Dietro il social network Amicopolis ci sarebbe stata una truffa da centinaia di migliaia di euro. La Guardia di finanza di Caltanissetta sta effettuando perquisizioni e sequestri in tutta Italia di siti web e conti correnti riconducibili alla società Amicopolis e ai tre gestori del social, che sono stati denunciati.
Si tratta di due 42 enni (l’amministratore della Amicopolis Limited, Fulvio Amico e C.A.S.) e un 44enne , residenti a Caltanissetta, Catania e Lecco. Il social Amicopolis è online dal febbraio del 2017 e molto noto a livello nazionale. La sua sede era Caltanissetta. Sul portale l’obiettivo viene così descritto: «La sua missione è quella di riconoscere il valore dei tuoi contenuti e di giungere arditamente dove nessun uomo è mai giunto prima d’ora».
In sostanza il social consentiva di acquistare pacchetti d’investimento non autorizzati e con rendimenti fuori da
ogni logica di mercato, nonché di vendere e comprare beni attraverso la propria
piattaforma informatica sfruttando la buona fede degli commercianti accreditati.
Venivano promessi guadagni per gli utenti registrati, da realizzare sia
attraverso la condivisione di immagini e video, sia semplicemente partecipando alla vita del social con post, commenti e like.
Ma i finanzieri di Caltanissetta – guidati dal tenente colonnello Eugenio Bua e dal capitano Andrea Giugno – hanno accertato decine di truffe nei confronti di ignari
investitori su tutto il territorio nazionale, e attraverso il cosiddetto sistema
Ponzi (denominato anche “piramidale finanziaria”): uno schema finanziario in cui non
si effettua alcuna attività economica reale di investimento, né diretta, né indiretta, e in cui i
rendimenti promessi si ottengono sostanzialmente dall’utilizzo del denaro offerto
dall’ingresso nella struttura di nuovi affiliati.
Anche numerosi
commercianti sarebbero stati truffati: hanno infatti pubblicizzato i propri prodotti sul social
network, spedendo regolarmente prodotti a svariati clienti, che li hanno acquistati grazie ai crediti accumulati con l’utilizzo del sito. Tuttavia ai commercianti non sarebbero mai arrivati i
dovuti compensi dalla Amicopolis, che intermediava i pagamenti.
Le indagini hanno permesso di definire la posizione di 19 truffati (residenti nelle province di Caltanissetta, Trapani, Reggio Calabria, Lucca e Asti) che hanno investito complessivamente 528mila euro, senza ottenere né restituzione del capitale, né il guadagno promesso.
In più i tre indagati sono accusati di aver coniato, senza le autorizzazioni della Banca d’Italia, una moneta completamente in oro, utilizzata per l’acquisto di beni sulla piattaforma commerciale del social o per la remunerazione degli investimenti. Per loro le accuse sono di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, in quanto mai autorizzati dalla Consob alla commercializzazione di strumenti finanziari. E ancora sono stati denunciati per autoriciclaggio, perché il profitto delle truffe ai danni di utenti e investitori è stato reimpiegato nell’attività di Amicopolis.
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