Dopo sette anni, il polmone verde palermitano rimane coi cancelli sbarrati a causa di alcuni elementi tossici riscontrati nel suolo e nelle falde acquifere. «Sembra che adesso potrebbe esserci anche la presenza di cianuro», afferma Picone di ComPa
Ancora incertezze sulla riapertura di parco Cassarà Attivista: «Comune renda pubblici i dati delle analisi»
«Mentre il parco dedicato a Ninni Cassarà continua a essere con i cancelli sbarrati, noi attendiamo che vengano date alla città risposte esaustive e dati concreti sulle ultime analisi effettuate». Calogero Picone dell’associazione ambientalista ComPa parlando a MeridioNews si fa portavoce delle richieste di molti cittadini e attivisti che attendono che il parco dedicato al poliziotto ucciso dalla mafia nel 1985 venga riconsegnato alla collettività.
Avrebbe dovuto essere un fiore all’occhiello del capoluogo siciliano, con tanto di pista di pattinaggio, un anfiteatro, campi di bocce e un lago artificiale. Ma, tre anni dopo l‘inaugurazione avvenuta nel 2011, la magistratura mise i sigilli ai cancelli a causa del rilevamento di amianto in alcuni punti del suolo e sostanze tossiche nelle falde acquifere. «Da poco, abbiamo appreso che tra le sostanze tossiche ci potrebbe essere anche il cianuro – dice Picone – Stando alle previsioni dello scorso anno da parte dell’amministrazione, avremmo dovuto riavere almeno una parte del parco già in questa primavera». Invece, non è stato così. Come parco d’Orleans, anche questo grande polmone verde della città resta chiuso. «Di fatto – aggiunge l’attivista – c’è un’intera circoscrizione senza verde pubblico».
Dopo avere diviso il parco in tre aree – rossa, arancione e verde – in base al grado di tossicità degli ambienti, per tentare di risolvere la questione, nel 2018 il Comune ha istituito un primo bando di oltre 160mila euro rivolto alle ditte che avrebbero dovuto effettuare i monitoraggi nel terreno. Un passaggio che, però, si concluse in un nulla di fatto. Perché, a causa di alcune lacune presenti nell’avviso, il bando fu ritirato in autotutela. Nel 2019, fu indetta una seconda gara, quella che avrebbe dovuto portare alla riapertura nei mesi scorsi.
E mentre sembrava che le acque per parco Cassarà si sarebbero smosse con l’aggiudicazione dell’appalto e il proseguimento dei monitoraggi, a maggio il dirigente all’Ambiente del Comune Francesco Fiorino affermava che, nonostante qualche miglioramento, i problemi al suolo e alle acque del parco erano ancora presenti in maniera più o meno diffusa. «Dopo le nostre segnalazioni, a fine aprile, c’è stata una seduta della terza commissione comunale – racconta ancora Picone – per discutere dello stato di salute del parco con la presenza dell’assessore Sergio Marino e del dirigente Fiorino. In quella occasione, ci hanno detto che gli esiti erano sconfortanti. Tuttavia, non c’è stato dato niente di ufficiale. Ma se l’amministrazione ha dei dati, perché non li rende pubblici?».
Una domanda che Picone e gli altri attivisti pongono all’amministrazione comunale guidata da Leoluca Orlando e agli uffici competenti. A dare l’ufficialità sui dati rilevati dai dodici carotaggi effettuati nel parco che saranno utili alla riapertura dovrà essere l’Arpa. «Sulla vicenda, c’è assoluto silenzio e poca chiarezza – lamenta Picone – Dopo la riunione in commissione, abbiamo pubblicato le informazioni sulla nostra pagina Facebook ma l’assessore ci ha addirittura invitati a rimuovere quel post. La città non può più aspettare, per questo chiediamo al Comune e al dipartimento regionale Ambiente e territorio di dare risposte chiare sul destino del parco – conclude – affinché i palermitani ne possano godere e anche di trovare i fondi per una futura bonifica».