siamo salutati senza aggiungere altro. L’unica amara riflessione è stata quella riferita al futuro dei giovani barcellonesi e al servizio che la scuola offre, la fiducia e la stima che i docenti hanno nei loro studenti.

Io sono convinta che se quei ragazzi potessero venire al Palasport non starebbero né a ridere, né a scherzare, ma anzi cercherebbero di far tesoro di ciò che potrebbero sentire. Io credo e spero, che se l’8 gennaio Voi studenti non autorizzati potreste comunque venire al palasport per ricordare Beppe Alfano, nessun preside prenderebbe provvedimenti, e sicuramente non lo farebbero neanche i vostri  genitori.  Di certo ci fareste sentire meno soli in un giorno che è triste nella nostra memoria, ma che può diventare di condivisione e di gioia nel vedere tanti ragazzi a parlare di come dire no alla mafia. Siate voi i protagonisti dell’8 gennaio 2008.

 

 


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