Anche i Vescovi bocciano il Governo Crocetta: “Caos e protagonismo mediatico”

A parte gli esponenti del Megafono e di qualche altro partitino, in attesa di qualche ricompensa, in Sicilia nessuno più crede nel Governo Crocetta. Una squadra di improvvisati assessori, che, eccezione fatta per Nicolò Marino, coraggioso titolare dell’assessorato all’Energia e ai Rifiuti, sta dando il colpo di grazia ad un’Isola già in ginocchio.

Tutte le categorie sociali e quasi tutti i sindacati (a parte quelli i cui vertici sono stati nominati in qualche ente regionale) sono infuriati dinnanzi ad un pressapochismo politico dannoso e pericoloso.

Al coro di critiche oggi si aggiunge la voce dei Vescovi siciliani. Che cominciano con una reprimenda generica sul mancato utilizzo dei fondi europei. Poi entrano nel merito della pseudo riforma della province parlando di caos amministrativo e protagonismo mediatico:

“La mancanza di un virtuoso e tempestivo utilizzo delle risorse dell’Unione Europea, ancora a disposizione della Sicilia, sembra essere una deprecabile costante delle politiche pubbliche regionali, circostanza ancor più grave se si considera che con un bilancio interamente ingessato dalla spesa corrente, proprio i fondi comunitari restano (o meglio resterebbero) l’unica risorsa finanziaria significativa per promuovere la crescita dei nostri territori” si legge nel documento firmato dagli alti prelati  riuniti a Palermo in occasione della Sessione invernale della Conferenza episcopale siciliana.

“A monte di questa incapacità – scrivono i vescovi – risiede certamente un deficit di programmazione e di prospettiva progettuale, frutto di una logica miope fatta di localismi e frammentazione, priva di ampio respiro e perciò incapace di innescare mutamenti strutturali e di generare autentico e duraturo sviluppo”.

Poi l’affondo mirato e micidiale:

“Suscita allarme e preoccupazione l’irrisolta vicenda della tanto propagandata riforma delle Province, che finora ha prodotto solo l’abolizione dell’esistente e il protrarsi delle gestioni commissariali”.

Seppur “lodevole” l’intento di ridurre i costi degli apparati politici, la riforma avrebbe dovuto inquadrarsi in “un organico processo di riforma istituzionale chiamato a riconsiderare le stesse competenze della Regione”.

Al contrario, accusano i vescovi siciliani, l’Esecutivo “ha privilegiato un diverso approccio, determinato essenzialmente da esigenze di protagonismo mediatico, gettando nel caos le Amministrazioni provinciali siciliane con gravi disagi per taluni settori della vita sociale, come l’istruzione e le infrastrutture, o le societa’ partecipate con ricadute sui cittadini”.

Da qui l’auspicio che il dibattito possa ricondursi a “minore improvvisazione e a maggiore senso di responsabilita’ senza rinunciare, a costo di riconoscere eventuali errori sin qui compiuti, all’esercizio di una seria attivita’ legislativa che sappia anteporre il bene di tutti i cittadini a quello di interessi di parte”.

E amen.


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