La Valle del Mela inizia la sua settimana di passione. Mancano sette giorni alla scadenza imposta dal Tar al governo regionale per rimediare a un errore di forma che rischia di far finire nel cestino il piano paesaggistico. Uno strumento che tutela il vasto territorio della provincia di Messina, compresa quella martoriata area che si affaccia sul Tirreno e che nel raggio di qualche decina di chilometri racchiude una centrale termoelettrica, una raffineria e una delle più grandi discariche (chiusa ma non bonificata) dell’isola. È stato definito «uno scudo ambientale» perché ha evitato la costruzione di un inceneritore e intere comunità hanno esultato per la sua adozione, nel 2016. Ma a molti altri quel piano paesaggistico non va giù, perché è un argine rigorosissimo agli interventi invasivi sul territorio.
Così dei circa 40 ricorsi presentati, i primi quattro sono finiti davanti al tribunale amministrativo di Catania che, senza entrare nel merito, ha immediatamente dato ragione ai ricorrenti su un punto: l’approvazione e l’adozione del documento deve avere la firma dell’assessore competente, non del dirigente. È competenza della politica, non della burocrazia. Piano congelato, dunque, ma gli stessi giudici amministrativi, consapevoli della posta in palio, hanno lasciato 180 giorni di tempo al governo regionale per sanare questo vizio di forma. Ecco, i sei mesi scadono domenica prossima ma il presidente Nello Musumeci non ha ancora dato il suo via libera. «Voglio tranquillizzare tutti – ha detto pochi giorni fa il governatore – i veri ambientalisti e gli ipocriti, cioè quelli che lucrano e speculano sulla finta tutela dell’ambiente: con i miei uffici sto esaminando il Piano ed entro la scadenza del 27 ottobre adotterò le mie decisioni».
Eppure da Milazzo a San Filippo del Mela, da San Giorgio a San Pier Niceto, passando per Condrò e Santa Lucia del Mela, nessuno è tranquillo. Anzi. Gli attivisti che negli ultimi anni si sono battuti (vincendo la battaglia) contro la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore a opera della società lombarda A2a, si sono di nuovo infiammati e adesso, per l’ultima settimana, promettono di farsi sentire «a Palermo e sul territorio. Altrimenti – sottolineano – perdiamo una visione di sviluppo di territorio e torniamo agli anni ’70». E già stamattina hanno occupato il comune di Pace del Mela.
I sindaci hanno chiesto a più riprese a Musumeci di firmare il piano senza modificarlo. «Domani chiederò un incontro ufficiale al presidente per chiedergli di fare tutto il possibile per mantenere in vigore il piano paesaggistico», spiega Gianni Pino, primo cittadino di San Filippo del Mela, il Comune dove ha sede la centrale termoelettrica e parte della raffineria. Uno che milita in Forza Italia, non certo all’opposizione di Musumeci. «Qui le appartenenze politiche non c’entrano – sottolinea – il fronte è trasversale. Ma dobbiamo fare fronte comune non sui social o protestando in strada, questo è il momento di parlare direttamente col presidente».
Nella sentenza con cui il Tar di Catania, a marzo del 2019, dà ragione al ricorso di quattro ditte edili di Brolo, i giudici amministrativi riconoscono che annullare il piano farebbe nascere «un pregiudizio urbanistico-ambientale grave e certo per quel territorio che ovviamente, la sentenza, nei limiti degli strumenti processuali a disposizione, deve evitare». Ecco perché rimane tutto congelato per sei mesi. «Basta una firma, poi eventuali modifiche di merito si possono discutere dopo», continuano a ripetere i primi cittadini e gli attivisti. Eppure Musumeci sembra aver imboccato la strada opposta: «Chiederò a tutti i sindaci dell’Isola di fare pervenire al nostro dipartimento regionale dei Beni culturali le eventuali proposte di modifica dei Piani paesaggistici vigenti, redatti dal precedente governo – ha detto – Mi giungono notizie, infatti, di alcune pianificazioni irragionevoli e tali da determinare la paralisi di ogni attività economica».
«Si può entrare nel merito del piano nell’ultima settimana?», è la domanda retorica che pone il sindaco Pino, a fronte del fatto che il piano paesaggistico della provincia di Messina, a differenza di quello di altri territori, nasce da una lunga concertazione tra istituzioni locali, associazioni ambientaliste e cittadini. Che adesso temono che dietro questo stallo, negli uffici della Regione, si muovano in pressing le forze contrarie: imprenditori edili, colossi dell’energia, società interessate al business della trasformazione dei rifiuti.
«Noi non siamo degli imbalsamatori del territorio come dice Musumeci – sottolinea Giuseppe Cannistrà, sindaco di Monforte San Giorgio – abbiamo una visione di sviluppo di medio e lungo periodo. Se il presidente è coerente con quanto detto più volte rispetto all’autodeterminazione dei territori, non gli resta che firmare e salvare il piano».
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