Mario Finamore, di 30 anni, e Amalia Agata Arena, di 26, sono stati ritenuti colpevoli dal gup Flavia Panzano con l'aggravante di aver favorito la criminalità organizzata. I due erano stati arrestati nel gennaio scorso all'interno del blitz che ha portato in manette il boss dei Santapaola-Ercolano
Andrea Nizza, due condannati per favoreggiamento Coppia accusata di aver affittato la villa di Viagrande
Il giudice delle udienze preliminari Flavia Panzano ha condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione due fiancheggiatori del boss latitante Andrea Nizza, arrestato dai carabinieri il 14 gennaio 2017. Sono Mario Finamore, di 30 anni, e Amalia Agata Arena, di 26, accusati di avere affittato la villa di Viagrande dove fu catturato il capomafia, ritenuto alla guida di uno dei più pericolosi gruppi criminali della famiglia dei Santapaola.
Il reato contestato è di favoreggiamento aggravato perché a giovare del supporto logistico sarebbe stata la criminalità organizzata. I due si trovavano in stato di detenzione già dalla cattura del latitante e il loro avvocato, Carmelo Pace, ha annunciato ricorso contro sentenza, le cui motivazioni saranno depositate entro 30 giorni. Andrea Nizza, 30enne, è considerato dagli inquirenti il capo della famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano di Catania e aveva fatto perdere le sue tracce alla fine del 2014. Quando il tribunale etneo lo aveva condannato a sei anni e otto mesi, nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Fiori bianchi. Da quel giorno Nizza era diventato introvabile, accrescendo il suo potere criminale tanto da essere inserito tra i latitanti più ricercati dalle forze dell’ordine. L’ex latitante appartiene a una dinastia di mafiosi specializzati nel business del narcotraffico, in particolare con l’Albania.
L’ultimo dei cinque fratelli di Nizza a finire in manette, durante l’operazione Polaris dello scorso novembre, è stato Salvatore, detto mpapocchia, e il figlio di quest’ultimo, Dario. Ci sono poi il sanguinario Daniele e sopratutto Fabrizio. Che dal 2015 ha deciso di tradire la famiglia per iniziare a collaborare con gli inquirenti.